Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La più grande nave del mondo è olandese, e porta il nome di un nazista la protesta di Israele
Testata: Corriere della Sera Data: 03 novembre 2008 Pagina: 18 Autore: Francesco Battistini Titolo: «Maxinave olandese dal nome nazista. Israele protesta»
Dal CORRIERE della SERA del 3 novembre 2008:
GERUSALEMME — «Ed ecco a voi la nave più grande del mondo!...». Offrivano salmone e champagne, il giorno dell'annuncio, ed era tutt'un sorriso Edward Heerema, padre-padrone della società armatrice Allseas e d'un bel po' di piattaforme e d'oleodotti nel Mare del Nord: «L'idea ci è venuta quasi per caso — ripeteva— e state sicuri che rivoluzionerà il trasporto navale dei prossimi anni». C'era di che essere orgogliosi: quel gennaio del 2007 stava nascendo la «Pieter Schelte», un gigantesco catamarano grande quanto sei campi da calcio, la petroliera pronta ad affondare il ricordo del Titanic e di qualunque colosso avesse mai solcato mare «dai tempi dei Fenici ad oggi». Furono snocciolate le cifre: 48 mila tonnellate di capienza, 360 metri di lunghezza, un miliardo e 700 mila dollari d'investimento. Si sprecarono i brindisi. Non mancarono gli applausi. E a benedire l'affare provvide un enfatico titolo, involontariamente profetico, del Times: «Il Leviatano prende forma». Adesso che il mostro è quasi pronto, e nel 2010 sarà probabilmente varato, qualcuno s'è accorto che in realtà il terribile Leviathan non è la nave. È il nome. Nessuno ci fece troppo caso, allora, ma quel «Pieter Schelte» che luccicherà nella scritta verniciata a prora non è solo il padre di Edward Heerema: è lo stesso Peter Schelte che crebbe nella Nederlandsche Jongens, la gioventù nazista olandese; lo stesso Peter Schelte che s'arruolò come ufficiale nelle SS; lo stesso Peter Schelte che da industriale, durante l'occupazione dell'Olanda, fece affari con la Germania di Hitler. Una clamorosa gaffe. «Non ne sapevamo niente», si giustifica fuori tempo massimo il governo olandese, che nel 2001 aveva deciso di mettere un pugno di spiccioli nell'operazione (800 mila euro) e ora si trova a fronteggiare le proteste da Israele e dalle comunità ebraiche di mezzo mondo. «Finanziare questo progetto è stato un errore, è un'offesa a molte persone», denuncia Sharon Gesthuizen, deputato al parlamento dell'Aja: «È una situazione incredibile, un fanatico nazista viene onorato intitolandogli la più grande nave del mondo». Il ministro dell'Economia chiarirà nei prossimi giorni perché il Paese di Anna Frank, ma anche di qualche collaborazionista, abbia accettato di partecipare all'affare. È probabile che si chiederà all'Allseas di cambiare nome alla nave, anche se Heerema, brillante ingegnere sessantenne, non sembra avere alcuna intenzione: «Mio padre è stato un pioniere dell'offshore ed era un uomo straordinario e sempre pieno d'idee — ripete spesso —, mi ha insegnato a lavorare con rapidità e flessibilità. Ha rivoluzionato il design e le tecniche di costruzione. Per questo, ho voluto intitolargli questa creazione». Tutta la storia, finita sulla stampa israeliana, potrebbe creare qualche turbolenza diplomatica. Dal ministero degli Esteri, nessun commento ufficiale, anche se non si esclude che qualche passo verrà fatto per chiedere al governo olandese di prendere le distanze. Nel progetto sono coinvolte (350 milioni di euro) alcune banche e diverse società inglesi. L'Allseas, duemila dipendenti in tutto il mondo, duecento meganavi armate con nomi meno imbarazzanti tipo «Audacia » o «Calamity Jane», sedi dal Belgio agli Usa, dall'Australia alla Gran Bretagna, è un colosso con la testa in Olanda e il portafoglio in Svizzera. La storia della compagnia, e soprattutto del suo proprietario, è finita anche in un libro-inchiesta che sta per uscire in Olanda. Dove si fa capire che la vicenda della nazi-nave, forse, verrà chiusa senza troppo clamore. Perché in Israele esiste pure una pipeline che va da El Arish ad Ashkelon, commissionata dal governo e terminata l'anno scorso. Chi l'ha costruita? Sempre lui, l'ingegnere Edward. Il figlio del nazista.
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