Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Presunti jihadisti sostengono: ad Al Qaeda converrebbe una vittoria di McCain replica sdegnata degli uomini del candidato repubblicano:"lui è l'unico a poter guidare il Paese in guerra"
Testata: Corriere della Sera Data: 23 ottobre 2008 Pagina: 14 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Al Qaeda: «Se vince McCain è meglio per noi»»
Dal CORRIERE della SERA del 23 ottobre 2008 un articolo di Guido Olimpio sulla valutazione, espressa da presunti jihadisti, che ad Al Qaeda converrebbe una vittoria elettorale di John McCain:
WASHINGTON — La crisi che attanaglia Wall Street è un inno alla gioia per Al Qaeda. I terroristi considerano che il crollo sia anche merito loro avendo costretto l'America a dissanguarsi dall'Afghanistan all'Iraq. E in omaggio al teorema, suggeriscono, sarebbe conveniente per loro una vittoria di McCain «l'impetuoso », in quanto proseguirebbe le «fallimentari» campagne militari di Bush. Ciò è quanto sostengono alcuni presunti jihadisti intervenuti sul sito Al Hesbah. Pareri intercettati ieri dal Washington Post ma in realtà da tempo sulla rete. I qaedisti aggiungono che un attentato alla vigilia delle elezioni potrebbe favorire la vittoria repubblicana. E' la «October Surprise», la sorpresa d'Ottobre. Alcuni la temono, altri ritengono che neppure un attacco potrebbe distogliere gli americani dall'emergenza economica. E' probabile che Bin Laden o Al Zawahiri vogliano intervenire sulle elezioni. Anzi, gli esperti si chiedono perché non siano ancora apparsi. Osama lo fece il 28 ottobre 2004 diffondendo un video con il quale diceva che a lui non importava chi fosse il vincitore — Kerry o Bush — e che «la sicurezza era nelle mani di ogni singolo stato americano». Un'apparizione che avrebbe spostato molti consensi in favore del repubblicano. Sempre in quella occasione Bin Laden aveva spiegato: «E' facile provocare questa amministrazione. Basta mandare due mujaheddin in un angolo remoto e sventolare uno straccio con scritto Al Qaeda. A quel punto i generali correranno lì e ciò provocherà sofferenze economiche ed umane all'America... ». Gli islamisti fanno il medesimo ragionamento ed esultano per i conti in rosso dei nemici. Un disastro evocato, in tempi non sospetti, dal duo Osama-Zawahiri. Reagendo alla provocazione gli uomini di McCain hanno dichiarato con sdegno: «Lui è l'unico a poter guidare il Paese in guerra». Affermazione che conforta i suoi ma anche la visione degli estremisti. Quanto ad Obama — che ieri ha messo in guardia sulla minaccia incombente — i seguaci di Bin Laden appaiono cauti. La sua volontà di ritirare i soldati dall'Iraq può aiutarli: il giorno dopo, malgrado siano stati ridimensionati, sosterranno di aver vinto. Ma non avranno tempo per festeggiare perché il democratico ha già promesso più impegno sull'asse Afghanistan- Pakistan
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