Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il governo difficile di Tzipi Livni e Napolitano in Egitto le cronache di Davide Frattini e Roberto Zuccolini
Testata: Corriere della Sera Data: 25 ottobre 2008 Pagina: 15 Autore: Davide Frattini-Roberto Zuccolini Titolo: «Israele, il no degli ortodossi alla Livni -«La pace? L'Egitto può fare molto»»
Sulle difficoltà di Tzipi Livni di formare un nuovo governo, due articoli che informano oggi, 25/10/2008. Sul RIFORMISTA, Anna Momigliano, e sul CORRIERE della SERA di Davide Frattini, a pag.15, dal titolo " Israele, il no degli ortodossi alla Livni " che pubblichiamo. Segue, sempre dal CORRIERE della SERA un breve articolo dell'inviato in Egitto Roberto Zuccolini per l'incontro tra Mubarak e Napolitano, un pezzo troppo edulcorato. Ignora l'espulsione degli ebrei di origine italiana dopo la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948 e dopo la guerra dei sei giorni nel 1967. Per gli ebrei, l'Egitto non fu mai terra d'asilo, al contrario di quanto scrive Zuccolini. Ecco i due pezzi:
Israele, il no degli ortodossi alla Livni
Dietro il fallimento delle trattative, l'ombra del rivale Netanyahu
Lo staff della premier incaricata accusa il leader del Likud di trattative segrete con i religiosi per far naufragare i negoziati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Come Alice. «Tzipi ha intrapreso un viaggio nel Paese delle meraviglie — scrive Nahum Barnea — una terra sconosciuta dove ha incontrato immoralità, stupidità, arroganza, condiscendenza, crudeltà. E si è rimpicciolita». La prima firma del quotidiano Yedioth Ahronoth, il più venduto, ha scelto un racconto d'infanzia per raccontare la politica israeliana che sembra non diventare adulta. «Che Livni venga incoronata lunedì primo ministro o che resti una candidata, l'ambizione di formare un governo con qualità diverse — pulizia, onestà, concretezza — è svanita». Le possibilità di prestare giuramento lunedì da premier — la prima donna in 34 anni, dai tempi di Golda Meir — si è allontanata, quando lo Shas ha annunciato di non voler entrare nella coalizione. Eli Yishai, il leader del partito ultraortodosso, ha usato le ultime ore prima del riposo di Shabbat per decretare il tramonto nei negoziati. «Ci siamo basati sui nostri principi. Non possiamo essere comprati e non possiamo svendere Gerusalemme», ha commentato il ministro dell'Industria, riferendosi alle trattative con i palestinesi e all'ipotesi di una divisione della città. Nelle discussioni con Livni, i religiosi hanno seguito i dettami del rabbino Ovadia Yosef, 88 anni, capo spirituale della formazione. Lo Shas chiedeva un aumento nella finanziaria per gli aiuti alle famiglie povere con molti figli e un'estensione dei poteri delle corti rabbiniche. Livni — rivela il quotidiano Haaretz — sarebbe stata pronta a concedere la giurisdizione sulle dispute civili tra le coppie, come le cause di proprietà. Nel 2006, il partito ultraortodosso aveva già tentato di ottenere più poteri per i giudici religiosi, ma era stato respinto da Ehud Olmert, il premier dimissionario, e dai laburisti: l'accordo avrebbe intaccato i diritti degli israeliani laici. Giovedì, il primo ministro incaricato aveva lanciato un ultimatum: coalizione stabile o elezioni anticipate. Domani si presenta dal presidente Shimon Peres con la decisione, il passo finale della crisi aperta dalle dimissioni di Olmert, coinvolto in uno scandalo per corruzione. L'ex avvocato e agente del Mossad potrebbe ancora tentare la strada di un governo di minoranza (con i laburisti, i Pensionati, forse Meretz) e l'appoggio esterno dei parlamentari arabi. Sta anche negoziando con un altro partito ultraortodosso, che le garantirebbe i deputati per sopravvivere. L'idea di una coalizione ristretta sarebbe osteggiata da Shaul Mofaz — sconfitto da Livni alle primarie di Kadima — e da altri leader del partito. Mofaz ha tentato di convincere lo Shas a entrare nel governo e i religiosi potrebbero ancora cambiare idea. Yishai ha