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Alcuni errori su Pio XII ? Botta e risposta tra un lettore, Michael Sfaradi e Danielle Sussmann 27/10/2008
Sulle analisi di Danielle Sussmann e Michael Sfaradi circa la beatificazione di Pio XII, da noi pubblicate il 25 ottobre 2008, e leggibili a questo link

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=26350

abbiamo ricevuto una  lettera critica che pubblichiamo, seguita dalle repliche di Sfaradi e Sussmann: 

Cari amici,

 

Premesso che vi ho già chiesto se vi è arrivata la documentazione canonica sulle cause dei santi, ritengo opportuno che sia noto "erga omnes" che la richiesta della pubblicità dei documenti è un obbligo che deve essere adempiuto dagli organismi preposti della Chiesa. Sarebbe perciò opportuno pubblicare quella parte dei documenti che si riferisce a ciò.

 

Per quanto riguarda ciò che ha scritto Michael Sfaradi ritengo abbia preso una cantonata, relativamente al periodo della nunziatura di Pacelli in Germania. Egli fu nominato segretario di stato il 7 febbraio 1930, quindi tre anni prima che Hitler andasse al potere. Siccome il compito del nunzio equivale a quello dell'ambasciatore, suo compito è trattare con le autorità legittime.

 

In quanto al pensiero a suo tempo espresso dalla sig.ra Sussmann che Pacelli fosse pangermanico perché era nunzio è un'argomentazione inconsistente anche ridicola. Immaginarsi se un "romano de Roma" com'era Pacelli si fosse lasciato condizionare dai tedeschi.

 

Sempre relativamente a quanto recentemente dalla sig.ra Sussmann può darsi che sia vero che preti e frati abbiano aiutato gli Ebrei per la loro buona volontà. Però ci furono anche delle suore e delle monache a far ciò. Ora, in modo speciale le monache sono soggette alla clausura papale. Quindi nessuno può entare nel monastero che la madre badesa non ha l'autorizzazione esplicita del Papa.

 

Sono d'accordo che ciascuno esprima le proprie idee, però le deve controllare se effettivamente esprimono fatti possibili. Pertanto a Pio XII non si possono attribuire cose che non poteva fare, cpme quelle accennate sopra.

 

Saluti

 

Dario Bazec

 

 

Gentilissimo Dott Bazec,

 

non mi piacciono le polemiche, non sono il mio mestiere, ma trovo giusto risponderle solo per quello che riguarda il mio articolo pubblicato su Informazionecorretta, penso che la Signora Sussmann le risponderà separatamente.

 

Considerando che di tutto l’articolo che ho scritto sulla beatificazione di Pio XII lei mi contesta solo il punto dove ricordo che il Cardinale Pacelli fu Nunzio apostolico in Germania, è  scontato che lei sia d’accordo sul resto, cioè: non ci furono contestazioni da parte della Santa Sede sulle leggi razziali in Germania, nella Francia di Petain ed in Italia, che fu vergognoso il silenzio dopo il rastrellamento e la deportazione degli ebrei romani il 16 ottobre del 1943 e che, come documenta Simon Wiesenthal su “Gli assassini sono fra noi”, gli aguzzini nazisti furono aiutati dal Vaticano a fuggire in Sudamerica e nei paesi arabo mediorientali.

 

Detto questo ci sono delle date storiche che smentiscono la mia “cantonata” e non possono essere cambiate. Mi risulta che Il Cardinale Pacelli fu Nunzio apostolico a Monaco dal 1917 fino all’estate del 1925, e poi a Berlino dal 1925 al 1929 in Germania per 12 anni. Prese anche parte attiva nei concordati fra la Santa Sede e la Baviera 1925 e con il Reich di Hitler nel 1933.

 

Lei dice che io ho preso una “cantonata”, ma rimane il fatto che Papa Pio XII conosceva benissimo la Germania di allora e i programmi del Nazismo al riguardo degli Ebrei, degli Zingari, dei diversamente abili e di tutti coloro che non erano “ariani perfetti”.

 

Papa Pacelli, durante la II guerra mondiale, era anche a conoscenza che i campi di sterminio lavoravano a pieno ritmo e che migliaia di persone ogni giorno venivano trucidate, gasate e bruciate, torturate ed usate come cavie per esperimenti di laboratorio.

 

Per riprendere le sue parole perché le Madri Badesse non riceverono l’ordine di aprire i loro conventi almeno alle donne ed ai bambini? Lei mi conferma ulteriormente che quanto di buono fatto dai religiosi fu solo per iniziative personali e non coordinate dall’alto.

