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La Stampa Rassegna Stampa
07.11.2008 Sdoganamenti
se l'arte riabilita la svastica

Testata: La Stampa
Data: 07 novembre 2008
Pagina: 83
Autore: Monica Perosino
Titolo: «No alla svastica»

Una svastica trasformata in fioriera esposta alla manifestazione Artissima di Torino.
Un'opera che il gallerista di Torino Ermanno Tedeschi ha giustamente definito "immorale".
Inaccettabili le giustificazioni fornite dal curatore della mostra e dall'autore. Trasformare il simbolo del nazismo in un oggetto artistico non è certo il modo per condannare la "banalità del male".
L'opera esposta ad Artissima, al contrario, il male finisce per esaltarlo.

Ecco il testo della cronaca di Monica Perosino dalla STAMPA del 7 novembre:


Ieri una folla di sorrisi e consensi ha inaugurato «Artissima», la fiera d’arte contemporanea ospitata al Lingotto. Anche l’ombroso Andrea Bellini, direttore della kermesse, non nascondeva la soddisfazione osservando le reazioni di pubblico e galleristi e la ressa all’ingresso. In una sala, però, qualche sorriso si è spento. Non è piaciuta a tutti l’opera di Giovanni Morbin, «Fioriera»: un’enorme svastica in acciaio scintillante da cui spuntano fiori e piante verdi. «Ho visto quella “cosa” e ne sono rimasto scioccato - dice il gallerista torinese Ermanno Tedeschi -. Usare un simbolo che significa morte, dolore e sangue è immorale. L’artista vuole far parlare di sé, e infatti ci riesce benissimo, ma sulla pelle di milioni di persone». L’autore dell’opera ha spiegato che il suo lavoro vuole esprimere la banalizzazione del male, che trasforma i simboli più atroci in involucri vuoti di cui nessuno parla più a sufficienza: «Credo invece sia solo cattivo gusto - aggiunge Tedeschi -, così come lo credono tutti quelli che si sono sentiti offesi nel vedere il simbolo del nazismo in una fiera d’arte, l’enfatizzazione di qualcosa che per molti rappresenta famiglie sterminate, campi di concentramento, Olocausto. Proprio nella città medaglia d’oro alla Resistenza, proprio a settant’anni dalle leggi razziali». Lo sdegno per la svastica d’acciaio porta ben oltre i confini della sala immacolata in cui è esposta: apre il vaso di Pandora delle polemiche sul significato dell’arte contemporanea. «L’arte non è choc e violenza - dice Tedeschi -, l’arte è una bella scultura, un bel quadro. Deve fare bene allo spirito, non deve essere una moda o una provocazione. Forse Bellini ha escluso dalla fiera i galleristi che fanno vera arte». Ad Andrea Bellini, che Ermanno Tedeschi parli perché è stato uno degli esclusi dalla kermesse non passa neanche per l’anticamera del cervello. È convinto delle sue scelte tanto come delle esclusioni. Non vuole difendere l’opera di Morbin, anzi sembra dispiaciuto che qualcuno sia stato ferito e offeso da quella svastica. «È ovviamente un simbolo orribile - dice - che rappresenta tutto il male del Novecento, ma è riletto in un contesto artistico, che lo distrugge e lo deride come simbolo, lo depotenzia». Visto che nessuno ha da ridire su opere che rappresentano animali trafitti e violenza, torna il tema dell’arte come provocazione: «L’idea che un’opera debba gratificare esteticamente è una concezione vecchia - aggiunge Bellini - una categoria culturale non assoluta. Anche Giotto scioccò i contemporanei, anche lui esprimeva, per i suoi tempi un linguaggio visivamente violento. Chi lo dice che l’arte debba compiacere l’occhio? L’arte deve colpire al cuore, è un’avventura dello spirito, espressione della complessità». La svastica resta dov’è, nonostante tutto. «Mi dispiace per chi si è sentito colpito, lo comprendo - dice Bellini -, ma l’opera va letta nel suo contesto, che è quello artistico».
Bellini ha riunito 129 gallerie, espositori di 19 paesi e si aspetta 45 mila visitatori. C’è solo da scegliere. Un’ex sedia da chiesa camuffata come sedia elettrica? La propone l’inglese Oliver Clegg, di 28 anni, a 10 mila euro. L’australiano James Angus si cimenta con una bici blu, che ne raggruppa tre. Chi la vuole paghi 40 mila euro. Mentre la faccia di Berlusconi con una spazzola in testa, firmata da Sergey Bratikov, si porta via a 10 mila euro. Con 5 mila ecco un cd dove Mary Sue interpreta una sexy cameriera che vi lucida il video della tv. La kermesse, promossa dalla Fondazione Torino Musei guidata da Giovanna Cattaneo costa 2 milioni, ma il 60 per cento è finanziato dagli introiti. Il resto è coperto da Comune, Provincia, Regione, Fondazione Crt, Compagnia di San Paolo e Camera di Commercio, più sponsor privati.

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