Shoah-Israele: il virtuosismo dei dubbi 17/11/2008
Sempre interessanti le riflessioni, ed altrettanto quella di Schwed sulle pagine del Foglio. Tuttavia, quando si esprimono riflessioni legate ai dubbi, si rischia di cadere nel virtuosismo intellettuale dove tutto – e il contrario di tutto – è possibile. In tutte le volte che sono stata in Israele, sia per lungo che per breve tempo, sia a Tel Aviv che Haifa o Gerusalemme, non ho mai sentito parlare di Shoah. Non so pertanto se Schwed si riferisca solo ad un ambito italo-israeliano oppure più ampio. Forse il clamore del negazionismo ha sviluppato una maggiore percezione della tragedia ebraica, ma di certo le mie esperienze (di ebrea ashkenazita romena dalle varie ascendenze balcaniche) non sono in linea né con Burg né con Schwed. Inoltre, trovo pericoloso e sconcertante oltre ad un clamoroso falso storico, che si continui a divulgare la legittimazione dell’esistenza di Israele a causa della Shoah. Israele nasce dal Sionismo. Viene legittimato dalla Dichiarazione Balfour, dalla Società delle Nazioni, e coerentemente, rileggittimato dalle Nazioni Unite. E’ importante notare che la Dichiarazione Balfour (1917) è stata precedente al crollo e spartizione dell’Impero Ottomano (1919), per cui non si poteva scrivere Stato Ebraico. Ma questo significava e voleva significare per l’Impero Britannico (Churchill – biografia di sir Martin Gilbert) nella dicitura “Focolare ebraico a carattere nazionale”. Nell’improvvido ping-pong tra Francia e Gran Bretagna nel ridisegnare la mappa mediorientale - imponendo i Sauditi al posto degli Hashemi in Arabia; esautorando re Feisal e il suo grande progetto di una Confederazione arabo-ebraica; inventando la Transgiordania e il regno dell’Iraq a compensazione per gli hashemiti; non aver tenuto conto degli equilibri etnici e tribali dell’intera area – ha vinto il movimento estremista arabo che si è alleato alla Germania nazista di cui ha ereditato l’ideologia dell’odio per gli ebrei e del loro annientamento, grazie ai tanti gerarchi ed ufficiali nazisti che ha accolto nel dopoguerra.