Iracheno rischia la pena di morte per essersi recato in Israele Baghdad toglie l'immunità al deputato al Alusi
Testata: Il Giornale Data: 24 settembre 2008 Pagina: 19 Autore: Gian Micalessin Titolo: «Va a Gerusalemme: rischia la pena di morte»
Da Il GIORNALE del 24 settembre 2008
La sua unica colpa è aver infranto il tabù, aver violato per due volte la legge che impedisce a un iracheno di mettere piede nella terra di Israele. Per quella doppia trasferta sta pagando un caro prezzo. La prima volta, quattro anni fa, un misterioso gruppo di terroristi gli assassinò entrambi i figli. A punirlo per il recente secondo viaggio ci stanno pensando i colleghi del Parlamento di Baghdad privandolo dell’immunità parlamentare e lasciandolo in balia di un processo che rischia di trascinarlo alla forca.
Capita in Irak. Capita tra i banchi di un parlamento eletto per portare il paese alla democrazia. Capita al 54enne Mithal Al Alusi, un deputato sunnita convinto di poter difendere la causa della pace con Israele e di poter viaggiare a proprio piacimento. La temeraria posizione di Al Alusi deriva da un privilegio, da un passaporto tedesco che gli consente dimuoversi senza visti e senza i controlli obbligatori per gli altri concittadini. Quel passaporto se l’è guadagnato dopo la prima condanna a morte in contumacia comminatagli da un tribunale di Saddam quando organizzava dalla Germania l’opposizione al regime. Quel privilegio è anche la sua tragedia. Nel 2004 quando si presenta al centro studi di Herzelya, alla periferia di Tel Aviv, per partecipare a una delle annuali conferenze dul terrorismo, è il primo iracheno aentrare ufficialmente in Israele.La notizia fa il giro del mondo e gli costa un’altra sentenza di morte. I terroristi non lo risparmiano. Il 19 febbraio 2005 un comando di militanti armati tende un agguato alla sua autovettura uccidendo Ayman e Gamal, i due figlio di 30 e 22 anni con cui ha fondato il Partito democratico della nazione irachena. Lui si salava per miracolo, ma non rinuncia alle sue idee. “Anche se tenteranno di assassinarmi di nuovo – dichiara – continuerò a pensare che la apce sia l’unica soluzione, continuerò a pensare che gli unici con cui non si può venir a patti siano i terroristi”. Due settimane fa, tre anni e mezzo dopo l’attentato, Al Alusi è di nuovo in Israele, di nuovo a Herzeleya per ribadire le proprie idee all’annuale conferenza antiterrroismo. Nrl corso dell’intervento l’indomito deputato iracheno denuncia le interferenze di Teheran nella politica irachena e difende l’importanza della cooperazione con Stati Uniti, Inghilterra, Turchia e Stato ebraico nella lotta al terrorismo. Il suo azzardo più grave sono le durissime dichiarazioni contro l’Iran accusato di appoggiare e sovvenzionare la lotta di Hamas e Hezbollah. “Israele soffre come me, soffre come la mia gente”, dichiara Al Alusi ribadendo che solo un alleanza con lo Stato ebraico renderà possibile la pace”. Rientrato in patria deve fare i conti con chi tra magistrati epolitici non gli perdona quelle uscite anti iraniane.
Un giudice lo accusa di aver fatto visita a un paese nemico e apre un procedimento che, in base alle vecchie leggi dell’era Saddam, può costargli anche la pena capitale. E i parlamentari si affrettano a dar man forte ai magistrati privandolo, con un voto a stragrande maggioranza, dell’immunità parlamentare
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