fatto capire di non volere le elezioni anticipate: «La decisione è nella mani di Kadima. Se accettano le nostre condizioni, non si andrà al voto». I consiglieri di Livni accusano Benyamin Netanyahu di avere offerto allo Shas — in cambio del no — gli aiuti alle famiglie che lui stesso aveva tagliato da ministro delle Finanze. «Netanyahu è consapevole che le elezioni sarebbero in questo momento un problema per il Paese, però sono la scelta migliore per lui e per il Likud», commenta Yoel Hasson, parlamentare di Kadima e alleato di Livni. «Anche adesso che è stata bastonata — continua Barnea nell'editoriale — Tzipi rappresenta il politico più positivo in circolazione. Possiamo credere che quando ha preferito formare un governo piuttosto che andare alle elezioni, stesse pensando alle decisioni difficili da prendere nei prossimi mesi: la crisi economica e la minaccia iraniana. Ha dimostrato di essere virtuosa e di amare la patria. Nel gioco crudele che ha scelto, l'innocenza non basta». Lunedì la Knesset inaugura la sessione invernale. Sui biglietti d'invito, con la scaletta del programma, i nomi sono rimasti in bianco, si leggono solo le cariche. Gli israeliani non sanno ancora chi sarà il primo ministro ad aprire i lavori parlamentari, Ehud Olmert (che resterebbe in carica ad interim) o Tzipi Livni. Davide Frattini Eli Yishai Leader del partito ultraortodosso Shas che rifiuta di entrare nella coalizione Benyamin Netanyahu Capo del partito conservatore Likud ed ex primo ministro ❜❜ Tzipi ha intrapreso un viaggio nel Paese delle meraviglie, dove ha incontrato immoralità, stupidità, arroganza, condiscendenza, crudeltà. E si è rimpicciolita Nahum Barnea In trincea Tzipi Livni, 50 anni, ex avvocato e agente del Mossad, è leader di Kadima e premier designata (Armangue/Ap)
«La pace? L'Egitto può fare molto»
DAL NOSTRO INVIATO ALESSANDRIA D'EGITTO — La crisi economica? È vero, coinvolge tutti, ma la «collaborazione » dell'Italia «continuerà comunque». Giorgio Napolitano, appena giunto in Egitto per una visita di Stato di quattro giorni, tiene a far sapere che, nonostante tutto, il nostro Paese vuole giocare un ruolo sempre più importante nel Mediterraneo. Lo dice a proposito della «cooperazione culturale », recandosi alla Bibliotheca Alexandrina, ricostruita nel 2003 con l'ambizioso progetto di tornare ad essere la più importante del mondo. Ma lo afferma soprattutto pensando alla pace in Medio Oriente, per la quale l'Egitto gioca un ruolo chiave. Il Presidente spiega all'agenzia egiziana Mena che la filosofia italiana resta basata sul principio di «due popoli, due Stati», cioè una soluzione «che veda convivere Israele — cui devono essere offerte adeguate garanzie di sicurezza — accanto ad uno Stato palestinese indipendente, coeso ed economicamente vitale». Per realizzare quell'obiettivo Napolitano indica due «pilastri importanti»: gli accordi di Barcellona e l'Unione per il Mediterraneo, sorta sotto la spinta del presidente francese Nicolas Sarkozy. E sottolinea il ruolo dell'Egitto per la realizzazione di entrambi i progetti, anche perché, nei prossimi due anni, sarà copresidente dell'Unione per il Mediterraneo. L'Italia, ha insistito, vuole intensificare i rapporti con questo Paese fino ad affermare un «autentico partenariato », proprio per affrontare lo snodo fondamentale della pace in Medio Oriente. Dopo la visita alla Bibliotheca Alexandrina, il capo dello Stato si è recato presso il Consolato italiano per incontrare la comunità italiana. E lì ha ricordato che durante il fascismo proprio in Egitto si rifugiarono molti perseguitati: «Fra loro ricordo, per averli conosciuti al loro rientro in Italia, Paolo Vittorelli, Renato Mieli, Fausta Terni Cialente: un trionfo di memorie ». Questa mattina Napolitano visiterà il sacrario di El Alamein, nel 66˚ anniversario della battaglia, prima di raggiungere Il Cairo. Roberto Zuccolini Medio Oriente Il presidente Napolitano, in visita ad Alessandria
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