La strada in salita di Tzipi Livni l'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Panorama Data: 29 settembre 2008 Pagina: 148 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Per Livni vittoria a metà»
Da PANORAMA datato 2 ottobre 2008,l'analisi di Fiamma Nirenstein
La vittoria di Tzipi Livni, che rallegra per l'intelligente femminilità e per la pulizia del personaggio, somiglia anche a un mare di guai. La bionda vincintrice delle primarie del partito Kadima, una bella cinquantenne di grande famiglia tradizionalista, colta e tenace, non ha tutti i requisiti richiesti per formare un nuovo governo e tenerlo in sella in mezzo al circo pazzo della politica israeliana. Questo sebbene non sia un leader debole; anche se ha un'immagine pulita dopo lo shock dell'implicazione di Ehud Olmert in una brutta storia di tangenti. Alle spalle di Livni, però, giganteggia una grande ombra, amica. E tre nemici molto vigorosi, che fanno di lei una possibile meteora, un'eventuale preda della storia. L'ombra è quella di Ariel Sharon, l'unico che poteva disegnare una creatura così spuria come Kadima, fatta di pezzi della destra da cui proveniva, il Likud, e della sinistra, che allo sgombero di Gaza vide in lui un mago della pace, finché le cose non diventarono palesemente problematiche data la formidabile ascesa di Hamas. Tzipi non assomiglia al suo mentore, che giace in ospedale in stato di completa incoscienza, ridotto così dall'ictus devastante di due anni fa. Non è la matrice identitaria di questo fragile partito che non sa ancora bene chi è, se non per le disgrazie e gli errori in cui è incorso, fra tutti la guerra del Libano del 2006. Kadima cerca in Livni un profilo identitario dopo troppe vicissitudini. A Tzipi servirebbero tempo e pazienza, ma la politica non ne ha mai. I suoi formidabili nemici sono neinte meno che i grandi leader di Israele, i due "golden" sessantenni Ehud Barak, oggi ministro della Difesa, laburista, ex primo ministro e capo di stato maggiore, il soldato più decorato della storia d'Israele, e Benjamin Netanyahu, ex primo ministro, ex membro della "saiaret matchal", l'unità speciale che ha compiti imprese incredibili, autore di libri fondamentali sul terrorismo. Natanyahu ha buone ragioni per boicottare il progetto di Livni di costruire un governo duraturo e per cercare di spingerla alle elezioni: Kadima è nato da una ben robusta costola del Likud e "Bibi" raprpesenta proprio la linea opposta ai rischiosi ritiri unilaterali e alla strategia di incerti dialoghi con palestinesi e siriani. Netanyahu vuole giocare ora, senza aspettare, la carta della sicurezza in un contesto di estrema minaccia iraniana, degli Hezbollah e di Hamas; ha da far valere oggi i risultati della commissione Winograd, che condannò Livni con gli altri che, al governo due estati fa, non avevano saputo gestire la guerra del Libano. Adesso l'asso pigliatutto per Natnayhau sarebbe il ritorno al Likud di Shaul Mofaz, ex capo di stato maggiore ed ex ministro della Difesa, contendente di massimo rilievo di Tzipi Livni alla primarie. L'altro grande giocatore, Barak, ha buone ragioni per non consentire una lunga leadership di Kadima: in un governo di Tzipi la sua figura impallidirebbe e verrebbe assorbita, il partito laburista si spegnerebbe. Molto meglio una dura opposizione a Bibi, testa a testa, in un eventuale governo del Likud, che un pallido soggiorno all'ombra di Tzipi
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