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L'Opinione Rassegna Stampa
07.10.2008 Lo scandalo del lodo Moro
dopo l'intervista a Francesco Cossiga pubblicata da Yediot Ahronoth Riccardo Pacifici chiede un'inchiesta sull'attentato alla sinagoga di Roma del 1982

Testata: L'Opinione
Data: 07 ottobre 2008
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa - Michael Sfaradi
Titolo: «Così Cossiga rievoca il patto scellerato tra l’Olp e il Governo»
Da L'OPINIONE del 7 ottobre 2008:

Il sospetto che i politici della Prima Repubblica come il compianto Aldo Moro e il sempreverde Giulio Andreotti non l’avessero raccontata tutta, né giusta, sui metodi sporchi di contenimento del terrorismo interno e internazionale c’era sempre stato. Da domenica scorsa però abbiamo anche una testimonianza illustre. Il sacco l’ha vuotato il “solito” Francesco Cossiga in un’intervista fiume a un diffuso quotidiano israeliano, “Yedioth Ahronoth”, rilasciata al suo corrispondente a Roma Menachem Gantz venerdì 3 ottobre (poi tradotta in italiano dal sito Informazione Corretta domenica 5). Fino ad oggi tutti sapevano del patto di non aggressione stilato per ordine di Aldo Moro dall’ex colonnello del Sismi Stefano Giovannone già nei primi anni ’70 con l’ex Olp di Arafat. Praticamente l’Italia diventava per i terroristi palestinesi una sorta di porto franco in cui fare confluire armi e uomini che poi sarebbero stati usati in agguati in Israele e in Europa contro obbiettivi dello Stato ebraico. In cambio però avremmo evitato azioni di terrorismo. Oggi Cossiga aggiunge qualche altro dettaglio veramente criminale di questo patto con Arafat: i cittadini italiani di religione ebraica erano da considerarsi esclusi dall’accordo di non aggressione.

E infatti il 9 ottobre del 1982 il piccolo Stefano Gaj Tachè perse la vita nell’orrendo attentato davanti alla Sinagoga e il 27 dicembre 1985 all’aeroporto di Fiumicino ci rimisero la pelle ben quindici tra cittadini italiani di religione ebraica e israeliani tutti in partenza dallo scalo della El Al. Cossiga addirittura ipotizza che nel caso dell’attentato alla Sinagoga i palestinesi abbiano avvertito prima i nostri servizi, permettendo al Sismi di fare richiamare le due volanti di guardia al luogo sacro degli ebrei. Insomma: ci avrebbero permesso di salvare i poliziotti rendendoci complici della morte del piccolo Stefano Gaj Tachè. Cossiga, per spiegare una simile nefandezza, fa anche il paragone con l’uccisione del sospetto terrorista di Settembre Nero, lo scrittore palestinese Adel Wahid Zuaitar, a Roma da parte del Mossad nel 1973 e dice ammiccando a Gantz: “crede che gli italiani non sapessero chi fossero quei due che hanno sparato? E’ ovvio che lo sapevano, ma in questioni del genere è meglio non mettere le mani, ed è questa la linea che guidava il comportamento dell’Italia”. Ma Gantz non lascia passare questo paragone “salomonico” sotto silenzio. E domanda: “Lei paragona l’eliminazione di un terrorista all’assassinio di un bambino di due anni all’uscita della Sinagoga?”. Cossiga stavolta è veramente in difficoltà e risponde così: “No, assolutamente no.

Se avessi saputo che le volanti della polizia erano state istruite ad andarsene quella mattina, nell’ambito di quell’accordo di cui mi hanno sempre negato l’esistenza, forse tutto sarebbe andato diversamente”. Bene, così parla un ex Presidente della Repubblica italiana. E così hanno operato ex presidenti del consiglio come Aldo Moro, Giulio Andreotti e lo stesso Bettino Craxi, di cui Cossiga rivela anche retroscena non edificanti di quell’episodio di Sigonella che, chissà perché, in tanti credono essersi trattato di un atto eroico. E che invece fu forse uno dei suoi più gravi errori politici. L’intervista di Cossiga indubbiamente avrà ripercussioni anche sul ruolo internazionale dell’Italia. Ma a livello più “terra-terra” la prima reazione che provocherà in molti di quei cittadini che l’hanno letta (e non solo in quelli di religione ebraica) è un profondo senso di vergogna e disgusto per gli uomini e le istituzioni che ci hanno rappresentato e tuttora ci rappresentano.

