Cari amici,
P. Guempel S.I. è soltanto postulatore della causa di beatificazione di Pio XII. Punto e a capo. Il gesuita sa benissimo che nella Chiesa cattolica c'è una perfetta divisione dei lavori e nessuno può azzardarsi nell'esorbitare dalle proprie competenze. Quindi bisognerebbe aspettarsi che il superiore di detto Padre, smentisca pubblicamente quanto ha detto il suo subalterno.
La questione su cosa è scritto a Yad Vashem su Pio XII è discutibile fin che si vuole, ma P. Guempel non può parlare a nome di Benedetto XVI, né può fare il processo alle sue intenzioni.
Se poi P. Guempel intende scatenare di nuovo un'ondata antisemitica, tirando fuori la storia di Ben Pantera, stia attento, perché anche se gesuita, può essere tacciato quanto meno di essere un ignorante:
1. Nell'ebraismo non esistono dogmi di fede, né sono mai esistiti e quindi ognuno è libero di dire o scrivere ciò che vuole. L'opinione di ciascuno vale tanto quella degli altri, salvo che non riesca a dimostrare una tradizione ininterrotta.
2. Il nome Yeshuah era comunissimo fra gli Ebrei, perché è la traduzione aramaica di Giosuè. Quindi è indimostrabile che si tratti proprio di Gesù Cristo.
3. Consiglierei P. Guempel di studiare più a fondo la questione ebraica; intanto potrebbe cominciare a leggere ciò che ha scritto il suo confratello P. Katunarich.
4. Se poi insiste e non ritratta, si può sempre andare a consultare "La Civiltà Cattolica", specialmente nel periodo del fascismo e delle leggi razziali. Così si potrà vedere cosa si scriveva in quel periodico contro gli Ebrei.
6. Tengo a far notare ai lettori che "La Civiltà Cattolica" è stata sempre controllata e revisionata prima della pubblicazione dal Vaticano (altro che C.C. del PCUS, come aveva detto un monsignore!). L'unico periodo in cui il controllo fu allentato, fu durante il pontificato di Paolo VI. Ma la rivista e i gesuiti forzarono talmente la mano, che Giovanni Paolo II commissariò la Compagnia di Gesù sotto lo stretto controllo di P. Dezza S.I. (che poi divenne cardinale).
In quanto alla faccenda di Pio XI, con Pacelli Segretario di stato, andrei molto cauto nel difendere Pio XI e accusare Pio XII di aver occultato le carte fatte elaborare da Pio XI contro le leggi razziali. C'è un libro di Passelecque, che tratta la questione di tali documenti. Purtroppo questo libro è finito in soffitta dopo il trasloco (e non so in che scatola si trovi). Pare che si sarebbe dovuto condannare l'antisemitismo e non l'antigiudaismo. Bisognerebbe controllare la predica di Pasqua 1940 del Patriarca di Venezia card. Piazza che parlava ancora di "ebrei deicidi".
In quanto alla questione delle leggi razziali l'unico vescovo che parlò chiaramente fu Mons. Antonio Santin, vescovo di Trieste. Quando furono promulgate le ignobili leggi, egli ebbe il coraggio di recarsi a Palazzo Venezia per dire a Mussolini di aver commesso un'ingiustizia e difese gli Ebrei in quanto Ebrei e non soltanto la questione dei matrimoni misti, come ufficialmente fece la Chiesa. Com'era da prevedersi non ottenne nulla, ma intanto ebbe il coraggio di affrontare Mussolini faccia a faccia. Soltanto dopo la sua protesta Mons. Santin di recò in Vaticano a riferire al Papa, che approvò la sua azione.
In quanto alla questione se Benedetto XVI abbia bloccato la causa di beatificazione per tenere buoni gli Israeliani, andrei un po' cauto nel fare una tale valutazione. Avevo già scritto tempo fa che la famiglia Ratzinger era antinazista e Joseph Ratzinger sr. riuscì a far fuggire parecchie persone, in quanto era ispettore di polizia. Inoltre non bisogna scordarsi che un parente di Ratzinger fu eliminato dai nazisti perché aveva una grave malattia. Non sapremo mai se il Papa ha ancora qualche ragionevole dubbio in merito al silenzio di Pio XII.
Sicuramente però la valutazione del silenzio di Pio XII dev'essere valutata secondo un rigoroso principio che però non sempre dà un risultato:
Qui tacet non semper consentire videtur, solum in favorabilibus, sed non in odiosis. Chi tace non sembra che acconsente sempre, soltanto nelle cose favorevoli, ma non in quelle odiose. Ovviamente questo principio non basta, ma occorono le prove documentali.
Per finire e non abusare troppo della pazienza dei lettori, è bene dire e ribadire ancora una volta: i documenti di Pio XII, non solo di quando era Papa, ma anche cardinale, vescovo, sacerdote, seminarista, devono essere tutti pubblicati. E' una norma canonica, non uno sfizio per curiosare e sparlare. Chiedetelo all'apposita Congregazione vaticana e vedremo se qualcuno oserà obiettare che non è vero. Quindi non basta sapere se Eugenio Pacelli nel corso della sua vita era devoto, pregava, faceva mortificazioni, praticava la carità, salvava ebrei, partigiani, ecc.. ecc., ma anche che cosa ha scritto nel corso della sua vita. Quindi non solo fino al 1945, ma anche fino al 1958. Se poi si potrà fare questo lavoro presto o occorrerano decenni, non ha alcuna importanza. Dev'essEre fatta , perché è stata fatta per altri ed è incomprensibile perché non lo si faccia per Pio XII.
Grazie per la cortese attenzione e saluti
lettera firmata
P.S. La norma sulla pubblicazione degli scritti risale agli inizi del '900