LA REPUBBLICA di oggi, 08/11/2008, dedica due pagine, 8-9, ad un gruppo di opinionisti che consigliano Obama su come comportarsi con le emergenze del Pianeta, come le definisce il quotidiano. Le pagine sono curate da Alix Van Buren, il che chiarisce la bassissima qualità della maggior parte degli intervistati. Scegliamo la voce < Medio Oriente >, per la quale risponde un ex consigliere di Clinton per la politica estera, Robert Malley. Che doveva essere un gran furbone, se negli otto anni della presidenza Clinton non si è mai accorto che sotto ai suoi occhi appannati si stava organizzando il terrorismo internazionale. Invitiamo i lettori a leggere la sua analisi sil M.O. Un elenco di problemi da risolvere, senza uno straccio di indicazione sul come fare. Ci auguriamo che Obama si rivolga a qualcun altro per risolverli.
L´elezione di Obama è una rivoluzione non solo per il modo in cui gli Stati Uniti vedono se stessi, ma anche per l´immagine che proiettano nel mondo. È tanto più vero in Medio Oriente, dove 8 anni di politica inefficace e arrogante hanno lasciato una situazione di pericolo e di instabilità senza precedenti. Il primo passo è imparare le lezioni del passato. Il processo di pace è fallito negli ultimi 15 anni. Limitarsi a proseguire il cammino del passato difficilmente produrrà un risultato diverso. Il secondo passo è cogliere le implicazioni dei cambiamenti degli ultimi otto anni, dalla morte di Arafat al trionfo elettorale di Hamas, dalla guerra in Libano all´ascesa di Hezbollah e la nuova potenza dell´Iran. Il terzo passo è comprendere che tutte queste questioni sono interconnesse, perciò premere soltanto per un accordo israelo-palestinese non funzionerà. Oggi sono necessari un progresso parallelo fra Siria e Israele, un impegno americano con Damasco e Teheran, assieme a una forma di riconciliazione interna fra i palestinesi.
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