Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gli strafalcioni di Joe Biden sulla politica estera dal Libano all'Iran
Testata: Corriere della Sera Data: 08 ottobre 2008 Pagina: 15 Autore: Alessandra Farkas Titolo: ««Dal Libano all'Iran Quanti errori, Mr. Biden»»
Dal CORRIERE della SERA dell'8 ottobre 2008:
NEW YORK — Il New York Times versa fiumi di inchiostro per fare le pulci alla vice di McCain Sarah Palin, studiando le chilometriche trascrizioni dei suoi discorsi in cerca di errori, gaffe e spropositi di vario genere? Ebbene, il suo arcirivale Wall Street Journal rivendica il diritto di fare lo stesso con Joe Biden, vice di Obama, in nome dell'ultima moda elettorale americana: il «fact check» selvaggio. «Nell'immaginario collettivo dei media Sarah Palin è la neofita che non sa nulla di politica estera mentre Joe Biden è il diplomatico esperto e navigato », scrive il quotidiano di Rupert Murdoch in un editoriale intitolato «Il mondo immaginario di Biden» che si prefigge di rovesciare la tesi: «Se fosse stata la Palin a proferire quegli strafalcioni, le avrebbero riso dietro da New York a Los Angeles». Nel mirino del giornale conservatore: il dibattito tenuto giovedì scorso a St. Louis dai due candidati alla vicepresidenza. Mentre la Cnn si affrettava ad elogiare a caldo «il suo exploit virtuosistico in materia di politica estera», Biden avrebbe commesso il suo primo vistoso fallo. Il tema: Libano e dintorni. «Quando, insieme alla Francia, cacciammo Hezbollah dal Libano», spiegò rispondendo ad una domanda della moderatrice Gwen Ifill, «Barack ed io abbiamo insistito per inviare le forze Nato a riempire quel vuoto, per evitare che Hezbollah riprendesse il controllo, come poi è successo ». Morale della favola: «Hezbollah oggi è il legittimo membro di governo nel paese subito a nord di Israele». Apriti cielo. «Né gli Usa né alt ri hanno mai cacciato Hezbollah fuori dal Libano— tuona il Journal —. Per quanto riguarda la Nato, Washington è riuscita a malapena a convincere i paesi Nato a dispiegarsi in Afghanistan». E proprio su questo tema — suo presunto cavallo di battaglia — sarebbe caduto nuovamente il senatore del Delaware quando ha sostenuto che «il generale sul posto ci assicura che il "surge" usato in Iraq non può funzionare in Afghanistan». Sarah Palin aveva tentato di correggerlo, commettendo un errore rimbalzato poi sulle prime pagine di tutti i giornali quando chiamò il generale McClellan, invece che McKiernan. Ma secondo il quotidiano finanziario quell' «errore di pronuncia» impallidisce di fronte al «ben più grave sbaglio di sostanza commesso da Biden, visto che McKiernan sul surge in Afghanistan la pensa con McCain». Biden come Pinocchio, insomma? «Oggi quella parola è inflazionata in politica e la lasciamo alla blogosfera e al New York Times », ribatte il quotidiano, punzecchiando l'odiato rivale. Come chiamare, allora, uno che «oggi nega che Obama vuole incontrare Ahmadinejad, dopo averlo attaccato per questo nel 2007, davanti al National Press Club»? E «accusa McCain di aver lasciato l'allora presidente Bill Clinton solo sulla Bosnia mentre è vero il contrario»?. E cioè che «Biden e i democratici hanno abbandonato Bush nella guerra in Iraq». Ma la gaffe forse più imbarazzante riguarda l'invito rivolto da Biden agli americani alla fine del dibattito: «Per toccare con mano il dramma della middle class, venite a pranzo con me alla trattoria Katie di Wilmington». «Il problema è che Katie's ha chiuso i battenti da 20 anni — ironizza l'editoriale —. L'errore è più che un lapsus della memoria perché mette a nudo la falsità dietro il tentativo di presentarsi come un Mister Joe qualunque».
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