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Il Manifesto Rassegna Stampa
25.09.2008 Hezbollah deve "difendere" il Libano
l'assurda tesi trova spazio sul quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 25 settembre 2008
Pagina: 9
Autore: Michelangelo Cocco
Titolo: ««Disarmarlo? Assurdo, Hezbollah difende il paese»»

 Un' incredibile sequenza di falsità, dal perdurare di una "occupazione" israeliana di territorio libanese (neanche l'Onu giunge a dire una cosa simile) alle continue aggressioni israeliane del Libano (Israele ha sempre e solo colpito le basi del terrorismo, che dal Libano operava) fino al  dominio siriano imposto al paese dei cedri dall'Occidente per eliminare la forza di Hezbollah (il gruppo terroristico sciita è alleato di Damasco).
Il tutto per giustificare le armi e la violenza del Partito di Dio, come "autodifesa"

Dal MANIFESTO del 25 settembre 2008, un'incredibile intervista a Georges Corm:

Storico ed economista specializzato sul Medio Oriente e il Mediterraneo, consulente di organizzazioni internazionali e istituzioni bancarie e finanziarie, Georges Corm è autore di numerosi libri tra cui «Il Libano contemporaneo, storia e società». Lo abbiamo incontrato nel suo studio nel centro di Beirut, dove gli abbiamo rivolto alcune domande sull'attualità politica del Paese dei cedri.
L'esercito israeliano si è ritirato nel 2000, quello siriano cinque anni dopo. Perché il Libano resta così instabile?
Le truppe israeliane non si sono ritirate completamente all'interno dei confini riconosciuti a livello internazionale, quelli delle mappe tra Palestina e Libano tracciati dalle potenze coloniali britannica e francese. Le Nazioni Unite non sono riuscite a far rispettare a Israele quel confine, per questo fu artificialmente creata la «linea blu». Inoltre Israele ha mantenuto molti libanesi nelle sue prigioni e continuato a violare lo spazio aereo e marittimo del Libano. Il dominio siriano al contrario è finito nel 2005, ma coloro che più l'avevano sostenuto (il clan Hariri e il partito di Joumblatt) si sono trasformati improvvisamente in ciechi alleati delle politiche statunitensi per rimodellare un nuovo «Grande Medio Oriente». Per questo il paese è stato di nuovo trasformato in un teatro di scontro tra potenze internazionali e regionali.
Cosa si intende per comunitarismo?
Che il funzionamento delle nostre istituzioni politiche si basa sulla distribuzione di potere tra le comunità religiose. Possiamo utilizzare il concetto di «settocrazia» quando questo sistema, invece di funzionare come una democrazia consociativa, diventa un sistema autoritario all'interno delle comunità religiose che non permette l'espressione di opinioni individuali.
Qual è ora la comunità più forte?
Grazie a dio ognuna delle comunità religiose è divisa secondo varie linee (regionali, di clan, politiche) che garantiscono spazi di libertà all'interno del sistema. La divisione più netta si registra all'interno della comunità cristiano-maronita. Ma anche all'interno di quella sciita ci sono molte voci dissenzienti, malgrado il prestigio che Hezbollah ha acquisito per aver liberato il sud del Libano da 22 anni di occupazione israeliana e aver resistito in maniera così efficace al nuovo tentativo israeliano di rioccuparlo nel 2006. Per quanto riguarda i sunniti, ci sono personalità importanti che sostengono Hezbollah.
Proprio il disarmo di Hezbollah sembra la questione più calda del «dialogo nazionale». Cosa ne pensa?
È un tema così scottante solo perché Israele e i paesi occidentali insistono su questa questione, per la sicurezza d'Israele. Ma che ne facciamo di quella del Libano? Noi, e non gli israeliani, abbiamo sofferto bombardamenti quotidiani dal 1968, diverse invasioni da parte d'Israele nel corso degli anni, con quella del 1982 che arrivò fino a Beirut facendo in due mesi almeno 30.000 vittime tra la popolazione. Non è il Libano che possiede un'aviazione potente, che ha bombardato Israele o violato il suo spazio aereo. E nemmeno avevamo migliaia di prigionieri israeliani, solo pochi soldati. Quindi, fino a quando al Libano non sarà garantito che non venga attaccato da Israele e che gli saranno restituiti tutti i territori tuttora occupati e che saranno fermate le violazioni del suo spazio aereo e marittimo, ritengo che continueremo ad aver bisogno dell'attuale sistema di difesa in cui Hezbollah e il piccolo e male equipaggiato esercito libanese sono complementari. L'accresciuto appoggio degli Stati Uniti e dei governi europei alle politiche israeliane contro i palestinesi e i libanesi - che sono le vittime - provoca una tensione continua e crescente nella regione. I popoli della Namibia, di Timor est, della Bosnia, del Kosovo, sono stati protetti dalle Nazioni Unite e dall'appoggio completo dei governi occidentali, con l'aiuto di azioni militari efficaci. Ma i palestinesi che subiscono un'occupazione dal 1967 e i libanesi che pure hanno sofferto tanto rappresentano casi diversi. Israele e l'Occidente stanno chiedendo alla popolazione occupata di proteggere l'occupante. Una richiesta irragionevole, assurda.
Come valuta la nuova politica francese nei confronti del Libano?
L'ex presidente Chirac aveva giocato un ruolo altamente distruttivo. Era affascinato da Hariri, l'ex premier che aveva causato un debito di 40 miliardi di dollari, il 200% del prodotto interno lordo del Paese. Gli aveva garantito il suo appoggio incondizionato, mentre Hariri governava in maniera autoritaria, e aveva ignorato le opinioni degli altri leader libanesi. Aveva anche appoggiato il controllo siriano sotto la leadership di Hariri. Dopo l'assassinio di Hariri, Chirac divenne ferocemente anti-siriano, e il suo ambasciatore in Libano, assieme a quello statunitense, interferì quotidianamente negli affari interni libanesi, appoggiando alcuni libanesi contro gli altri. Per quanto il nuovo presidente Sarkozy possa essere pro-americano, è stato abbastanza intelligente da ristabilire legami con tutte le forze politiche libanesi e ora ha riaperto il dialogo con la Siria. Si tratta di uno sviluppo positivo per il Libano, perché farà sì che i governi occidentali non possano imporre di nuovo la Siria come potenza egemonica, come fecero negli anni '90 per neutralizzare la presenza armata di Hezbollah


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