Trattative tra Hamas e Fatah, promosse dall'Egitto un editoriale
Testata: Il Foglio Data: 24 ottobre 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Mi manda Mubarak»
Da Il FOGLIO del 24 ottobre 2008 un articolo sul dialogo tra Hamas e Fatah."La cautela è d’obbligo", vi si legge "anche perché, come sempre accade con i sostenitori del dialogo a tutti i costi, non è dato sapere che cosa succede se il dialogo poi fallisce". Il problema, ci sembra, non è però soltanto questo. E' anche quello dei contenuti del dialogo e dell'eventuale accordo finale. Si tratta di sapere se una pacificazione tra le due fazioni palestinesi porterebbe a un successivo dialogo con Israele o a un pieno allineamento di Fatah alla linea oltranzista di Hamas.
Ecco il testo:
La nuova fase obamiana del “dialogo innanzitutto” è iniziata ben prima di questo ultimo rush elettorale. Ne è prova l’avvio dei colloqui di pace tra due avversari feroci: Hamas e al Fatah, che soltanto diciotto mesi fa si sono sbranati nella Striscia di Gaza. Il rais egiziano, Hosni Mubarak, sta tentando di replicare quell’accordo della Mecca, orchestrato dall’Arabia Saudita, che fu sottoscritto poco prima della guerra fratricida palestinese, ma pare non avere più fantasia dei predecessori sauditi. L’accordo infatti prevederebbe garanzie reciproche per elezioni politiche e presidenziali e altre clausole paritarie. Ma non si sono modificate le premesse che hanno portato alla crisi – incluso il rifiuto di Hamas di riconoscere Israele – e la “svolta storica” appare lontana. Ci sono però due elementi da sottolineare: il capo della sicurezza di Fatah, Tirawi, è stato defenestrato da Abu Mazen. Tirawi è un arcinemico di Hamas e il suo allontanamento è stato visto da alcuni come un segnale che Fatah voglia provarci davvero a dialogare con Hamas. In secondo luogo, il presidente israeliano Shimon Peres ieri è volato a Sharm el Sheick per incontrarsi con Mubarak, segnalando così un’apertura nei confronti dell’iniziativa. Di certo questo non basta a decretare una nuova serietà di Mubarak nei confronti della pacificazione della regione. La cautela è d’obbligo, anche perché, come sempre accade con i sostenitori del dialogo a tutti i costi, non è dato sapere che cosa succede se il dialogo poi fallisce.
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