Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Per ricordare la Notte dei Cristalli (09/11/1938) una rievocazione di Paolo Salom
Testata: Corriere della Sera Data: 09 novembre 2008 Pagina: 13 Autore: Paolo Salom Titolo: «L'omaggio alla Torah che sopravvisse all'Olocausto»
Simboli I prigionieri del lager nazista di Yanov la nascosero a pezzi nelle scarpe, tra i vestiti e sotto i materassi. Oggi si trova a Los Angeles
L'omaggio alla Torah che sopravvisse all'Olocausto
Un libro per ricordare la " Notte dei Cristalli " (9 Novembre 1938), sul CORRIERE della SERA a pag. 13. Purtroppo accanto a questa interessante rievocazione di Paolo Salom, Lorenzo Cremonesi intervista Avraham Burg, che si schiera a difesa di Pio XII, il quale confessa che " sulla questione non ci ho mai riflettuto sopra". Ma bene, per uno che scrive di storia non c'è male. Ce lo troveremo un po' dovunque, dopo l'esaltazione che ne ha fatto Sergio Romano sul Corriere. Una figura che in Israele conta come il due di picche, ma che viene portato in trionfo in Europa, e non c'è da affannarsi per trovare la spiegazione, chiunque predichi la fine dello Stato ebraico trova sempre pronti i megafoni. Pubblichiamo l'articolo oggi in altra pagina, insieme ad alcuni interventi sull'argomento.
MILANO — Il miracolo della «Torah di Yanov» viene raccontato ogni anno in occasione dell'anniversario della Notte dei cristalli, il primo pogrom organizzato su larga scala nella Germania nazista quando, tra il 9 e il 10 novembre 1938, gli sgherri di Hitler rasero al suolo 267 sinagoghe, devastarono migliaia di negozi e abitazioni, e uccisero 91 ebrei rinchiudendone 13 mila nei campi di concentramento. Di lì a poco, il flagello dell'Olocausto avrebbe portato morte e distruzione nei ghetti di tutta Europa. Ma il miracolo che viene raccontato ancora oggi nella sinagoga di Los Angeles annessa all'Istituto religioso ebraico — non lontano dall'Università di Southern California — è la testimonianza di come, anche nei momenti più bui, la luce della speranza e della fede siano ingredienti illimitati nella lotta per la sopravvivenza. È un miracolo che chiama in campo il coraggio ma anche le più sofisticate credenze ebraiche riassunte nella Cabbala, con il mito della dispersione nel mondo delle dieci sefiroth (le espressioni divine) e l'urgenza di rimetterle insieme per preparare l'avvento del Messia. Qual è il miracolo? Facciamo un passo indietro. Zoom su Lvov (Leopoli), allora parte della Polonia occupata. Come altrove, i nazisti avevano costruito lì vicino il campo di concentramento di Yanov dove avevano rinchiuso gli ebrei. Era un campo di lavoro, in cui i prigionieri erano utilizzati fino allo sfinimento. Ma aveva una particolarità: anche le guardie avevano fame. E dunque avevano incoraggiato i loro «schiavi» a farsi portare pacchi dono da amici e parenti ancora in libertà. Un sistema che aveva garantito qualche proteina in più e una speranza di arrivare alla fine della giornata ai molti ridotti pelle e ossa. Ma che aveva spinto alcuni ebrei a osare l'inosabile: trafugare una Torah, ovvero il Pentateuco (i primi cinque libri dell'Antico Testamento), per poter mantenere viva la scintilla della fede anche nell'inferno della persecuzione. I prigionieri — a rischio della vita — avevano ricevuto pezzi della Torah nascosti sotto i vestiti, nelle scarpe, e li avevano poi «sepolti» sotto le assi del pavimento nelle baracche, nei tubi dell'aerazione, dentro i materassi. Di notte venivano dissepolti i brani utili a celebrare il Sabato e altre ricorrenze: un espediente che permetteva a molti di conservare durante la prigionia nel Lager nazista la consapevolezza della propria umanità. «La Torah di Yanov è l'autentica figlia dell'Olocausto, una sopravvissuta », ha detto al Los Angeles Times Agnes Herman, 86 anni, vedova del rabbino Erwin Herman, l'uomo che ha contribuito a perpetuare il miracolo del sacro libro fatto a pezzi. Fu proprio lui a ricevere la «Torah di Yanov» da una coppia di ebrei giunta in America negli anni Settanta con il loro fardello. Naum ed Emma Rit avevano raccontato a Rabbi Herman di come quel rotolo era finito nelle loro mani. Un sopravvissuto del campo, conosciuto solo come «Giuseppe il Sarto» li aveva chiamati al proprio capezzale e aveva estratto la Torah da un armadio: «Questa la dovete portare con voi negli Stati Uniti». Ai due, increduli, Giuseppe il Sarto aveva spiegato quello che era accaduto pochi decenni prima a Yanov. Di come gli ebrei erano riusciti a beffare le guardie, utilizzando pezzi di vecchie Torah per celebrare le feste. E di come lui, l'unico sopravvissuto, finita la guerra, era tornato nel campo e aveva recuperato i pezzettini scritti in ebraico per legarli insieme a uno a uno: la Torah di Yanov. Il libro sacro aveva quindi varcato l'oceano per finire nelle mani di Rabbi Hermann, cui era stato ceduto perché i Rit erano troppo poveri e avevano bisogno di denaro. Hermann, accettandolo, aveva probabilmente pensato alle sefiroth e a quanto sostiene la Cabbala: che la dispersione porta il male e l'unione il bene. Come la Torah di Yanov, ricostituita da frammenti di sofferenza. Il libro salvato Dopo la Shoah i pezzi furono ricomposti e negli anni Settanta un emigrante la portò negli Stati Uniti Il rito Due fedeli srotolano la «Torah di Yanov» nella sinagoga dell'Istituto religioso ebraico di Los Angeles. La Torah, ovvero l'Antico testamento ebraico, era stata fatta a pezzi e nascosta nel Lager di Yanov, nella Polonia occupata dai nazisti Paolo Salom
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