Non vogliamo più essere dhimmi l'appello di 144 cristiani al forum cattolico-musulmano
Testata: Il Foglio Data: 07 novembre 2008 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «La lettera dei 144»
Da Il FOGLIO del 7 novembre 2008:
Roma. Ha parlato anche Papa Ratzinger all’incontro fra i saggi musulmani e cattolici in corso in questi giorni a Roma. Ha ripetuto il suo messaggio diventato quasi un sigillo del papato dopo il discorso di Ratisbona. Benedetto XVI afferma che ci sono “differenti modi di approccio” sulla concezione di Dio fra islam e cristianesimo. E spiega quanto sia necessario che l’islam promuova “la dignità della persona umana” e “i diritti umani” nel mondo, condannando “la discriminazione e la violenza” compiuta in nome di Dio. “I leader politici e religiosi hanno il dovere di garantire il libero esercizio di questi diritti nel pieno rispetto della libertà di coscienza e della libertà di religione di ogni individuo”. Il forum è importante nella misura in cui dopo il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona del 12 settembre 2006, il mondo musulmano, con i suoi mufti, ulema e studiosi più eminenti, aveva reagito con violenza e rifiuto endemico alla proposta del Papa di riconoscere che il rapporto con il trascendente implica la ragione ed esclude la violenza. Un simile incontro rischiava di finire con una generica dichiarazione d’intenti, sia per la natura formale dell’evento sia per la difficoltà di trovare un accordo concreto. Il rischio è presente al punto che Samir Khalil Samir, gesuita e islamologo libanese di fama che ha preso parte al forum, ha chiesto come condizione necessaria alla continuazione del dialogo che “alla fine siano stilati documenti comuni concreti, che siano poi diffusi il più possibile”. Per questo un importante gruppo di 144 cristiani, di cui 77 musulmani convertiti al cristianesimo, ha lanciato un appello agli esperti radunati in Vaticano in questi giorni. I firmatari dell’appello, che sono cattolici, ortodossi e protestanti dell’Africa del nord e del medio oriente, chiedono che il dialogo che si svolge in Vaticano porti a questi risultati: che la legge islamica non si applichi ai non musulmani; che sia abolita la condizione di “dhimmi”, di cittadini di seconda classe, e che la libertà di cambiare religione sia riconosciuta come un diritto fondamentale. I firmatari “gioiscono” per i passi che si stanno svolgendo in questi anni e per la lettera dei 138 saggi musulmani all’origine dell’incontro. Ma sottolineano anche che la condizione di minoranza dei cristiani nei paesi islamici, “già marchiata dall’insopportabile stato di ‘dhimmi’, è aggravata dalla crescita dell’islamismo militante”. Una lettera coraggiosa che arriva dal ventre della discriminazione teologica e politica in atto dentro l’islam e che spezza la cappa di silenzio fatta scendere sulle popolazioni non musulmane all’interno della umma islamica. Sui media occidentali è passata praticamente inosservata l’unanime decisione del Parlamento iraniano di approvare il disegno di legge che prescrive la morte degli apostati, coloro che abbandonano l’islam per abbracciare un’altra fede. Almeno sette paesi islamici applicano la pena di morte per i convertiti. In Sudan, Arabia Saudita, Nigeria, Pakistan, Mauritania si uccide. Altri stati, come l’Egitto, condannano alla prigione per aver compiuto “oltraggio all’islam”. La lettera ricorda anche che nel Corano vi sono versetti favorevoli alla libertà di religione, mentre molti Hadith, i detti del Profeta, esigono la morte dell’apostata. E’ lì che va prima di tutto disinnescata la carica fratricida
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