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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.10.2008 Il terrore delle milizie islamiche in Somalia
una ragazza di 23 anni lapidata pubblicamente, un bambino ucciso nei disordini

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 ottobre 2008
Pagina: 16
Autore: Cecilia Zecchinelli - Massimo A. Alberizzi
Titolo: «Somalia, giovane lapidata dagli estremisti islamici - La legge degli shahab, talebani d'Africa - Vogliono terrorizzare la gente»

Dal CORRIERE della SERA del 29 ottobre 2008 riportiamo gli articoli dedicati alla vicenda della lapidazione di una giovane da parte dei fondamentalisti islamici somali noti come "shahab".

La cronaca di Cecilia Zecchinelli:


Un parente si è lanciato verso la ragazza per cercare di aiutarla e i fondamentalisti hanno cominciato a sparare
Le pietre usate lunedì per lapidare Aisha Ibrahim Dhuhulow, probabilmente, erano a norma di legge coranica: «né troppo grandi da causare morte istantanea, né troppo piccole da risultare inoffensive». Ma tutto il resto nella feroce esecuzione della 23enne somala e «adultera» era ben poco legale, perfino per l'antica e spesso crudele Sharia. «La lapidazione di Aisha è stata del tutto irreligiosa e assurda», ha dichiarato furiosa la sorella ai giornalisti, accorsi nella piazza di Chisimaio dove migliaia di persone avevano assistito allo spettacolo e dove l'esecuzione si era poi trasformata in tumulto con spari, feriti e un bambino ucciso. «L'Islam — ha continuato la ragazza — non giustizia una donna per adulterio a meno che l'uomo con cui ha avuto rapporti sessuali e quattro testimoni non compaiano pubblicamente » davanti alla Corte.
Così non è stato. Trascinata davanti al tribunale religioso dagli shabàb (i «giovani») di sheikh Hassan Mahdi, Aisha è stata ritenuta colpevole e portata in piazza coperta da un velo verde e una maschera nera. «Questa nostra sorella ha ammesso il suo peccato: le abbiamo più volte chiesto di ritirare la confessione ma lei ha insistito, ha perfino detto di essere felice di venire punita in base alla legge islamica», ha dichiarato il giudice, sheikh Hayakalah, agli spettatori nella piazza e a
Radio Shabelle. Un testimone intervistato da Reuters ha però precisato: «Ci hanno assicurato che la donna si era costituita, che accettava la punizione. Ma poi l'abbiamo sentita urlare, l'abbiamo vista tutti mentre le legavano a forza gambe e mani. Un parente ha cercato di aiutarla, è corso verso di lei ma gli islamisti hanno iniziato a sparare. E hanno ucciso un bambino ». Un «danno collaterale», di cui le Corti si sono scusate. «Chiediamo perdono per la morte del bambino —, ha dichiarato alla folla un loro leader — Vi assicuriamo che la persona che ha sparato verrà giudicata».
Altre voci di spettatori, parlando con i media, hanno poi aggiunto dettagli crudeli. Sepolta in un buco fino alle spalle come prescrive la legge, Aisha per ben tre volte ha forse sperato che la tortura finisse: gli shabàb
che da agosto hanno riconquistato la città sulla costa somala meridionale ad un certo punto hanno interrotto il lancio di pietre per estrarla dalla terra e controllare se fosse ancora viva. Riseppellita, le sassate sono continuate. E dopo qualche minuto l'operazione è stata ripetuta. Tre volte, fino alla morte.
La lapidazione di Aisha, la prima in Somalia da anni, ha riportato in primo piano questa feroce forma di pena capitale. «La Presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea denuncia l'atroce esecuzione, che i ribelli islamisti hanno deliberatamente resa pubblica in modo del tutto spregevole», ha commentato ieri Parigi a nome dell'Ue. E condanne sono arrivate da Ong, intellettuali, singoli cittadini anche musulmani. Tra loro quelli impegnati in una vasta campagna contro la lapidazione, di cui molti teologi mettono perfino in dubbio la legalità. Il Corano infatti non ne parla, al massimo prevede frustate per gli adulteri. La pratica viene citata in un «detto» del Profeta nemmeno troppo affidabile. E a fronte delle pressioni internazionali, i pochi Stati in cui è ancora legale (Iran, Pakistan, Nigeria, Yemen, Arabia) hanno infatti decretato da anni moratorie sostanzialmente rispettate. Ma per molte ragazze e donne che vivono in terre difficili, dove nemmeno la Sharia viene rispettata e la legge è in mano a fanatici, la morte sotto le pietre resta un incubo. E a volte diventa, ancora, realtà.