 

In Danimarca, dove la popolazione aiutò i suoi Ebrei, i rastrellamenti non funzionarono come nel resto d’Europa e questa è la prova che senza collaborazione la Shoà avrebbe avuto altri numeri.

 

Sono perciò convinto che una presa di posizione Vaticana avrebbe notevolmente rallentato l’opera di annientamento del mio popolo.

 

Che il Papa non potesse fare molto forse è vero, ma con il silenzio non fece nulla, ed è questo che noi ebrei oggi contestiamo ad quel Papa che sapeva parlare quando si trattava di andare contro il comunismo, ma che seppe ben tacere mentre un popolo intero veniva annientato.

 

 

Saluti

 

Michael Sfaradi

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Gentile Dario Bazec,

leggo le sue critiche relative a due inconsistenti miei “errori”. La prima, sta nel non aver io evidenziato il ruolo delle suore o monache: semplicemente le consideravo un uno con i preti e i frati, senza contare che il clero femminile ha sempre avuto un ruolo subalterno verso quello maschile. Di fatto, abbiamo molta più autonomia sul versante maschile del clero che in quello femminile. Sappiamo che molti conventi monastici femminili hanno dato asilo agli ebrei, ma spesso per voto di obbedienza, senza dimenticare le direttive tese a convertire i bambini ebrei, orfani in particolare (secondo la tradizionale cristianizzazione forzata della Chiesa). La seconda, è effettivamente un’argomentazione inconsistente e ridicola, ma da parte sua, nell’aver dato una distorta consecutio alla mia frase. Di certo, su un impegnativo lavoro di ricerca, ricevere critiche tanto banali, fa cascare le braccia come si suol dire. Il pangermanismo di Pacelli è acclarato da tutte le fonti storiche. Fu il primo nunzio (1920) per l’intera Germania, appena uscita dalla disfatta totale della guerra ‘15-’18, da un umiliante Trattato di Versailles, perciò Pacelli ha vissuto tutto il periodo della ricostruzione e dei fermenti della Germania, e la realtà politica della Repubblica di Weimar. Come Segretario di Stato  - dal 7 febbraio 1930 – in tre anni, dapprima negoziò diversi concordati: con il Baden nel 1932, con l’Austria nel 1933, con la neo Jugoslavia nel 1935. Il 20 luglio 1933, con la Germania di Hitler, è il più discusso. Ma, se andiamo a vedere i precedenti concordati, sono tutti governi  filonazisti. La neo Jugoslavia, allora nella sua prima  entità politica (Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni proclamato il 1º dicembre 1918 sino al 3 ottobre 1929, per poi assumere la denominazione ufficiale di Regno di Jugoslavia fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale nel  1945) era filonazista; l’Anschluss con l’Austria si poté avere senza spargimenti di sangue, per la naturale e spontanea adesione del paese al nazismo; altrettanto, l’allora autonomo stato del  Baden, che ebbe una particolare attenzione e suddivisione di controllo da parte dagli Alleati, prima di diventare il Baden-Wurttemberg. Pacelli venne a patti con il nazismo, fino a prova contraria per tutelare istituti e scuole religiose, ma anche per interessi politici: sono note le pressioni della Chiesa su Hitler perché aiutasse i falangisti di Francisco Franco a rovesciare il governo liberal-socialista in Spagna. Si spiega così l’ormai ampio rifiuto ad ogni ingerenza della Chiesa di Roma in quel Paese. E’ noto che Pacelli, successivamente Pio XII, nutrì una viscerale ostilità contro ogni forma di socialismo e contro il comunismo. Quanto l’associazione ebrei=comunismo abbia giocato un ruolo nel suo segretariato e pontificato, per ora non ha una consistenza documentata conosciuta, ma non possiamo credere che non abbia influito sul suo silenzio sugli “ebrei”. L’enciclica del 1937, di Pio XI, dal titolo “Mit brennender Sorge”(Con viva preoccupazione), segue decine di note di protesta sulla violazione del Concordato tra Vaticano e Germania di Hitler. Ma è proprio dal 1937 al 1939 che si stabiliscono le differenze tra Pio XI ed Eugenio Pacelli. Pio XI è per la rottura con la Germania, mentre il suo Segretario di Stato è sempre deciso a seguire una via diplomatica di mediazione con il regime nazista, che cercherà di recuperare ansiosamente appena diventerà pontefice. Vero che il Nunzio Apostolico ha l’equivalenza ufficiale d’Ambasciatore. Ma il potere del N.A. è molto più sostanziale e ampio, perché influisce anche sui credenti. Pertanto è ancor più consistente di quello dell’Ambasciatore Plenipotenziario di uno stato.

 

 

Cordiali saluti,

 

 

Danielle Sussmann


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