Dal FOGLIO di oggi, 11/10/2008, a pag.3, un editoriale che aggiorna sulla situazione in Iraq.
Tutto il mondo batte i denti sull’orlo della crisi finanziaria, tranne la piccola Borsa di Baghdad. Aperta soltanto tre giorni a settimana, con uno scambio ridotto perché l’economia nazionale è in convalescenza, l’Iraq Stock Exchange ha però un indice in crescita costante da un mese – proprio mentre gli altri mercati finanziari affondano – e nell’ultima sessione ha guadagnato cinque punti percentuali. E’ il segno che spendere soldi nelle imprese del nuovo Iraq – nel cui sottosuolo scorre petrolio denso e reale – presenta ormai meno incognite e rischi minori che giocare sul mercato dei derivati a New York, magari secondo i consigli delle defunte banche d’investimenti. Intanto il governo di Baghdad ha appena siglato un megacontratto con General Electric, Siemens e altre compagnie occidentali per la costruzione di centrali elettriche e per colmare così il deficit energetico del paese. In realtà il contratto era pronto da tempo, ma congelato in attesa che le condizioni di sicurezza migliorassero. Ora, a dispetto degli attentati sporadici, non ci sono più impedimenti e gli iracheni potranno infine ricevere gli 11 mila megawatt di cuiancora hanno bisogno per uscire dall’epoca dei black out e dei razionamenti. Un’altra buona notizia arriva dal sud sciita, da Bassora. A marzo la città è stata teatro di combattimenti furiosi tra esercito e milizia del Mahdi, gli ultimi scontri su larga scala nel paese. Oggi la capitale commerciale dell’Iraq è pacificata e in via di ricostruzione. L’amministrazione vuole restaurare anche il cimitero ebraico locale e dichiararlo “monumento culturale”. Bassora, “la Venezia del medio oriente”, è stata un grande porto medievale e ha avuto una comunità ebraica fiorente: contava decine di migliaia di membri, era famosa per aver costruito il quartiere più bello della città e per avere gli artigiani con più talento e i mercanti più avventurosi. L’arabo Ahmad al Yasseri guida la campagna per la restaurazione e spiega che nel caos seguito alla cacciata di Saddam “sono state costruite 62 case abusive sul terreno del cimitero, e ora saranno rimosse”. In Europa i cimiteri ebraici sono bersaglio per le profanazioni antisemite; in Iraq, a pochi chilometri dalla frontiera con l’Iran antisionista e proatomico, sono luoghi riveriti.
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