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Di amici e falsi amici 07/10/2008

Sarei stata più tranquilla se Cossiga avesse fornito almeno “una”, dico “una”, prova documentata delle sue affermazioni nell’intervista concessa a Menachem Gantz, anziché una sfilza di “credo”. Senz’altro giusto che la Comunità ebraica chieda al governo di avviare un’inchiesta, dopotutto è un ex Presidente della Repubblica e Presidente emerito della Repubblica ad aver avviato quello che sta per diventare un confronto tra Stato italiano e i suoi cittadini di religione ebraica. Tuttavia, andrei molto cauta. Troppi tra noi, ebrei ed amici di Israele, vedono come rivalsa questa nulla opportunità che solo riconferma ciò che abbiamo sempre saputo e riapre le tante ferite che continuano a sanguinare a causa delle ignobili accuse e storture, oltre che ostilità politiche e mediatiche nei confronti di  Israele. Ripeto: abbiamo solo delle ipotesi di conferma, null’altro ci offre l’ex Presidente Cossiga. Anzi, non vi è nulla di amichevole nel rilasciare un’intervista-“bomba” ad un quotidiano israeliano, anziché italiano. Di fatto, ci ha lanciato la palla constringendoci ad esporci. Cos’ha da perdere un politico anziano e malato che delle “picconate” ed affermazioni “sorprendenti” sta ormai da anni puntellando il suo crepuscolo? Indro Montanelli non sbagliava quando avvertiva gli ebrei a non sollevare dei “casi”. Semplicemente perché possono diventare dei boomerang. Già allora, e non è molto tempo fa perché erano gli anni ’90, dovevamo capire che qualcosa non quadrava. Che un pregiudizio piuttosto ampio non ci considerava appieno cittadini italiani. Siamo andati alla ricerca di verifiche, aggiungendo ben poco sostanzialmente e, nulla politicamente, a contrastare il pregiudizio o a rafforzarci. La crisi peggiore è seguita alla rivolta del 2000 di Arafat. L’estremizzazione della propaganda e delle piazze italiane (oltre che mondiali) contro Israele, suffragate solo grazie ad accordi – quella sì una prova, ma isolata purtroppo ed altrettanto dimenticata – tra RAI e palestinesi. L’esplosione dell’antisemitismo scatenato dagli arabi delle periferie francesi. E via via abbiamo assistito ad una crescita esponenziale dell’islamismo integralista e fondamentalista antisemita ed antioccidentale. Ma questo non si è formato in un giorno, come ben sappiamo. E’ stato ignorato – secondo me più per imbecillità che per volontà - il pericoloso potenziale religioso di stampo medievale islamico che si è affiancato all’impeto nazionalista preesistente, e che si è nutrito della debolezza dell’occidente e dei suoi patti con i petroldollari e con il terrorismo di prima. Eppure, l’avvento di Khomeini, la sottovalutata fatwa a Rushdie, la strage suicida contro i contingenti americano e francese in Libano da parte di Amal (sciita anch’esso), dovevano svegliare i nostri analisti. No. Si sono cullati nella sola logica della causa-reazione, ed ancor oggi si esprimono da questo vicolo cieco e non vedono la strategia che era già in atto ed altrettanto attuale. Le poche voci contrarie e davvero analitiche sono state lette come delle cassandre. A forza e voglia di sminuire gli eventi, siamo arrivati ad esserne dominati. Ahmadinejad viene accolto con calore dall’uruguayano amico e neo presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite, dove ripropone la zolfa antisemita sul dominio pluto-ebraico-massonico del mondo, e definisce lo Stato di Israele una “latrina, o cesso”, tra scroscianti applausi. In una intervista alla newyorchese National Public Radio, il presidente iraniano si meraviglia che venga menzionata la “comunità internazionale” quale contraria all’armamento nucleare, perché obietta “118 stati del NAM (Non-Aligned Movement - I Paesi non Allineati) hanno dichiarato il loro sostegno al nostro programma. 57 stati membri dell’OIC, l’Organizzazione della Conferenza Islamica, hanno pure loro sostenuto la nostra posizione. E così 8 paesi del G-8. Appare chiaro che siamo sostenuti dai popoli e dai loro governi. Lei si riferisce a soli 3 o 4 paesi guidati dagli Stati Uniti e da un paio di amici europei, e noi non li prendiamo in considerazione perché non rappresentano il mondo intero.” Sappiamo che sono state rilanciate le vecchie inutili sanzioni, in quella occasione, per il timore del veto russo a nuove e più efficaci. La UE è di fatto paralizzata. Gli Stati Uniti devono eleggere il nuovo Presidente ed il periodo di “anatra zoppa” è un limbo non decisionale se non in casi estremi. A contribuire al peggio, l’arroganza russa e la crisi con la  Georgia. Tanto per ricordare al mondo che i russi sono tornati una potenza con cui rifare i conti. E sappiamo dove batte l’interesse russo. In questo quadro, noi ebrei ed Israele, siamo solo d’impiccio. E’ prevedibile una recrudiscenza di editoriali stile Barbara Spinelli e Sergio Romano, a risollevare l’ignobile questione della doppia fedeltà. Desidero infine concludere con un’evidente contraddizione di Cossiga: afferma di avere sempre avuto rapporti privilegiati con i servizi segreti ed afferma di non aver saputo da Presidente dove fosse il terrorista della Lauro, ritenendolo all’aeroporto, quando tutti i media ipotizzavano che fosse all’Accademia d’Egitto. Allora, vorrei mi spiegasse come mai la vasta tenuta di Strohl Fern (a Villa Borghese) dove ha sede parte del Liceo Chateaubriand (classi pre-elementare, elementari e medie), confinante con l’Accademia d’Egitto, fu invasa in piena mattinata scolastica da un contingente dell’esercito in assetto da guerra. Appena due anni fa, Cossiga rilasciava brevi dichiarazioni sul suo essere orgoglioso per aver nascosto Arafat colpito da mandato internazionale. Oggi lo ribadisce e dichiara a Yediot Aharonot che fu folle anche il giudice che aveva emesso tale mandato. C’è qualcosa di molto poco chiaro e non mi convince affatto la sua “amicizia”. Anzi.

 

 

Danielle Sussman

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