domenica 24 novembre 2024
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“Critiche” alle mie su Pio XII e Sergio Romano

Ripubblichiamo una lettera di critica alle osservazioni di Danielle Sussman sull'articolo di Sergio Romano sulla memoria della Shoah, seguita dalla risposta di Sussman

Dalla lettera di tale Sussman sull'articolo di Romano:

Senza dimenticare l’antisemitismo occidentale. “L’importanza crescente del genocidio ebraico nel dibattito pubblico e il modo in cui è stato evocato per giustificare la politica israeliana nella questione palestinese...”. 

Cioe', per voi questa teoria e' antisemita?

Boh, mi pare che per voi sia tutto antisemita. Ma perche'?Cui prodest bollare di antisemitismo qualunque opinione? 

Perche' poi prendersela con Romano e farlo apparire come un pazzo antisemita filo-terrorista mentre questa idea e' diffusissima e dibattutissima anche in Israele (dove vivo e lavoro da tempo) su libri e giornali senza che nessuno sia mai stato accusato di antisemitismo per avere avanzato l'idea che, a partire da un certo periodo, gli anni sessanta, l'olocausto sia stato anche usato come arma politica per dare maggiore legittimazione alle politiche governative di Israele, oltre che della sua stessa esistenza.

Dico io, e solo per citare l'esempio forse piu' famoso, e' pure la tesi centrale del Settimo Milione di Tom Segev. Tom Segev, mica Ahmadinejad e neppure Ilan Pappe o Finkelstein o Chomsky...
lettera firmata

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Di seguito, la risposta di Danielle Sussman:

Ho inserito “critiche” tra virgolette, perché la vera critica non si manifesta pancialmente. Le repliche al mio documentato intervento su Pio XII sono un’evidente reazione di stampo fideistico fanatizzante, attitudine comune a chi sostiene  ciecamente una posizione. Per quanto mi riguarda: che si beatifichi e santifichi Pio XII, mi è assolutamente indifferente. E’ una scelta inerente alla Chiesa cattolica. Ma che lo si beatifichi e santifichi sulla base di una memoria storica che non è propria di quel papa, propagandone meriti che i fatti evidenziano non essere tali, è un altro discorso. Agli storici – e a chi vuole realmente conoscere i fatti - preme la realtà documentata, non l’affermazione di ulteriori dogmi. Se l’apertura totale dell’Archivio vaticano sul periodo contestato, 1939-1945, sarà aperto a tutti (!) gli studiosi, e si confermeranno i meriti di quel pontefice, tanto di cappello. Fino ad allora, rimangono i fatti ad oggi noti. E’ marcante che in seno alla stessa comunità cattolica, studiosi di conclamato valore si siano espressi negativamente sul ruolo di Pacelli prima e subito dopo il suo pontificato. Tutto il periodo seguente è ancora secretato, e questo offre solo spunti a dubbi sui meriti reali di Pio XII. Con lo stesso piglio (di pura contestazione ad un’opinione in questo caso), scrive l’autore di “strane critiche”. Innanzitutto, le due frasi stralciate (dalla mia replica a Sergio Romano, e dalla risposta dello stesso ai lettori del Corriere) non sono affatto consecutive. La mia era a conclusione di una frase precedente, di un concetto a sè. La frase che ho stralciato da Romano è servito al concetto più ampio della distorsione di Romano su Israele (basterebbe leggere gli atti sul Medio Oriente dell’Assemblea delle Nazioni Unite, da parte dei rappresentanti dei paesi arabi e musulmani per ritrovare pari pari le stesse affermazioni e concetti), in aggiunta al concetto caro ai Finkelstein. Tom Segev e Pappe, che hanno rappresentato un periodo di breve dibattito in Israele (in quel che è stato denominato il gruppo de “i nuovi storici”) – proprio perché smontato dagli studiosi di storia ben più accreditati – hanno fortuna, guarda caso in Italia, dove pur di giustificare la sua politica filoaraba, il nostro paese ha in tali elementi le sue punte di riferimento. L’antisemitismo non è una bolla che si dà ad ogni opinione, e non c’entra il “cui prodest”. Vi sono regole basi per determinare l’antisemitismo, la principale delle quali è “vedere solo in Israele e negli ebrei le colpe ed ogni responsabilità”. C’è chi lo fa apertamente, c’è chi lo fa subdolamente come l’ex ambasciatore. Quando mai si è dato del “pazzo antisemita” a Sergio Romano? E’ un lucido portavoce degli arabi e dell’Iran. E della Russia non dimentichiamolo. Appartiene alla corrente mai defunta della Real Politik. Tecnicamente, non ha torto, a causa del  ritorno dell’arroganza russa e dei suoi alleati paesi musulmani che vogliono cancellare Israele dalla mappa geografica e più ad occidente, paesi sudamericani che, già si sono resi rei di crimini antisemiti, e che hanno stretto un patto di ferro con i nemici di Israele e degli Stati Uniti. Tuttavia, è necessario non dimenticare che Israele non si lascerà cancellare dalla faccia della terra e gli ebrei non sono più tanto pii da farsi incolonnare senza reagire verso nuovi campi di sterminio. Il “Mai più”, per gli ebrei non è uno slogan, ma una regola fondamentale. Infine, se davvero “strane critiche”  vive in Israele, vorrei solo ricordargli che nello Stato esiste un dibattito pluralista, come in ogni vera democrazia, e non solo opinioni schierate  come quelle uniche che ci vengono spacciate in Italia quando deleterie ad Israele. E’ questa strumentalizzazione – insieme alle tante manipolazioni sugli accadimenti – ad accusare di antisemitismo chi le sfrutta. Ringrazio la redazione di IC che ha anticipato parte della mia replica.

Cordiali saluti,

 

 

Danielle Sussmann

 

 

(grazie per avermi fatto sorridere con “…tale Sussmann”. Quando l’intento a screditare si manifesta in modo tanto infantile, si sviluppa un generoso senso materno)



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