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Sergio Romano e il Genocidio Ebraico 13/10/2008

Non si capisce perché, a fronte della domanda che le è stata posta sui recenti studi sul numero delle vittime di Dresda, lei abbia incoerentemente inserito anche il genocidio ebraico. O meglio, lo si capisce verso la conclusione. Le manca del tutto l’etica e il rigore dello studioso di storia, perciò mi risparmierò questa volta dal replicarle con l’ennesima critica su ogni sua tesi surreale, per lo più suffragata da sue ipotesi e non da fatti storici ormai ampiamente trattati e discussi. Mi limito solo alla conclusione della sua risposta al lettore. Lei ha un solo obiettivo nello sfruttare il genocidio ebraico – anche quando incoerente al contesto- : ribadire i suoi concetti che poi sono quelli di Gaza City, Ryad e Teheran. Poco importa che fior di dichiarazioni arabe e un secolo circa di storia abbiano confermato che la questione palestinese è stata creata dal nazionalismo arabo a cui si è aggiunto il fondamentalismo islamico. Senza dimenticare l’antisemitismo occidentale. “L’importanza crescente del genocidio ebraico nel dibattito pubblico e il modo in cui è stato evocato per giustificare la politica israeliana nella questione palestinese...”.  La sua, è una consecutio aberrante, oltre che una distorsione storica, politica e fattuale.

 
Danielle Sussmann
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Rispondendo a due lettori sul numero delle vittime del bombardamento di Dresda, lei oggi ha tenuto la contabilità di quante persone sono morte nei genocidi del secolo scorso: il suo mestiere però non è quello del ragioniere e quella di Dresda resta comunque una tragedia.
Parlando poi dei morti del genocidio ebraico, lei fa una differenza tra chi è morto di stenti e malattie nei ghetti e chi invece è stato eliminato scientificamente nel lager. Facendo una distinzione di questo genere, però, lei non dice chiaramente che la detenzione nei ghetti non aveva alcuna giustificazione, e che il trasferimento coatto di centinaia di migliaia di persone, ad esempio, da vari punti della Polonia al ghetto di Varsavia non era legale. La cifra di 6 milioni comprende anche Baby Yar, le fucilazioni da parte degli ucraini (solerti aiutanti dei nazisti), i morti per fame nei vari ghetti o nei campi di transito come Drancy o Westerbork etc: o per lei  tutto ciò rientra nella normalità?
Quanto poi al fatto che il genocidio subito dagli ebrei serva a coprire la politica israeliana, se lo lasci dire: lei oltre che il ragioniere avrebbe dovuto fare il funambolo.
lettera firmata

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Grave é anche scrivere:

"L'importanza crescente del genocidio ebraico nel dibattito pubblico e il modo in cui è stato evocato per giustificare la politica israeliana nella questione palestinese"......

lettera firmata

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Lei ha scritto ieri, in risposta ai lettori che chiedevano delucidazioni sul numero dei morti di Dresda: Per il genocidio ebraico, ad esempio, le cifre vanno da circa quattro milioni e duecentomila nel 1953, a 4.800.000 verso la fine degli anni Settanta e ai 6 milioni comunemente citati più recentemente. Ma la differenza è spiegata 

 

in parte dal fatto che la cifra maggiore include probabilmente anche gli ebrei morti nei ghetti di stenti e malattie 

 

(circa 800.000).

 

Al museo di Yad Vashem lei potrebbe trovare le spiegazioni del mutare delle cifre negli anni. Si documenti.

 

Ma le devo porre qui una domanda ben più seria, alla quale la invito a rispondermi, anche direttamente se non 

 

desidera pubblicarmi: a che cosa allude con la frase che scrive relativa ai morti di stenti nei ghetti? Pensa forse 

 

che quelle persone che erano braccate, o rinchiuse in ghetti o in campi di concentramento in attesa di finire nei 

 

campi di sterminio, e che sono morte di stenti e di malattie, oppure quelle che sono morte nei viaggi verso i 

 

campi, ma prima di giungervi, pensa forse che non facciano parte delle vittime di quel genocidio?

 

Fu forse la loro una semplice morte di stenti o di malattia?
lettera firmata

 



 


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