Mordecai Richler Le meraviglie di St. Urbain Street 20/10/2008
Le meraviglie di St. Urbain StreetMordecai Richler
Traduzione di Franco Salvatorelli
AdelphiEuro 16,50
Una città, un quartiere, una strada che riassumono un mondo intero. In Le meraviglie di St. Urbain Street Morderai Richler raccoglie dieci racconti che ruotano attorno alla strada (The street è il titolo originale) della sua adolescenza nel ghetto ebraico di Montreal.
Ci sono un nonno rabbino fuggito in Canada dallo Shtetl lituano, un ambiguo profugo tedesco che prende una camera in affitto, un comunista che nel suo bar tabacchi cerca invano di conquistare alla causa gli avventori, lo sfortunato reduce che sposa Bella la brutta, la guerra (“alcuni di noi persero fratelli e cugini, ma in Canada non c’era mai andata così bene”), l’adesione ai giovani comunisti o alla gioventù socialista sionista solo per incontrare ragazze, l’antisemitismo segregazionista del Canada anteguerra, le mamme ebraiche “che avevano vantato la salute dei loro bambini ora nei figli grandi bramavano sopra ogni cosa i piedi piatti, l’astigmatismo, un soffio al cuore, una bella ernietta” per non farli arruolare. L’amico di Duddy Kravitz (il protagonista del primo romanzo di successo di Richler) qui dodicenne, affitta ai coetanei i suoi manuali L’arte del bacio e Come fare l’amore. Vicende e personaggi, non sempre e necessariamente comici, si susseguono senza un ordine preciso, e restituiscono al lettore la vitalità ombrosa di una comunità che sa di essere sfuggita alla tragedia, ma ne sente sempre l’incombere.
Chi nella Versione di Barney si era esaltato solo per il Richler portabandiera del “politicamente scorretto” potrà restare deluso. Chi invece ha apprezzato la voce del narratore autentico, la ritrova qui con il suo timbro medianico, capace di far parlare tutto un universo oggi scomparso. E’ il mondo dell’infanzia, che lo scrittore rievoca con nostalgia asciutta, con l’affetto che si deve ai luoghi e alle persone che era inevitabile e doveroso abbandonare.