Statistiche, miti e realtà l'analisi di Federico Steinhaus sulla demografia del mondo arabo
Testata: Informazione Corretta Data: 28 ottobre 2008 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Statistiche, miti e realtà»
Diversamente da altre statistiche, quelle demografiche si basano su analisi di un passato spesso non verificabile per trarne una presunzione sull’evoluzione futura della popolazione da un punto di vista numerico e qualitativo. Le linee di tendenza del passato vengono percepite da chi legge queste previsioni come una realtà che si trasferirà invariata nel futuro ed assumono pertanto un valore di previsione fondata se non addirittura certa. Invece vi sono molti fattori, spesso imprevisti, che interagiscono con questa evoluzione e la condizionano.
Questo è quanto pare succedere anche alle catastrofiche previsioni sulla crescita della popolazione araba, le cui tendenze sono state sconvolte da cause che ne determinano il capovolgimento.
Il mito si basava sulla presunzione che la popolazione del mondo fosse destinata a raddoppiare ogni 20 anni, ma la Divisione della popolazione delle Nazioni Unite ed
il direttore generale dell’UNESCO parlano ora esplicitamente di una inversione brusca e radicale del tasso di crescita. Un livello di 2,1 nascite per donna corrisponderebbero al tasso netto di sostituzione dei decessi; per il 2050 le Nazioni Unite hanno dovuto ridurre le previsioni della popolazione mondiale del 25%, da 12 a 9 miliardi e forse anche meno. Questo dato è sorprendentemente confermato anche nel mondo arabo ed islamico (eccettuati Yemen ed Afghanistan). In Iran trent’anni fa la natalità era di 9 nascite per ogni donna, nel 2007 è stata di 1,8. In Arabia Saudita dalle 8 nascite per ogni donna di 30 anni fa si è passati a 4, in Egitto da 7 a 2,5. La Giordania e la Siria sono scese da 8 a 3,5.
Quest’ultimo dato si avvicina molto anche a quello della popolazione araba della Giudea e Samaria, i territori occupati da Israele nel 1967 governati dall’Autorità Palestinese.
Il fatto singolare è che questa tendenza si riferisce inequivocabilmente e con continuità sia a stati profondamente religiosi ed integralisti come Iran ed Arabia Saudita, sia a stati più laicizzati come Giordania Egitto e Siria. L’occidentalizzazione e la modernizzazione sono ovviamente alcuni dei fattori che agiscono sulla natalità, ma anche l’urbanizzazione e la sensibile emigrazione, il miglioramento delle strutture scolastiche, l’aumento dell’età in cui i giovani si sposano, e l’accesso (in alcuni stati) delle donne alle carriere professionali sono fattori influenti. Alcuni analisti aggiungono che negli stati totalitari l’aumento del divario quantitativo e qualitativo fra la popolazione povera e quella benestante, che preoccupa i dittatori e rischia di minarne il potere, può essere una concausa. E, per banale che sia, non si deve dimenticare il ruolo dominante della televisione, che oramai fa parte della vita quotidiana in tutto il mondo islamico.
La parallela tendenza verso il basso del tasso di crescita fra gli arabi israeliani è dovuto invece al buon livello della loro integrazione in tutti i settori-chiave della società israeliana, la scuola, il lavoro, la sanità, lo sport. I dati della popolazione araba ed ebraica in Israele tendono a convergere verso il tasso di 2,8 nascite per donna. Fra gli ebrei israeliani un ruolo essenziale è quello degli immigrati, specialmente dall’ex impero sovietico, che ha fatto salire la percentuale di nati ebrei sul totale dei nati israeliani dal 60% del 1995 al 74% del 2006 e 75% del 2007