|
|
||
L’equivoco Alain Elkann
Bompiani Euro 16,50
In una tela romanzesca come quella di Alain Elkann, ispirata alle sottili ambiguità dei comportamenti umani, assume uno spicco particolare la storia intitolata “L’equivoco”: per la complessità dell’intreccio e per la novità dell’argomento.
Balza subito all’occhio che si tratta d’un romanzo di vecchi i quali, sebbene malazzati e visitati da pensieri funesti, non hanno perso il gusto di vivere e si concedono perfino azzardi sentimentali. Vecchio è Vanni, un letterato privo di illusioni e incline a recitare con ironia la parte del punitor di se stesso, che capita nella villa di Mario, suo antico compagno d’armi, a chiedergli ospitalità.
Non si vedevano da oltre mezzo secolo eppure Mario, dopo la prima sorpresa, si arrende alla curiosità e pensa di trovare nel coetaneo una gradevole compagnia. E’ vedovo e i due figli di primo letto della moglie Ada vivono per lo più lontani. Scopriremo via via che quella donna scomparsa continua ad animare la casa come un fantasma e rappresenta per gli amici ritrovati un forte, occulto legame.
Vanni, seduttore nato, incanta tutto l’andirivieni di Villa Lattes, alle porte di Torino: sono uomini e donne, familiari, conoscenti, medici, che gli danno l’idea “di essere finito tra le pagine di Balzac”. Ma porta in sé una cocente ferita che ha condizionato la sua esistenza, le sue stesse dissipazioni amorose e pigrizie intellettuali. “Credo di non essere mai riuscito veramente a scrivere – afferma in un momento di sofferta lucidità – perché non si può scrivere nulla di grande se si nascondono le cose che si dovrebbero dire”.
Siamo così ricondotti, sul filo della memoria, ai giorni che seguirono l’8 settembre del 1943, nella Roma dell’attentato di via Rasella e della razzia tedesca nel Ghetto. Per una distrazione non esente da una punta di risentimento, di cui non valutava le conseguenze, Vanni ha denunciato e condannato alla deportazione una giovane ebrea. (Sapremo poi che la donna, della quale era invaghito, era sorella di Ada).
A quel primo equivoco, altri seguiranno, coinvolgendo in varia misura i personaggi del libro. Sulle frivolezze e sui rituali che velano anche le reali inquietudini di quel mondo facoltoso e snob, si allunga dunque l’ombra luttuosa delle persecuzioni razziali. Nessuno conosce i trascorsi di Vanni, nessuno riesce a immaginare quali ragioni lo abbiano portato a Villa Lattes, perché ami aggirarsi nel cuore della città subalpina (disegnata con partecipe fervore) stordendosi con micidiali bevute.
Non è corretto rivelare il colpo di scena che scioglie gli intricati nodi della vicenda, restituendo al protagonista una risicata innocenza e assolvendo la sua irrequietezza di tardo adolescente. Messi insieme tutti i tasselli della storia, lo vedremo partire in gran segreto con Mario e il medico di famiglia – una macchinata di vecchi estrosi – verso le spiagge della Versilia, fuggiaschi dalle chiacchiere, dai compromessi e dagli intrighi del palazzo avito.
Un romanzo singolare, questo di Elkann, che costruisce con mano leggera una piccola saga familiare, incalzata dal pimento del “giallo” e permeata da una acidula allegria. Una dissonanza nella quale mi sembra di cogliere il significato ultimo dell’Equivoco e che lo consegna alle pagine più impegnate e meditate del suo autore.
Lorenzo Mondo
Tuttolibri – La Stampa
|
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |