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Le parole che usa Repubblica 28/09/2008
gentile redazione,
 
In risposta all' articolo di Alberto Stabile su Repubblica (vedi link sotto) desidero indicare che, come al solito, per tale giornalista e tale testata, i contenuti dell' articolo sono falsi e non corrispondenti al vero : 
 
1) il numero dei criminali islamici detenuti nelle carceri israeliane e richiesto da Hamas e' di 1000. Il numero di 450 dovrebbe essere una stima fatta da alcuni giornalisti israeliani, del numero massimo di criminali che il governo di Israele sarebbe disposta a liberare.
 
2) Nel giornale La Repubblica, Stabile usa il termine di "prigionieri".
I prigionieri sono membri di un esercito opposto catturati da una delle parti. Gilad Shalit e' un prigioniero a cui nessuno ha mai potuto fare visita per sincerarsi delle sue condizioni. Anche questo particolare viene volontariamente omesso da Stabile al fine di minimizzare la reale entita' della crudelta' dei rapitori islamici.
Ma la maggior parte dei 1000 detenuti islamici nelle carceri di Israele, che tra l' altro, possono godere delle visite umanitarie delle organizzazioni internazionali, sono stati condannati all' ergastolo, per aver preso parte a dei crimini di guerra nel corso di brutali assassinii di civili ebrei e non ebrei di tutte le eta'. Non solo tali criminali di guerra sono stati condannati all'ergastolo, ma essi fanno parte di Hamas, un' organizzazione criminale che organizza l' eccidio in massa delle gente ebrea. Tutte queste spiegazioni vengono volontariamente omesse da Repubblica, per mostrare al lettore italiano quanto "buoni" siano i brutali assassini di Hamas e quanto "cattivi" siano gli israeliani che non vorrebbero nemeno liberare 450 "prigionieri", in barba a qualsiasi regola di correttezza dell'informazione, ma nell' ottica della nota corrente dell' antisemitismo progressita, spiegato bene da Fiamma Nirestein nel suo libro "Gli antisemiti progressisti".  
 
Potete leggere l' articolo in ebraico pubblicato oggi su www.walla.co.il per controllare le mie affermazioni.
 
Alberto Levy

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