Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Lo scrittore Orhan Pamuk chiede alla Turchia maggiore libertà di espressione alla Fiera del libro di Francoforte
Testata: Corriere della Sera Data: 15 ottobre 2008 Pagina: 49 Autore: Ranieri Polese Titolo: «Pamuk alla Turchia: più libertà»
Dal CORRIERE della SERA del 15 ottobre 2008:
FRANCOFORTE — A Francoforte era arrivato la prima volta nel 1990, per la traduzione del romanzo Il castello bianco; quindici anni dopo era tornato per ricevere il Friedenspreis. Ieri Orhan Pamuk era qui, alla cerimonia ufficiale di apertura della Fiera che quest'anno ha la Turchia come Paese ospite. Seduto al tavolo vicino al presidente Abdullah Gül, lo scrittore premio Nobel ha ricordato il passato di quando, giovane scrittore, si vedeva ignorato: «Allora la Turchia non interessava». Ma ora che grazie al Nobel del 2006 e al grande dibattito sull'ingresso del Paese in Europa tutti conoscono e considerano la Turchia, Pamuk ha deciso di dire davanti al presidente tutto quello che non si deve ignorare. Così, prima ha parlato per tutti quegli scrittori che negli ultimi cent'anni sono stati imprigionati, uccisi, costretti all'esilio, messi a tacere. Poi, passando al presente, ha detto: «Ancora oggi l'articolo 301 del codice penale viene usato per denunciare e processare scrittori e giornalisti. Lo hanno impiegato anche contro di me, per intimorirmi». Intimorito, Pamuk, non lo è. Così ha proseguito nella sua requisitoria sulla prassi del governo e di chi detiene il potere di punire gli intellettuali scomodi, di rendere impossibile la libertà di espressione. «YouTube e molti altri siti internet sono vietati in Turchia» ha detto. Lo ha provato lui stesso, quando, dovendo fare ricerche in rete nell'ultimo anno per un libro che stava scrivendo, cercava notizie su film turchi del passato: impossibile aprire quei siti. «E questo le autorità lo sanno bene». Mentre Gül si vedeva costretto ad ascoltare queste critiche, Pamuk ha concluso il suo discorso — in turco, in cuffia veniva diffusa la traduzione in inglese e tedesco, poi a conferenza finita è stato diffuso il testo tradotto — dichiarando che, nonostante tutto questo, scrittori ed editori non hanno perso entusiasmo. Lo testimonia la varietà di opere pubblicate, la presenza a Francoforte di tante case editrici, la ricchezza delle librerie di Istanbul. Per questo non si deve cessare di impegnarsi per la libertà di espressione. A Gül, che parlava dopo Pamuk, non restava che dire che molti passi sono stati compiuti, ma che ancora c'è molto da fare. Ma intanto, a nome di tutti i turchi, ringraziava solennemente Pamuk, che è l'orgoglio di tutto il Paese. A salutare il presidente turco e lo scrittore famoso era venuto da Berlino il vicecancelliere e ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, probabile candidato Spd per le elezioni del 2009. Già in clima preelettorale, Steinmeier ha dichiarato — contro le convinzioni della Kanzlerin Angela Merkel — di essere sempre stato favorevole all'ingresso della Turchia in Europa. Dunque, Francoforte 2008 non parla solo di libri. La politica, ieri, ha avuto il sopravvento. E anche la televisione, visto che tutti i giornali hanno continuato a dare grande risalto alle esternazioni di Marcel Reich-Ranicki, il più importante critico letterario tedesco, che durante la serata di consegna del Fernsehpreis (domenica sera, su Zdf) ha rifiutato il premio alla carriera. Spiegando che non aveva mai visto in vita sua «così tante cazzate». Il fatto è che il venerabile Marcel, 88 anni, aveva dovuto aspettare oltre due ore prima di essere chiamato sul palco. Vedendo sfilare davanti a sé cuochi, conduttori di quiz, personaggi di talk-show, eccetera. Alla fine, irato, ha detto che quel premio — un obelisco trasparente — se lo potevano tenere. E che aveva passato una serata orribile. Per riparare il tutto, era intervenuto Thomas Gottschalk, presentatore di Wetten das - Scommettiamo che, che ha convinto Reich-Ranicki a tornare in tv venerdì sera, per un faccia a faccia sulla situazione della tv e sulla sua poca (o nessuna cultura). Da lunedì, comunque, il dibattito infuria. La tv produce solo spazzatura, è fatta da carrieristi senza scrupoli, fa schifo. Questo lo ha scritto sulla «Frankfurter Allgemeine » Helke Heidenreich, che ha detto di vergognarsi di lavorare — conduce un programma di libri — per la Zdf. Sembra che non le rinnoveranno il contratto. Contro il «papa» della critica sono intervenuti i signori della televisione, che hanno definito «esagerato e arrogante » il suo comportamento. Una critica sommaria non è una critica, hanno detto. Il vecchio intellettuale non sa di cosa parla. Loro offrono al pubblico programmi di qualità e popolari in proporzioni soddisfacenti. Sul caso dei premi è intervenuto anche il direttore della «Welt», Thomas Scheid, cercando in un editoriale apparso ieri di spiegare come si è arrivati a questo punto. Per i primi decenni dalla fine della guerra, radio prima e poi la tv assolvevano un compito pedagogico. Erano rigorosamente statali, proponevano programmi culturalmente validi affidati a persone preparate. E il tutto era controllato dallo Stato, per evitare ogni propaganda politica. Poi, con la tv commerciale, è arrivata la liberalizzazione. Decine di canali, a ognuno il suo programma: il reality come le trasmissioni sull'archeologia. Ma la cosa non è andata così: ossessionate dall'audience e dalla concorrenza, le varie reti hanno abbassato vertiginosamente il livello, col risultato di produrre «trash e ripetitività ». Per i lettori che scrivono ai blog dei giornali, questa è finalmente l'occasione di dire che la tv, così com'è, fa schifo. La discussione prosegue. Ma intanto, Reich- Ranicki quel premio a forma di obelisco l'ha lasciato lì. A differenza di Giulio Andreotti, che invece espone nel suo studio i Telegatti vinti. Insieme
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