Il bue che dice cornuto all'asino la polemica tra Marcello Lippi e Moni Ovadia
Testata: La Stampa Data: 15 ottobre 2008 Pagina: 39 Autore: un giornalista Titolo: «“Niente politica” E Lippi dice no al dvd sulla Shoah15»
E' assurda la motivazione con la quale Marcello Lippi ha rifiutato di comparire in un video sul nazismo propostogli da Moni Ovadia. La faziosità politica, con la condanna di fascismo e nazismo e con la memoria della Shoah non c'entra nulla. Detto questo, a Ovadia vorremmo chiedere come concilia la sua giusta condanna dei totalitarismi "di destra" del Novecento con la difesa a oltranza del comunismo e con l'adesione alle parole d'ordine dell'odio per Israele, cavallo di battaglia del fondamentalismo islamico, il totalitarismo genocida (almeno nelle aspirazioni di un Ahmadinejad, ma anche di Hamas che nel suo statuto prevede ed auspica lo sterminio degli ebrei nel giorno del giudizio) dei nostri giorni.
Ecco il testo:
Marcello Lippi non dà la formazione e non parla di nazismo: sapevamo da sempre la prima cosa, la seconda l’abbiamo appresa ieri quando il ct, prima di trattare della partita contro il Montenegro, ha spiegato che non parteciperà al dvd realizzato dall’attore, musicista e regista Moni Ovadia sulla Shoah se lo faranno parlare di altro che non sia la sua condanna del razzismo. «Ovadia - ha raccontato Lippi, con una certa irritazione - mi ha chiamato lunedì per dirmi che aveva apprezzato le mie parole contro il razzismo e che gli sarebbe piaciuto che le ripetessi in una videocassetta da distribuire nelle scuole. Ho dato la mia disponibilità. Invece ho letto e ho sentito che dovrei parlare di nazismo e fascismo. Ho le mie idee ma sto nel calcio da quarant’anni è non mi sono mai schierato politicamente nè intendo farlo ora: quando avrò smesso con questo mestiere potrà darsi che ci pensi ma finchè alleno non mescolo la politica allo sport. Quindi se qualcuno crede che mi presti a qualcosa che non sia semplicemente spiegare ai ragazzi quanto è sbagliato ogni tipo di razzismo, è caduto in un grosso equivoco». Insomma il progetto non gli interessa. Moni Ovadia ne ha preso atto. Con stupore. «Evidentemente Lippi non ha capito o mi sono spiegato male - dice il regista che da anni porta in palcoscenico racconti, storielle e in generale la cultura ebraica -. A lui, come a Jovanotti, Antonio Albanese, Ligabue e alle altre persone che ho contattato ho detto subito che si trattava di un lavoro sulla Shoah, quindi è inevitabile che si parli di nazismo e di fascismo almeno per quanto riguarda le leggi razziali promulgate in Italia settant’anni fa. Il dvd sarà il supporto didattico ad un libro per gli insegnanti delle scuole che vorranno affrontare con i ragazzi quel pezzo di Storia. Ho spiegato a Lippi che mi erano piaciute le sue parole e quindi avevo pensato a lui come a un "testimone", a un lettore di pagine tratte da Primo Levi o da altri autori. Non gli ho mai detto che il suo contributo sarebbe stato nel ripeterle davanti alla mia telecamera». Ma perchè voleva Lippi? «Perchè dette da uno come lui le parole hanno un impatto forte sui giovani, i ragazzi ascoltano con attenzione i protagonisti dello sport. Mi dispiace se ha cambiato idea, del resto chiunque è libero di partecipare o di tirarsi indietro. Comunque prima di annunciare la sua disponibilità gli avevo chiesto il permesso di farlo e me l’aveva dato». Ovadia è perplesso. «Mi chiedo - dice - come sia possibile schierarsi così nitidamente contro il razzismo e rifiutarsi di farlo contro il nazismo che ne è stato l’espressione più tragica. Forse Lippi quando ci siamo sentiti al telefono ha pensato al razzismo degli stadi, ai cori contro i calciatori di colore. Però sapeva di non parlare con un regista africano ma con uno piuttosto conosciuto come ebreo. E la parola Shoah non si presta a equivoci». Il regista cerca una spiegazione. Magari ha pesato nel ct il timore che prendere posizione contro il mondo della destra creasse qualche problema a lui e alla sua famiglia con l’ariaccia che tira nel calcio e dintorni: trovarsi con qualche ultras sotto casa non è un’esperienza piacevole. «Ma non credo che leggere pagine sulla Shoah significhi schierarsi politicamente - replica l’autore di «L’ebreo che ride» -. Gianfranco Fini a Gerusalemme ha definito il fascismo un male assoluto. Il sindaco di Roma, Alemanno, ha ripetuto lo stesso concetto anche se limitato alle leggi razziali. E basta ascoltare le parole di La Russa per accorgersi di quanto la destra abbia assunto una posizione critica su un certo passato. Ora non credo che Lippi possa avere il timore di dire le stesse cose. Mi sembrerebbe davvero strano»
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