lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.10.2008 Le ambigue parole di Shirin Ebadi
condanna il regime iraniano, ma non si preoccupa della sua corsa all'atomica

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 ottobre 2008
Pagina: 16
Autore: Paolo Salom
Titolo: «Ebadi: zittita dai nemici della democrazia»

Sul CORRIERE della SERA dell'8 ottobre 2008 Paolo Salom intervista l'attivista iraniana per i diritti umani Shirin Ebadi, censurata da Ahmadinejad.
Ebadi sostiene chel'Occidente dovrebbe
 "mettere al primo posto i diritti umani: un regime non democratico è molto più pericoloso di qualunque progetto nucleare".
In astratto, è vero: la minaccia è il regime degli aytollah, non il programma nucleare in sé, che se fosse condotto da uno stato democratico, senza progetti genocidi e senza legami con il terrorismo, non preoccuoperebbe più di tanto . Se quel regime entrasse in possesso della bomba atomica, però, diverrebbe una minaccia molto più grande, capace di condurre a una catastrofe di immani proporzioni.

Ecco il testo.

MANTOVA — Indesiderata. O meglio: censurata per «ordine» del presidente Ahmadinejad. Un trattamento che il premio Nobel per la Pace 2003, l'iraniana Shirin Ebadi, certo non si aspettava dalla Malaysia, Paese a maggioranza musulmana ma (finora) piuttosto liberale nella pratica religiosa. «Avrei dovuto parlare di "Islam e democrazia" all'università di Kuala Lumpur — ci dice la coraggiosa avvocatessa mascherando a fatica il disappunto —. Venti giorni fa ho ricevuto una lettera con la quale gli organizzatori ritiravano l'invito perché "costretti da una richiesta ineludibile del ministero degli Esteri malaysiano"». Shirin Ebadi è di passaggio a Mantova dove ieri ha consegnato, con la collega nordirlandese Betty Williams, il Premio Uomo della Pace 2008 (istituito dall'Associazione non profit «Action & Passion for Peace») al cantautore Claudio Baglioni. È la prima volta che racconta quanto accaduto e, durante la conversazione, l'ex magistrato «licenziato » dagli ayatollah all'indomani della Rivoluzione khomeinista «soltanto perché donna», si toglie più di un sassolino dalla scarpa. «Diciamo le cose come stanno — spiega al Corriere Shirin Ebadi —. L'invito è stato ritirato perché il ministero degli Esteri della Malaysia ha ricevuto "forti pressioni" dal governo di Teheran».
Che genere di pressioni?
«Gli organizzatori della conferenza mi hanno girato una lettera del ministero degli Esteri di Kuala Lumpur in cui si dice senza mezzi termini che "il governo iraniano considera Ebadi una voce fortemente critica, schierata con il mondo occidentale. I suoi impegni pubblici in Malaysia danneggerebbero le buone relazioni tra i governi della Malaysia e dell'Iran, in particolare nel campo dell'istruzione. Per questo il ministero degli Esteri consiglia caldamente di ritirare l'invito rivolto alla dottoressa Ebadi". È la prima volta che un governo ammette, nero su bianco, la richiesta di censura ricevuta da un esecutivo straniero».
Perché il governo malaysiano avrebbe accettato supinamente il diktat iraniano?
«Per questioni di interesse. Economico: il denaro che il regime iraniano ottiene dalla vendita del petrolio e che, invece di utilizzare per il benessere del popolo, distribuisce in giro per il mondo per comprare consenso».
È chiaro che gli ayatollah hanno paura di lei...
«Nel mio Paese io sono censurata: non mi è permesso parlare in pubblico e i miei articoli non sono pubblicati. Il nome di Shirin Ebadi compare sui media di Stato solo accompagnato da insulti. Io sono "l'amica degli Usa e di Israele", "una traditrice della Patria iraniana"».
Di cosa avrebbe dovuto parlare in Malaysia?
«Avrei dovuto illustrare come l'Islam non sia incompatibile con la democrazia, realtà testimoniata da alcuni versi del Corano. Questo per esempio: "Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto tutti i popoli del mondo religiosi. Tu Maometto vuoi rendere la gente religiosa con la forza?". O questo: "A voi la vostra religione, a me la mia". Un'occasione persa...».
Intanto il suo Paese è in rotta di collisione con il mondo sulla questione nucleare...
«L'Iran davanti a sé ha solo una scelta: rispettare le richieste dell'Onu e sospendere l'arricchimento dell'uranio».
Che cosa dovrebbe fare l'Occidente per ottenere la collaborazione di Teheran?
«Intanto ecco cosa non dovrebbe fare: attaccare l'Iran militarmente o imporre sanzioni che colpiscono solo la povera gente. Dovrebbe invece isolare i politici iraniani, negando loro i visti per viaggiare. Soprattutto dovrebbe mettere al primo posto i diritti umani: un regime non democratico è molto più pericoloso di qualunque progetto nucleare».

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT