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La Stampa Rassegna Stampa
16.09.2008 L'Università Ebraica di Gerusalemme vieta le relazioni tra studenti e professori
la cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 16 settembre 2008
Pagina: 15
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Tra studenti e prof niente sesso in Israele»
Da La STAMPA del 16 settembre 2008:

Si fossero incontrati qui, tra i vialetti ordinati della Hebrew University, la matricola Simone de Beauvoir e il professor Jean-Paul Sartre avrebbero fatto bene a non pubblicizzare troppo il loro colpo di fulmine. Non oggi, almeno. La Sorbona del 1929 appare lontanissima dall’ateneo gerosolimitano contemporaneo dove, alcuni giorni fa, la Commissione dei saggi ha vietato ufficialmente ogni relazione sessuale tra studenti e professori. Nessuna chance per il docente che s’invaghisce, non solo intellettualmente, dell’allievo, topos letterario e romantico sin dai tempi dell’antica Grecia: il nuovo ordinamento della Hebrew - 24 mila iscritti, 2600 candidati al Phd e 1200 ordinari - minaccia gli eventuali colpevoli con «sanzioni disciplinari» severe quanto quelle che puniscono le molestie. Negli Stati Uniti, modello culturale della scuola israeliana, il divieto dura fino a tre anni dopo la fine del rapporto didattico.
«Un’esagerazione», commenta l’aspirante avvocato Ruth Ravid, 21 anni, fazzoletto in testa come le ragazze religiose, jeans e manuale di diritto sotto il braccio. Lei, ammette uscendo dal campus stile americano sul Monte Scopus, è indifferente al fascino del docente, sogna un uomo che si occupi della famiglia a tempo pieno e i professori le sembrano «troppo astratti». Ma la nuova legge no, non la convince affatto: «Basterà che gli amanti stiano un po’ più attenti».
Il provvedimento, senza precedenti nazionali, non c’entra affatto con la deriva ultrareligiosa della Città Santa, per arginare la quale la Jerusalem Foundation e il Jerusalem Institute for Israeli Studies hanno appena lanciato il programma Vision for Jerusalem, un piano strategico per portare a vivere qui 100 mila abitanti non ortodossi entro il 2020. Piuttosto, spiegano in amministrazione, risponde allo scandalo di Eyal Ben-Ari, il ricercatore del dipartimento di sociologia della Hebrew University arrestato alla fine di luglio con l’accusa di aver piegato ai suoi desideri non esattamente platonici diverse studentesse in cambio di borse di studio o raccomandazioni. Allora, a quella contro Ben-Ari, seguirono decine di denunce fino a quel punto taciute «per pudore».
«L’università non è un’istituzione puritana e non pretende di interferire nelle storie private tra insegnanti e allievi», dice al quotidiano Haaretz il portavoce dell’ateneo Orit Soliciano. «Ma giacché questo tipo di relazioni esiste, ci limitiamo a prescrivere che non siano simultanee». Chi tiene un corso insomma, deve fare una scelta. Secondo il Consiglio dei saggi le ragioni del cuore fatte valere in classe aprono «un conflitto d’interessi», «creano un’inadeguata atmosfera educativa» e possono «indurre il superiore a sfruttare la sua condizione di vantaggio». L’età degli innamorati non conta, né tantomeno che siano consenzienti: professori e studenti, laureandi e relatori di tesi, membri di facoltà e borsisti stipendiati, tutti ugualmente diffidati dall’abbandonarsi alla passione.
«In linea di principio sono d’accordo, ma sono certa che non funzionerà», afferma Sharon Bar Lev, iscritta al primo anno di scienze della comunicazione a Monte Scopus. E poi: varrà solo per i neofiti o riguarderà anche i veterani? La bozza licenziata dal Consiglio prevede che nel caso di un coppie già formate l’insegnante debba «troncare immediatamente la relazione accademica» con la dolce metà o «informare il proprio superiore perché possa modificare il corso di studi dello studente». Cambia poco che, come ricorda il newyorkese Thomas Lowinger sul blog del campus, «la Torah non proibisce le relazione con una donna non sposata». In questo caso c’è in ballo molto di più, il potere della cultura e il suo potenziale abuso. Violare qualsiasi capitolo del nuovo regolamento costituirà «un’infrazione» grave, equiparabile, nota il vice rettore professor Miri Gur-Arye, al reato di Eyal Ben-Ari. Vale a dire che innamorarsi, ricambiati, può costare quanto allungare la mano sotto la cattedra in piena sessione d’esami.
I potenziali protagonisti non commentano. Miha Mihaeli, docente di economia e il collega Avraham Sela, titolare del corso di scienze politiche, rimandano al portavoce dell’università, «no comment». Le frecce di Cupido troveranno più d’un ostacolo. Il presidente dell’ateneo della liberale Tel Aviv professor Zvi Galil ha appena istituito una Commissione per valutare modifiche, modello Hebrew, al codice che definisce il rapporto docenti-allievi. Che siano poveri amanti o futuri compagni Sarte-de Beauvoir.

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