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Egregio Direttore Mieli, In data 18.9, in una breve a commento della vittoria di Tzipi Livni nelle primarie di Kadima, avete scritto: "Golda Meir arrivò in Terrasanta nel 1921". Ritengo che l'espressione da voi usata, evidentemente allo scopo di non parlare di Terra di Israele né di Palestina, sia del tutto fuori luogo, oltre che offensiva nei confronti di Golda Meir. L'espressione "Terrasanta", molto usata per propagandare dei viaggi di pellegrinaggio, dovrebbe far riferimento ad un'Entità Celeste, ma certo non ad un'area geografica, che peraltro non sarebbe ben definita. Quale sarebbe, infatti, sulla terra, questa Terrasanta? Evidentemente non la sola Betlemme, dove Cristo nacque; andrebbe allora estesa a tutte le terre dove Cristo transitò? Ma, non l'ho mai vista utilizzata per l'Egitto, dove certamente egli si recò. Né viene utilizzata per tutta l'area Mesopotamica, dove pure Cristo predicò. E sicuramente, se il Corriere intende, come spesso fanno gli organizzatori dei pellegrinaggi, i luoghi della Cristianità, posso assicurare che non era lì che Golda Meir cercava rifugio nel 1921. E' noto a tutti che Cristo, ebreo, era cittadino della "Terra di Israele"; ed allora perchè non utilizzare tranquillamente questo termine anche per indicare, ad esempio, la meta dei pellegrinaggi? Gli ebrei che fuggivano dall'Europa nel periodo tra le due guerre non intendevano recarsi in Terrasanta, località Celeste, ma piuttosto in una località Terrena, che potrà essere chiamata indifferentemente Terra di Palestina, come era chiamata allora quella parte di Protettorato inglese, o Terra di Israele, utilizzando la terminologia sempre adottata dagli ebrei della diaspora. O anche, perché no, Israele, come è il nome ufficiale del luogo dove Golda Meir trovò il suo spazio nella storia. Distinti saluti Emanuel Segre Amar |
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