Un approfondimento di Massimo A. Alberizzi sui fondamentalisti somali: 

Lo sheikh che si ispira all'Islam più rigido ha vietato cinema, narcotici e ogni divertimento che distrae dalla preghiera
Sheikh Hassan Mahdi è uno degli uomini più oltranzisti della Somalia. Il suo vice, fino a pochi giorni fa, era sheikh Mustafà Ali Anod e lo seguiva come un'ombra. Assieme comandavano la brigata Khalid Bin Walid e in agosto hanno catturato Chisimaio, seconda città della Somalia, 500 chilometri a sud di Mogadiscio, sottraendola alle milizie tribali.
Da allora per gli abitanti della città è diventato un inferno. I due hanno vietato l'uso del chat, l'erba leggermente narcotica che i somali usano masticare in continuazione; proibito il business durante le ore della preghiera (di cui è fatto obbligo, naturalmente); vietati i cinema e gli altri intrattenimenti «da criminali». Qualche giorno fa i due hanno litigato sull'atteggiamento da tenere nei confronti di altri due gruppi di ispirazione musulmana: l'Unione delle Corti Islamiche considerate moderate, quelle guidate da Sheikh Sharif Shek Ahmed che fanno base a Gibuti, e quelle oltranziste, il cui leader sheikh Hassan Daher Aweis risiede ad Asmara. Scartata qualunque ipotesi di accordo con i morbidi, Hassan Mahdi ha escluso anche i contatti con gli oltranzisti. «I loro capi sono rinnegati — ha detto durante una riunione della Shura, il parlamento che governa Chisimaio —. Hanno scelto come esilio l'Eritrea che collabora con Israele e ha concesso ai sionisti una base. Dunque sono nemici anche loro. Noi restiamo autonomi e indipendenti e non risponderemo a nessuno delle nostre lotte». Più oltranzisti degli oltranzisti, dunque.
Il suo vice non era d'accordo: è stato cacciato con un voto all'unanimità. A Chisimaio la legge coranica è stata applicata con ancora maggior rigore, se possibile. E così sheikh Hassan Mahdi, tanto per dare il buon esempio, ha condannato e fatto lapidare Aisha.
L'arcipelago islamico somalo si sta frantumando anche se la geografia dei gruppi minori, come quello che si è impadronito di Chisimaio, non è ben chiara. Da una parte, comunque ci sono le Unione delle Corti Islamiche dislocate a Gibuti (Uic-D). Lottano contro gli etiopici ma hanno aperto trattative per fissare una data per il ritiro delle loro truppe dalla Somalia. Vogliono la Sharia, ma applicata senza disumano rigore. Dall' altra il gruppo delle Corti i cui dirigenti politici stanno ad Asmara (Uic-A). Non intendono trattare con il governo di transizione finché i loro alleati di Addis Abeba non avranno ritirato le truppe. Una condizione impossibile da realizzare, perché senza il sostegno degli etiopici l'amministrazione del presidente Abdullahi Yusuf cadrebbe come un castello di carte al primo soffio.
I capi militari dell'Uic-A sono in Somalia. Due innanzitutto: il vecchio colonnello Hassan Turki (il vero ideologo dell'islamismo radicale somalo) che opera con i suoi gruppi nel Sud, mantiene un profilo bassissimo ma che, a detta degli americani, ha il contatto diretto con Al Qaeda. E il bellicoso Muktar Robow, alias Abu Mansur, impegnato in azioni di sabotaggio contro gli etiopi a Mogadiscio. Oltre alla brigata Khalid Bin Walid nel Sud della Somalia opera un altro gruppo, l'Harakat Ras Kamboni. Ras Kamboni è un promontorio quasi al confine con il Kenya dove gli islamici avevano costruito una potente base (fatta di cunicoli sotterranei, bunker, capannoni nascosti nella foresta) conquistata e fatta saltare dalle truppe di invasione etiopiche nel gennaio 2006.

Un'intervista alla deputata somala Muna Ibrahim Abikar:

Muna Ibrahim Abikar è la più giovane deputata del Parlamento somalo. Ha 28 anni e viene dalla regione di Afgoi. Al telefono da Nairobi, quando apprende la storia di Aisha lapidata a morte si lascia sfuggire un sibilo: «Animali». È inaccettabile — urla nella cornetta —. Ammesso e non concesso che abbia veramente commesso un adulterio non doveva essere uccisa. Queste vendette — continua — sono disumane e servono solo a terrorizzare la popolazione, a impedirle di ribellarsi contro l'amministrazione degli
shabab («gioventù», in arabo, milizie islamiche fondamentaliste, ndr)
che hanno conquistato Chisimaio nell'agosto scorso».
Ma la sharia non prevede di ammazzare le adultere a sassate?
«Prima di tutto ci devono essere quattro testimoni che confermano il fatto e poi un processo equo. Ma anche se tutto fosse stato regolare la legge coranica fissa una pena massima. E poi deve essere interpretata, non applicata con ignoranza. Glielo può spiegare meglio in italiano mio zio».
(Muna passa la cornetta a Ahmed Ibrahim Mohammed, anche lui deputato e presidente della commissione per gli Affari costituzionali e federali)
«La legge penale somala prevede al massimo un anno di reclusione per le adultere, una pena leggera e comunque esclude la pena di morte. La Costituzione poi si ispira alla legge coranica solo per quelle parti che riguardano l'eredità, il mantenimento dei figli e il sostegno economico della moglie in caso di divorzio. Per il resto è una legge laica. Certo, non ci possono essere norme che vanno contro il Corano, ma il nostro testo sacro non obbliga a lapidare tutte le adultere. Oggi questa pena oltre che crudele è anacronistica ».Come fare per evitare questi eccessi?
«Lotteremo con tutte le nostre forze per debellare questo tumore che sta inghiottendo la Somalia. L'Islam non è oscurantista. Gli shabab sono ignoranti ed eseguono gli ordini di qualche pazzo».

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