L'Iran non ce l'ha fatta l'analisi di Danielle Sussmann
Testata: Informazione Corretta Data: 19 ottobre 2008 Pagina: 1 Autore: Danielle Sussmann Titolo: «L'Iran non c'e l'ha fatta»
Un sospiro di sollievo, benché…una notizia tanto buona quanto attesa, non abbia trovato il corrispettivo interesse sui quotidiani italiani. Forse perché Romano Prodi è ancora in Iran? Forse perché la platea vippatoria sprizza gioia novella per la presenza in Italia della siriana Asma Al-Assad? Un articolato rapporto di due pagine sul Jerusalem Post on-line, invece, ci informa. Per l’Asia – come ci si aspettava, scrive il JP – il seggio al Consiglio di Sicurezza delle NU è andato al Giappone con 158 voti rispetto ai 32 ottenuti dalla Repubblica Islamica. Soddisfazione della leader di Kadima, Tzipi Livni, la cui critica alla candidatura dell’Iran si somma a quella dell’Ambasciatrice di Israele alle NU Gabriela Shalev. Quest’ultima si è congratulata con i paesi neo-eletti al Consiglio, esprimendo le sue perplessità per la candidatura iraniana: “ Il solo fatto che l’Iran, un paese che ha ripetutamente minacciato di cancellare Israele dalle mappe, sia arrivato a candidarsi al Consiglio di Sicurezza, uno strumento che ha l’incarico di mantenere la pace e la sicurezza internazionali, è in sè un’idea intollerabile ed inaccettabile.” Anche l’Ambasciatore britannico John Sawers ha espresso soddisfazione per il risultato del voto: “Ci tengo ad evidenziare quanto sia positivo che l’Iran si sia assicurato solo 32 voti…è un segnale molto importante che dimostra le preoccupazioni dell’intera comunità dei membri delle NU sulle azioni dell’Iran. Se l’Iran fosse entrato al Consiglio di Sicurezza a causa di un ampio consenso determinato da un errore di giudizio, avrebbe bloccato ogni concreto lavoro del Consiglio.” Anche il Vice Ambasciatore degli Stati Uniti Alejandro Wolff ha manifestato la sua soddisfazione per i risultati delle elezioni. “E’ importante ed incoraggiante che l’Iran comprenda che le sue sistematiche violazioni delle risoluzioni internazionali vincolanti emesse dal Consiglio di Sicurezza si sono riflettute in questo minimo risultato che ha ottenuto.” Naturalmente, la diplomazia iraniana ha rilasciato una dichiarazione in cui lamenta che il voto è stato condizionato “dalle sue inadeguate opportunità all’interno delcompetitivo gruppo asiatico…da un comportamento ostile e da unauna falsa campagna di propaganda da parte dei più importanti poteri. L’Iran continuerà a chiedere che si cambi perchè è necessario avere un Consiglio di Sicurezza più democratico e più rispondente alle realtà dell’era attuale”. Intanto, l’UNSC (Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) starebbe preparando tre pacchetti di sanzioni contro il programma nucleare dell’Iran. Ricordiamo l’importante contributo di Ban Ki-Moon che si è espresso a sfavore dell’Iran, ma anche il fallimento della campagna di Ahmadinejad che aveva affermato sprezzantemente alla newyorchese Public National Radio che l’Iran godeva del sostegno dei 118 Paesi non Allineati e dei 57 Paesi della Conferenza Islamica. ???!!! All’analisi, le possibilità dell’Iran di vincere il seggio asiatico contro il rivale Giappone, erano viste ampiamente come scarse: la sua vittoria avrebbe richiesto il sostegno di due terzi dei paesi membri dell’Assemblea Generale nel ballottaggio segreto. Tuttavia, gli esperti affermano che l’aver partecipato alla corsa, è stato già sufficientemente premiante per l’Iran che avevaannunciato la sua candidatura nel settembre 2007.Ian Hurd, studioso politico alla Northwestern University di Chicago ed autore di studi sulla legittimazione e il potere al Consiglio di Sicurezza, afferma che: “ Come per molti governi, anche l’Iran considera un vantaggio poter figurare come un outsider che sfida lo status quo. L’Iran potrebbe voler mettersi in gara per perdere pur di mantenere lo status di outsider.” Per quanto il Tajikistan e il Pakistan abbiano spesso affermato di offrire il loro sostegno all’Iran (il Pakistan!!!) pochi si aspettavano che la questione superasse il primo ballottaggio. Malgrado ciò, il governo italiano ha fatto passare (in questa settimana) una risoluzione intesa a bloccare l’elezione iraniana sulla base delle sanzioni, se la sua candidatura fosse andata oltre. Viene ricordata Fiamma Nirenstein, vice presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, che questa risoluzione ha voluto: “Questa risoluzione incoraggia un’azione europea decisiva e congiunta a salvaguardare non solo la decenza dell’argomentazione internazionale, che deve essere ripulita da ogni accento antisemita ed antioccidentale, ma anche la credibilità del Consiglio di Sicurezza”. Per l’Europa, hanno ottenuto il seggio la Turchia come ponte tra Europa ed Asia, l’Austria (mentre la favorita era l’Islanda, prima della recessione economica che l’ha abbattuta), l’Uganda (per l’Africa) e il Messico (per il SudAmerica). Possiamo tirare un sospiro di sollievo per l’uscita di scena di Haider, unico vero politico di spessore della fazione di estrema destra sostenuto dai poteri economici conservatori in Austria, perché ora ci sono buone probabilità che i due partiti di estrema destra, xenofobi, antisemiti e sostenitori dell’Iran, non possano riuscire a far eleggere tra le loro fila il nuovo Cancelliere austriaco. Ricordo che l’Austria è in una posizione geopolitica-strategica di vitale importanza e che a Vienna hanno sede sia l’A.I.E.A. (l’agenzia per il nucleare) che l’OPEC.