Sempre da L'OPINIONE, un'intervista di Michael Sfaradi a Raffaele Pace, presidente di Kadima Italia:

Tutto è cominciato nell’agosto scorso quando Bassam Abu Sharif, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha dichiarato che negli anni ‘70 e ‘80 i governi italiani davano mano libera alle organizzazioni terroristiche palestinesi che agivano sul territorio della Repubblica, garantendo loro impunità contro l’impegno a non colpire obiettivi nazionali in Italia e nel mondo. Quest’accordo prendeva il nome di “Lodo Moro”, dal nome dell’ex Presidente del Consiglio assassinato nel 1978, che ne era stato il fautore. Cossiga aveva subito confermato le parole di Abu Sharif, ed anche se queste non erano supportate da documenti ufficiali, sarebbe stato il caso di andare fino in fondo a queste dichiarazioni, ma su tutta la storia è calato il silenzio generale dei media. Venerdì 3 ottobre 2008 è stata pubblicata su Yediot Ahronoth, una delle più importanti testate israeliane, un’intervista di Menachem Gantz corrispondente da Roma, il senatore Francesco Cossiga riprende l’argomento e mette allo scoperto degli scenari e delle trame politiche che proprio non fanno onore all’Italia, ed è per questo che Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica Romana, da noi contattato telefonicamente, ci ha confermato la sua richiesta alle autorità di un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti che precedettero l’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre del 1982, in particolare il perché dell’assenza, proprio quel giorno, delle macchine della polizia che sempre stazionavano davanti al tempio a protezione dei fedeli e della mancata richiesta di estradizione dalla Grecia di uno degli attentatori. Partendo da ciò chiediamo a Raffaele Pace, presidente di Kadima Italia, il suo pensiero in proposito: “Tengo a precisare che la richiesta fatta dal presidente Pacifici è sacra, ed è anche la conferma di quello che si sospettava da tempo, e cioè che nel nostro Paese i terroristi giravano liberi e armati e potevano colpire, con il beneplacito delle autorità”.

E… come ebreo?
Come ebreo credo che la notizia più sconvolgente è che i miei correligionari non fossero considerati italiani e di conseguenza, secondo il “Lodo Moro”, obiettivi del terrore. Se l’accordo era di per sé scellerato, queste clausole infami dovrebbero far riflettere sul fatto che gli ebrei italiani sono stati considerati corpo estraneo alla nazione, di conseguenza merce sacrificabile e sacrificata. Mi chiedo poi perché mai il Presidente Cossiga abbia aspettato tutto questo tempo prima di scoprire le quinte di un macabro teatro che ha visto l’Italia come burattino in mano al terrorismo internazionale.

Può farci un quadro dei sentimenti della gente con la quale Lei è in contatto?
Il sentimento degli italiani di religione ebraica è doppiamente colpito; da italiani ci si chiede come si possa essere arrivati al punto di tradire così sfacciatamente le altre nazioni vittime del terrorismo arabo-palestinese, terrorismo che in quegli anni insanguinò l’Europa anche con quelle armi che entravano nel vecchio continente attraverso l’Italia. Da ebrei ci si chiede con quale coscienza il nostro governo si sia comportato in questo modo nei nostri confronti. Molti poi sono increduli davanti all’evidenza che gli ebrei italiani siano stati, ancora una volta, vittime della politica.

Stando così le cose l’attentato alla Sinagoga di Roma è legato agli altri attentati di matrice anti-israeliana tipo quello che ci fu all’aeroporto di Fiumicino...
Non bisogna dimenticare che l’attentato all’aeroporto di Fiumicino era rivolto al check-in della statunitense Twa, che per chi non lo sapesse all’epoca era posizionato davanti a quello della El Al Israel Airlines. Stando ai giornali dell’epoca, al momento del conflitto a fuoco, come accadde per la Sinagoga, non c’erano sul posto poliziotti italiani e che fu soltanto grazie all’intervento dei servizi di sicurezza della El Al che si scongiurò un conto dei morti e feriti ben più grave.

Che ne pensa della dichiarazione che vede i principi del “Lodo Moro” ancora applicati in Libano?
L’onorevole Cossiga dice anche che i principi del “Lodo Moro” sono ancora applicati negli accordi presi dal governo Prodi con Hezbollah per quello che riguarda la presenza in Libano dalle truppe italiane che fanno parte dell’Unifil: si garantisce tranquillità alle truppe in cambio di occhi chiusi sul riarmo di Hezbollah. Viste le passeggiate a braccetto dell’allora ministro degli esteri D’Alema con gli amici di Nasrallah c’è da crederci. Si spiegano così anche le continue lamentele e polemiche israeliane sul mancato rispetto della risoluzione Onu 1701 che sancì fra l’altro il completo disarmo di Hezbollah. Ma molto grave è che, nonostante l’intervista contenga degli elementi di estrema gravità, questa sia stata ignorata dai giornali e telegiornali italiani con un silenzio indecente, mentre i cittadini italiani, ebrei e non, hanno il pieno diritto di sapere quali “patti col diavolo” sono stati fatti dai loro governanti.

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