Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gli Stati Uniti pronti a chiudere l'ambasciata in Siria crisi diplomatica dopo l'azione americana contro Al Qaeda
Testata: Corriere della Sera Data: 30 ottobre 2008 Pagina: 17 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Alta tensione Usa-Siria Washington pronta a chiudere l'ambasciata»
Dal CORRIERE della SERA del 30 ottobre 2008:
WASHINGTON — Dopo il raid americano sul territorio siriano è tempesta tra Damasco e gli Stati Uniti. Ieri il regime arabo ha convocato l'incaricato d'affari Usa, ha intimato a Washington e Bagdad di «fare chiarezza», ha sollecitato il pagamento di danni per gli 8 morti e le distruzioni provocate, ha invocato un'inchiesta. Damasco sostiene che l'incursione, portata con elicotteri e commandos, ha coinvolto solo civili. Il Pentagono, invece, ribatte sostenendo che l'attacco ha eliminato Abu Ghadiya, un terrorista di Al Qaeda coinvolto negli attentati in Iraq e capo di un importante network. Scambi polemici seguiti da alcune misure. Le autorità siriane hanno ordinato la chiusura della scuola americana nella capitale (ieri però era ancora aperta) e del centro culturale. Fonti statunitensi non hanno poi escluso un blocco delle attività dell'ambasciata a Damasco a causa della situazione di forte tensione. Non è una rottura ufficiale, ma poco ci manca. Davanti alla crisi, osservatori interessati formulano ipotesi diverse. La prevalente è quella che il raid è stato un duro avvertimento a Damasco, ritenuta debole se non complice di attività destabilizzanti ai danni del-l'Iraq. Ma, ve ne è una seconda che va presa con grande cautela, perché non sorretta da elementi concreti. Fonti americane non hanno escluso che i siriani abbiano lasciato fare mentre sulla stampa israeliana sono apparse indiscrezioni su qualche forma di coordinamento: Damasco sarebbe stata avvisata dal Pentagono. Un atteggiamento che ricorda quello dei pachistani nei confronti dei bombardamenti Usa nell'area tribale: dopo ogni blitz, Islamabad protesta, condanna, chiede uno stop. Ma poi tutto procede come se nulla fosse. Ora sarebbe la Siria ad adottare questo approccio perché preoccupata dalla sfida del terrorismo. Dopo aver protetto per decenni estremisti di ogni colore, i siriani sono stati colpiti — un'autobomba poche settimane fa — e hanno iniziato a fare i conti con una crescente minaccia integralista. Una sfida che viene dal vicino Libano ma anche dall'interno. Un diplomatico che ben conosce quella realtà ci ha ricordato: «I figli o i nipoti dei Fratelli musulmani massacrati dal regime ad Hama nell'82 sono cresciuti e non hanno dimenticato». Le tensioni si sommano a quanto sta avvenendo in Libano dove i sauditi, in cattivi rapporti con i siriani, aiutano le fazioni jihadiste e cercano di seminare zizzania nel campo sciita. Sembra che l'ultima mossa sia quella di finanziare un gruppo dissidente Hezbollah legato allo sceicco Tufeili.
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