Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Antisemitismo arabo e gaffe ebraica, quale più grave ? Il caso di Emanuel padre e la nomina di Emanuel figlio
Testata: Corriere della Sera Data: 15 novembre 2008 Pagina: 19 Autore: Paolo Valentino Titolo: «Il capo-staff ebreo di Barack costretto a scusarsi con gli arabi»
Il capo-staff ebreo di Barack costretto a scusarsi con gli arabi
Imbarazzo di Emanuel per le frasi dette dal padre a Ma'ariv
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 15/11/2008, a pag.19, la corrispondenza di Paolo Valentino sulle reazioni della comunità arabo-americana ad una frase del padre di Rahm Emanuel, Chief of Staff del prossimo presidente Usa. Una affermazione infelice, dalla quale Emanuel ha subito preso le distanze. Una tempesta in un bicchier d'acqua, verrebbe da dire, se non ci fossero state, fin dalla sua nomina, le critiche ad Obama per averlo scelto, in quasi tutta la stampa del mondo arabo. Critiche che hanno un solo significato: assumere un ebreo disturba i musulmani, in questo caso nemmeno i fondamentalisti, ma il mondo arabo nel suo insieme. Emanuel padre ha sicuramente commesso una gaffe, ma ci sembra molto più grave il rifiuto arabo verso Emanuel figlio perchè ebreo.
Ecco l'articolo:
L'incidente conferma il nervosismo che la scelta di Emanuel come «chief of staff» sta provocando nel mondo islamico DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Primi imbarazzi politici per la futura Amministrazione di Barack Obama. Il capo designato dello staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel, ha dovuto scusarsi con la comunità arabo-americana per i commenti controversi fatti dal padre Benjamin a un giornale d'Israele. «Ovviamente influenzerà il presidente in senso pro-israeliano. Perché non dovrebbe? Mica è un arabo. Non pulirà certo i tappeti alla Casa Bianca », aveva detto Benjamin Emanuel al Ma'ariv, subito dopo la nomina del figlio a chief of staff. Definendo la frase «inaccettabile e diffamante», il Comitato arabo-americano contro la discriminazione (Adc) ha scritto una lettera a Rahm Emanuel, con una copia per il presidente- eletto, invitandolo a «sconfessare e ripudiare pubblicamente » le dichiarazioni del genitore. «Chiediamo di essere trattati sullo stesso piano di qualsiasi altra etnia, razza o minoranza. Per noi non è una questione arabo-americana, ma semplicemente americana », ha commentato Kareem Shora, direttore esecutivo dell'Adc. Per Shora, la sequenza terminologica usata da Benjamin Emanuel è importante, poiché tradisce un pregiudizio negativo: «Il termine arabo non è affatto separato da quello pulire i pavimenti. Se al posto di arabo ci fosse stato un altro gruppo etnico o minoranza, sarebbe successo l'inferno». Rahm Emanuel a quel punto non ha avuto scelta. Giovedì pomeriggio ha chiamato al telefono Mary Rose Oakar, presidente dell'Adc, scusandosi a nome dei suoi familiari e dicendosi pronto a incontrare i rappresentanti della comunità arabo- americana, quando questi lo riterranno opportuno. «Dal profondo del mio cuore, mi scuso a nome della mia famiglia e mio personale. Non sono questi i valori con i quali sono stato cresciuto ed educato», ha detto Emanuel, secondo quanto riferito dall'Adc. Oakar ha accettato le scuse, aggiungendo: «Non è possibile permettere che arabi e musulmani vengano descritti in questi termini inaccettabili». L'incidente è chiuso. Ma conferma il nervosismo che la scelta di Rahm Emanuel da parte di Obama per il posto più delicato e importante della struttura presidenziale sta provocando nel mondo arabo. Una perplessità che va oltre le uscite estemporanee del vecchio Benjamin Emanuel, nato in Israele, protagonista della resistenza sionista nelle file dell'Irgun, la milizia clandestina ultra- nazionalista guidata da Menachem Begin, che tra il 1930 e il '48 lottò contro gli occupanti inglesi. A Chicago, dove si trasferì negli anni Cinquanta, Benjamin fu attivo negli ambienti democratici della città più segregata d'America, combinando l'ebraismo con l'impegno per la causa dei diritti civili al fianco dei neri: un patrimonio intellettuale e politico, ereditato dal figlio. Detto Rahmbo per il temperamento focoso e i modi molto ruvidi, Rahm Emanuel non fa mistero del suo profondo legame con Israele e del suo devoto ebraismo. Ha il doppio passaporto, trascorre spesso le vacanze estive in Terra Santa, è molto attivo nella Anshe Sholom, una Sinagoga ortodossa di Chicago, manda i suoi figli alla scuola ebraica. Nel 1991, all'epoca della prima guerra del Golfo, andò volontario civile in Israele, dove servì come meccanico in una base militare. Per questo, la sua designazione è stata accolta da commenti cauti o negativi in quasi tutti i Paesi arabi. Ma, proprio le credenziali dell'ebraismo e del forte rapporto con Israele potrebbero fare di Rahm Emanuel un elemento decisivo nel processo di pace in Medio Oriente, l'interlocutore in grado di avere la piena fiducia dei dirigenti israeliani. Come ha scritto Jeffrey Goldberg su The Atlantic, la sua presenza suggerisce che il dossier israelo-palestinese sarà fra le priorità di Barack Obama. Paolo Valentino
Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante