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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.11.2008 Pio XII: le dichiarazioni di Bertone
e un'intervista a Giorgio Israel

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 novembre 2008
Pagina: 25
Autore: Roberto Zuccolini - Paolo Conti
Titolo: «Il Vaticano: su Pio XII beato decide la Chiesa - Israel: troppo accanimento Nessuno detti condizioni alle istituzioni cattoliche»

Dal CORRIERE della SERA del 7 novembre 2008, la cronaca di Roberto Zuccolini sulle dichiarazioni del cardinal Bertone:

ROMA — Tarcisio Bertone lo dice alla fine del suo lungo intervento nell'Aula Magna dell'università Gregoriana. E lo dice con chiarezza, senza giri di parole: «Com'è noto, di Papa Pacelli è in corso la causa di beatificazione, un fatto religioso che esige di essere rispettato da tutti e che, nella sua specificità, è di esclusiva competenza della Santa Sede». In altre parole, su certi argomenti la Chiesa non ammette intromissioni. Ed è la «linea ufficiale» del Vaticano perché espressa dal cardinale segretario di Stato, un'autorevole risposta alle polemiche sul presunto silenzio di Pio XII di fronte agli orrori della Shoah e alla contrarietà espressa recentemente da alcuni esponenti dell'ebraismo mondiale e di Israele sul processo che potrebbe portarlo agli onori degli altari. Lo fa parlando per tre quarti d'ora, una convinta requisitoria in difesa di Papa Pacelli, con numerosi riferimenti storici.
L'occasione è data dal convegno, organizzato da due università pontificie (la Gregoriana e la Lateranense), sull'«eredità del magistero» di Pio XII, nel cinquantesimo anniversario della sua morte. E c'è attesa per il discorso del segretario di Stato vaticano: sala piena, in prima fila il senatore a vita Giulio Andreotti. Bertone ripercorre tutte le tappe della lunga carriera ecclesiastica di Eugenio Pacelli. Avverte che è giunto il momento di porre termine a «polemiche strumentali sempre meno comprensibili, che con la storia hanno ben poco a che fare ». Quella del «silenzio» sulla Shoah per il segretario di Stato è «una leggenda diffamatoria». Le sue origini sarebbero «radicate nella propaganda sovietica durante la guerra fredda, poi rilanciata dai suoi epigoni».
Perché Papa Pacelli, già nunzio in Germania, «conosceva benissimo il nazismo e la sua folle ideologia e più volte aveva messo in guardia statunitensi e britannici dal pericolo del Terzo Reich». Fino ad appoggiare, «con una scelta senza precedenti, il tentativo, presto abortito, di alcuni circoli militari tedeschi di rovesciare il regime hitleriano ». E infatti, afferma con forza, «Pio XII non fu il Papa di Hitler», immagine «oltraggiosa oltre che insostenibile». Ci sono ormai «gli archivi aperti», che proverebbero il contrario, «ma gli studiosi non li utilizzano ». Fra i testimoni che intervennero a difesa di Pacelli, Bertone cita Albert Einstein. Poi ricorda che si interrogò «con angoscia » se denunciare la strage delle Fosse Ardeatine e che non lo fece solo per le possibili ritorsioni sugli innumerevoli rifugiati nelle case religiose a Roma, «comunisti, ebrei, democratici e antifascisti». Cita infine, sempre a favore di Pacelli, gli interventi di «autorevoli storici ed intellettuali, non certo difensori d'ufficio del papato, come Ernesto Galli della Loggia, Arrigo Levi e Piero Melograni». E anche la recente intervista sull'argomento dell'Osservatore
Romano al direttore del Corriere,
Paolo Mieli. Dopo Tarcisio Bertone intervengono monsignor Gianfranco Ravasi sul «mondo culturale di Papa Pacelli » e lo storico Andrea Riccardi con una ricca relazione su «Pio XII precursore del Concilio» nella quale si sottolinea, tra l'altro, che «quasi tutti gli innovatori del Vaticano II sono sue creature ».
In serata si raccolgono le prime reazioni degli ebrei al discorso del cardinale. Il presidente della Comunità romana, Riccardo Pacifici, rinnova il suo «rispetto » per l'iter della beatificazione », ma avverte di non usarla «strumentalmente per cambiare la verità storica su un Papa che non fu un eroe».

Di seguito l'intervista a Giorgio Israel di Paolo Conti:

ROMA — «Nessuno può impedire a un'organizzazione religiosa di decidere in piena autonomia su questioni che riguardano la propria vita interna. Questo vale per qualsiasi religione. Non si possono, insomma, porre condizioni...».
Giorgio Israel, storico della scienza, intellettuale ebreo molto impegnato nel dibattito civile, non ha nulla da obbiettare all'appello del cardinal Tarcisio Bertone che chiede «rispetto» per un fatto che è di «esclusiva competenza della Santa Sede» come la beatificazione di Pio XII.
Lei dunque trova giusto il pensiero del cardinal Bertone...
«Penso che nei confronti della figura di Pio XII vi sia stato un accanimento eccessivo e ingiustificato. Nel merito, la possibile beatificazione di Pio XII non mi convince. Tuttavia, sarebbe sbagliato farne un ostacolo a un dialogo tra il mondo ebraico e il mondo cattolico che ha registrato molti progressi anche grazie all'attuale Pontefice. È meglio non enfatizzare certe divergenze e guardare soprattutto agli aspetti positivi».
Meglio guardare al futuro, dice lei.
«Certo. Meglio guardare alla parte piena del bicchiere che non a quella ancora vuota. E poi, a ben vedere, vi sono state altre beatificazioni davvero imbarazzanti per gli ebrei. Penso a quella di Pio IX, personaggio di cultura fortemente antigiudaica, legato al dramma delle conversioni forzate di ebrei al cattolicesimo. Ma devo notare che da allora a oggi, nel dialogo tra le due religioni, siamo in un altro mondo».
Perché non porre condizioni? Molti prestigiosi ebrei italiani ritengono che la beatificazione di Pio XII costituisca invece un macigno sulla via del confronto.
«Prendiamo il Corano. In molti passaggi vi sono accenni a dir poco non amichevoli verso gli ebrei. Ma non sarebbe sensato chiederne la cancellazione come condizione per dialogare con l'Islam. Quel che conta è cosa si pensa e cosa si fa oggi. Su papa Pacelli sarebbe meglio smorzare i toni. Poi lasciare il giudizio agli storici».
E invece qual è il suo personale giudizio su Pio XII?
«Il mio giudizio è che le vicende del suo papato appartengono a una zona grigia e complessa e per questo riservata più alle controversie storiografiche che non ai giudizi morali drastici. Pio XII avrebbe potuto e dovuto pronunciarsi contro le leggi razziali promulgate dal fascismo e firmate da Vittorio Emanuele III nel 1939. E penso che questo suo silenzio sia l'aspetto più grave del suo pontificato. Ma non sono affatto d'accordo con certi giudizi estremi su Eugenio Pacelli. Se non altro perché mi sento una prova tangibile della loro inconsistenza. Difatti io non sarei qui a parlare se non fosse per Pio XII».
In che senso, professor Israel?
«Mio padre Saul, che insegnava Fisiologia alla Sapienza, fu rifugiato prima nel convento di san Francesco in via Merulana e poi a san Giovanni in Laterano grazie a monsignor Pietro Palazzini, futuro cardinale, poi proclamato Giusto di Israele. Insisto: occorre guardare in avanti, costruire il futuro. Molti autorevoli ambienti dell'ebraismo internazionale guardano con favore al bilancio positivo del confronto con il mondo cattolico e non sono favorevoli a drammatizzare questa vicenda».
Cosa cambierebbe veramente per lei, intellettuale ebreo, se la chiesa cattolica proclamasse santo Pio XII?
«Cambierebbe, e molto, se su quella scia iniziasse una dinamica regressiva nel dialogo interreligioso. Se esistessero documenti atti a dimostrare inequivocabilmente una copertura della Shoah, sarebbe uno scandalo. Ma questi documenti certamente non esistono. E ritengo che la chiesa cattolica abbia il diritto di compiere le sue valutazioni e di procedere nel senso che ritiene più giusto dal suo punto di vista. Poi, insisto, gli storici esprimeranno il loro parere».

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