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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.10.2008 In uscita un nuovo libro su Pio XII
dello storico dell'Università Cattolica di Milano Angelo Persico

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 ottobre 2008
Pagina: 39
Autore: Dino Messina
Titolo: «Pio XII, il silenzio degli storici Le polemiche contro la verità»
Vengono dati alle stampe molti nuovi libri  dedicati alla figura di Pio XII e al bilancio della sua azione durante la seconda guerra mondiale.
Tra questi, quello di  Angelo Persico recensito da Dino Messina sul CORRIERE della SERA del 1 ottobre 2008.

Da parte nostra, segnaliamo alcuni libri che hanno affrontato la questione di Pi XII e più in generale quella dei rapporti tra Chiesa cattolca e nazismo senza lasciarsi condizionare nel giudizio storico da appartenenze confessionali e aspirazioni apologetiche: "Il Papa di Hitler", di John Cornwell, "I dilemmi e i silenzi di Pio XII" di Giovanni Miccoli, "La Chiesa e i nazisti" di Gunther Lewy, "Una questione morale" di Daniel J. Goldhagen,  "Pio XII e il Terzo Reich" di Saul Friedlander, e anche il testo teatrale di Peter Weiss,  "L'Istruttoria".

Ecco il testo dell'articolo di Messina:

È il Papa del Novecento più citato e meno conosciuto, più studiato e allo stesso tempo negletto, oggetto di una leggenda nera, nata in ambito cattolico e trasferitasi in ambiente ebraico, e di una leggenda rosa, coltivata prima dagli ebrei e poi ereditata dai cattolici.
La figura di Eugenio Pacelli (2 marzo 1876 – 9 ottobre 1958) rimane un enigma a cinquant'anni dalla morte. Tanto che un giovane e brillante studioso, Alessandro Angelo Persico, ha potuto intitolare a ragione la sua opera prima, in uscita da Guerini e Associati,
Il caso Pio XII.
Mezzo secolo di dibattito su Eugenio Pacelli.
Allievo di Agostino Giovagnoli, contemporaneista della Cattolica di Milano, che firma la prefazione, Persico con l'energia e la passione dei suoi ventotto anni in un classico saggio di storia della storiografia ci porta per mano in mezzo secolo di controversie e ci fa capire perché «tra una stagione polemica e l'altra si è arrivati a ponderose e complesse interpretazioni, ma a parte il recente libro di Philippe Chenaux, non a una biografia scientifica del personaggio », sull'esempio di quanto Renzo De Felice fece con Benito Mussolini a partire dagli anni Sessanta.
«Il caso Pio XII», ci spiega Persico, si nutre di una serie di equivoci: «Innanzitutto è diventato la figura simbolo di un determinato tipo di Chiesa nel dibattito storico- teologico sul Concilio Vaticano II. Sicché chi ne ha sottolineato gli elementi di rottura con il passato è portato a individuare in Papa Pacelli il rappresentante di una tradizione poco aperta alla modernità. Ciò è evidente non tanto nei cinque volumi che Giuseppe Alberigo, fondatore della scuola bolognese, ha dedicato al Concilio Vaticano II, quanto in una corrente di pubblicisti e giornalisti che ad essa si ispira». Sul fronte opposto di questa lettura teologica troviamo lo strenuo antagonista di Alberigo, Agostino Marchetto, che nel Contrappunto alla storia del Vaticano II tende a valorizzare gli aspetti di continuità e quindi a sottolineare quanto il magistero di Pio XII abbia contribuito agli sviluppi conciliari.
Pontefice nel crinale della Seconda guerra mondiale, Eugenio Pacelli negli anni Sessanta è stato bollato dal dramma di Rolf Hochhuth, Il Vicario, rappresentato per la prima volta a Berlino il 20 febbraio 1963 da Erwin Piscator, come «il Papa del silenzio». Mai una scena teatrale, come quella del quarto atto in cui Pio XII rifiuta di prendere posizione di fronte allo sterminio degli ebrei, ha avuto tanto peso politico. Quella pièce, rappresentata in Germania e Francia, ma censurata in Italia e in Israele, dove si era molto attenti alle revisioni conciliari rispetto alla tradizionale raffigurazione cattolica del popolo deicida, «rappresenta l'inizio della fine di una rimozione collettiva. La messa in scena è dello stesso anno dell'opera di Hannah Arendt, La banalità del male sul processo ad Adolf Eichmann. Il mondo si rese conto che nella tragedia della Seconda guerra mondiale l'Olocausto ebraico aveva un rilievo unico e le responsabilità della Chiesa venivano ricondotte, almeno a livello giornalistico, alla sola figura di Pio XII». Alle immediate polemiche seguirono studi più approfonditi: «Lo storico Giovanni Miccoli, che nel 2000 pubblicò il fondamentale I dilemmi e i silenzi di Pio XII — continua Persico — cominciò questo tipo di studi nel 1965 sull'onda delle emozioni suscitate dal Vicario. Il suo sforzo è stato di ricostruire la complessità di una posizione dottrinaria che dalla fine dell'Ottocento culmina nel pontificato di Pio XII: una Chiesa che sino ad allora aveva sostenuto la discriminazione degli ebrei non era attrezzata per opporre una resistenza efficace alle ideologie razziste sorte negli anni Venti e Trenta. In direzione opposta, uno sforzo per inserire la figura di Pio XII nella complessità della storia contemporanea è stato compiuto da Andrea Riccardi, che a partire dal convegno di Bari del 1982 ha sottolineato quanto sia importante studiare non soltanto i primi sei anni del pontificato di Pio XII, 1939-45, ma tutto il lungo periodo successivo ». A delineare serenamente la figura di Eugenio Pacelli non ha nemmeno giovato la contrapposizione con il suo predecessore Achille Ratti: la discontinuità con Pio XI è stata evidenziata da una storica moderna e capace come Emma Fattorini, mentre Andrea Tornielli e Matteo Luigi Napolitano ne hanno sottolineato i punti di contatto.
Ogni stagione ha conosciuto una polemica: dalla pubblicazione degli Actes voluta da Paolo VI negli anni Sessanta in risposta al dramma di Hochhuth alla commissione mista cattolici-ebrei istituita negli anni Novanta e miseramente naufragata, sino alle diatribe di questi giorni con le risentite dichiarazioni di monsignor Rino Fisichella e dello storico Peter Gumpel, istruttore del lungo processo di beatificazione, sulle controverse scritte riguardanti Pio XII nel museo dell'Olocausto di Gerusalemme.
Tra ricostruzioni giornalistiche e polemiche, Pio XII è sulla bocca di tutti, ma nessun accademico italiano ne ha mai scritto la biografia.

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