Giuseppe Giannotti - Israele, verità e pregiudizi 29/09/2008
Israele, verità e pregiudiziGiuseppe Giannotti
De Ferrari EditoreEuro 16,00
Lo Stato d’Israele ha sempre ricevuto un “trattamento speciale” da parte della stampa e dei media italiani che non perdono occasione per seguire con puntigliosa attenzione il conflitto israelo-palestinese.
Un trattamento tutt’altro che benevolo.
Pregiudizi, falsità, notizie costruite ad arte per fornire un’immagine distorta di Israele riconducibile a stato aggressore che opprime il “povero popolo palestinese”.
E’ quanto emerge nel libro di Giuseppe Giannotti, giornalista de “Il Secolo XIX” di Genova ed esperto di questioni mediorientali.
Quella di Giannotti è un’analisi approfondita e scrupolosa del modo in cui i giornali e la televisione hanno trasmesso le notizie e gli avvenimenti legati al conflitto israelo-palestinese negli ultimi sette anni, a partire dallo scoppio della seconda Intifada il 28 settembre 2000 fino agli inizi del 2008.
Confrontando titoli, immagini e articoli dei due maggiori quotidiani italiani “La Repubblica” e il “Corriere della Sera” oltre alle notizie trasmesse dall’ANSA, Giannotti prende in esame alcuni episodi salienti del conflitto israelo-palestinese come il linciaggio del caporale Vadim Norzhich e del sergente maggiore Yossi Avrahami che, entrati per errore a Ramallah il 12 ottobre 2000, vengono barbaramente uccisi da una folla inferocita e poi gettati dalla finestra.
Una troupe televisiva del TG4 riesce a riprendere il linciaggio che viene successivamente trasmesso sulle reti mediaset. Grazie a quel filmato donato all’Ambasciata israeliana a Roma è possibile identificare gli autori del massacro.
Quella che Edoardo Tabasso definisce “la caporetto dell’informazione italiana”, una vergogna per un giornalismo serio e onesto, si compie alcuni giorni dopo quando il quotidiano palestinese Al Hayat al Jedida pubblica una lettera di Riccardo Cristiano nella quale il corrispondente della Rai a Gerusalemme si scusa con “i cari amici palestinesi” per le riprese fatte da una rete privata assicurando che “noi continueremo a rispettare le procedure giornalistiche dell’Autorità palestinese per il lavoro giornalistico in Palestina”.
Con buona pace dell’attendibilità e della serietà dell’informazione.
Un altro avvenimento chiave della questione israelo-palestinese è quello di Mohammed Al Dura, il ragazzo palestinese che, trovatosi in mezzo al fuoco incrociato fra soldati israeliani e miliziani palestinesi, rimane “colpito a morte”.
Le riprese televisive dello scontro fanno il giro del mondo suscitando indignazione nei confronti dei soldati israeliani ritenuti colpevoli a priori, sebbene dall’esame balistico e dall’osservazione dell’angolazione da cui provengono le pallottole risulti impossibile attribuire la responsabilità di quell’episodio all’esercito israeliano.
A distanza di sette anni è emerso, grazie alla denuncia di un cittadino francese Philippe Karsenty, che il canale France 2 e il suo corrispondente avevano manipolato le immagini.
Altri episodi sui quali Giannotti focalizza l’attenzione, emblematici di una informazione scorretta e pregiudizialmente ostile a Israele, sono la cosiddetta strage di Jenin, enfatizzata dai media italiani, sempre pronti a dare credibilità alle fonti palestinesi, onde poi dover constatare che i morti non erano migliaia bensì 52 di cui la metà guerriglieri uccisi in combattimento che usavano i civili come scudi; e l’assedio ai terroristi della Basilica della natività a Betlemme. In questo caso l’indignazione dell’opinione pubblica che non nasconde toni accusatori nei confronti dei soldati israeliani, si estende anche ai poveri fraticelli che a detta di padre Ibrahim “siamo senza acqua e cibo”. In realtà è stato appurato che all’interno del convento gli armadi erano pieni di cibo e di acqua ve n’era in abbondanza.
Un capitolo di estremo interesse è quello dedicato all’uso strumentale delle immagini spesso scelte ad arte per provocare nel lettore sdegno e indignazione verso Israele. Ad esempio le fotografie dei bombardamenti israeliani a Beirut hanno superato di gran lunga quelle dei danni e delle vittime provocate nelle città israeliane dai razzi katiuscia lanciati dagli Hezbollah.
A volte le immagini sono false, palesemente fuori contesto ma pur sempre capaci di influenzare in modo negativo l’informazione sull’operato dell’esercito israeliano.
Infine Giannotti con grande perizia mette in rilievo come il conflitto israelo-palestinese sia oggetto di scontro politico con posizioni pregiudiziali e precostituite che vedono la sinistra italiana schierarsi, senza se e senza ma, con i palestinesi.
E ancora una volta a farne le spese è l’obiettività dell’informazione.
Il testo è ulteriormente arricchito da un quadro storico, breve ma esaustivo, che delinea in modo scorrevole e accessibile ad un vasto pubblico i momenti salienti della costituzione dello Stato d’Israele, le trattative di pace, le risoluzioni dell’ONU e le guerre che hanno visto lo Stato ebraico impegnato a difendere il proprio diritto ad esistere.
Pensando ai molti giovani italiani che senza avere la minima conoscenza storica delle radici del conflitto israelo-palestinese indossano nei cortei e nelle scuole il copricapo dei palestinesi, la kefiah, per meglio identificarsi con il povero popolo palestinese, mi permetto di consigliare questo interessante volume ai docenti delle scuole italiane perché forniscano ai propri studenti le basi storiche per capire la complessità della questione mediorientali aiutandoli nel contempo a discernere, con una lettura critica dei giornali, la verità dalla menzogna, il pregiudizio dalla critica onesta.
In tal senso il lavoro accurato e meticoloso di Giannotti “una delle poche voci fuori da un coro omologato contro Israele, sempre e comunque” è una base di partenza insostituibile.