martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
16.09.2008 La sfida tra Tzipi Livni e Shaul Mofaz per la leadership di Kadima
e di Israele

Testata: Il Foglio
Data: 16 settembre 2008
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Politica pulita vs sicurezza. Livni e Mofaz fanno progetti su Israele»
Da Il FOGLIO del 16 settembre 2008:

Gerusalemme. Settantaquattromila membri di Kadima saranno chiamati domani a votare alle primarie del partito per indicare il successore del premier di Israele, Ehud Olmert. Sulla lista ci saranno i nomi di quattro candidati, ma il duello è già a due: da una parte c’è la lady di ferro di Gerusalemme, il ministro degli Esteri Tzipi Livni, e dall’altro l’attuale ministro dei Trasporti, Shaul Mofaz (sono candidati anche il ministro dell’Interno, Meir Shitrit, e il ministro della Sicurezza interna Avi Dichter). Il vincitore deve ottenere almeno il 40 per cento dei consensi, altrimenti è previsto un secondo turno il 24 settembre. Secondo i sondaggi, Livni è in testa con un netto vantaggio: starebbe al 47 per cento contro Mofaz al 31, Shitrit all’8 e Dichter al 6. Se i due candidati più deboli dovessero rinunciare nelle ultime ore, la posizione di Livni – sempre secondo le rilevazioni – si rafforzerebbe: avrebbe il 52 per cento dei consensi contro il 29 di Mofaz. Secondo queste stesse previsioni, la maggioranza dei membri di Kadima è convinta che Livni sarà in grado di costruire un nuovo governo, una volta che Olmert consegnerà le sue dimissioni al capo dello stato, Shimon Peres. Soltanto il 29 per cento pensa che Mofaz abbia la stessa capacità. Se Livni dovesse quindi vincere le primarie, per la seconda volta nella sua storia – dopo Golda Meir – Israele si metterebbe nelle mani di una donna. Dopo di che l’agenda prevede: le dimissioni immediate di Olmert (forse già giovedì), che deve affrontare i guai giudiziari che l’hanno portato a dover passare la mano; la raccomandazione al presidente di nominare il successore con l’incarico di formare il nuovo governo, che dovrà essere pronto entro 21 giorni (il nominato potrà richiedere altri 21 giorni in caso non riuscisse a farcela). Se dovesse fallire, la data delle elezioni deve essere fissata entro 90 giorni. In questo interregno, Ehud Olmert porterà avanti le funzioni del primo ministro. “Non farò una coalizione a tutti i costi” Tutti, inclusi gli esperti che preparano i sondaggi, sanno che è pressoché impossibile fare previsioni attendibili sulle primarie. Al contrario delle elezioni generali in cui ogni voto vale a sé, quando si verifica un voto sulla persona non si sa se questi rappresenti se stesso o un blocco di 50 membri. Il maggior problema delle previsioni è costituito dai votanti del settore arabo, dove tendenzialmente si vota secondo le appartenenze familiari. Così, mentre Livni va forte nei sondaggi, Mofaz è forte sul campo. Negli ultimi tre anni ha investito moltissimo sul rapporto con gli attivisti delle varie sedi di Kadima e da ultimo ha ottenuto anche il sostegno dei sindacati dei settori pubblici. Nei quartier generali di Livni e Mofaz, poi, è ancora molto vivo il ricordo delle primarie del partito laburista nelle ultime due tornate. Tre anni fa tutti avevano data per scontata la vittoria di Shimon Peres su Amir Peretz, così come tutti i sondaggi davano ad Ami Ayalon la vittoria contro Ehud Barak, e alla fine quest’ultimo ha vinto grazie a 2.347 voti. E quindi? Quindi nessuno si sbilancia fino all’ultimo secondo. Però i candidati cercano di smarcarsi uno dall’altra, di differenziarsi. “Intendo dimostrare che è possibile fare un altro tipo di politica, una politica pulita – ha annunciato Livni durante il raduno finale davanti a suoi sostenitori – Intendo costruire un nuovo governo. E’ la mia priorità. Questa coalizione ha una serie di principi in base ai quali si creerà la linea comune per aggiungere altre forze politiche”. Livni ha anche invitato il Likud di Benjamin Netanyahu a entrare nel futuro governo, precisando: “La storia di destra e di sinistra è già finita”. La ministra degli Esteri ha però aggiunto di non voler formare un governo a tutti i costi: “Preferisco la stabilità. Non voglio stare al governo per motivi di sopravvivenza ma per riuscire a portare avanti i nostri progetti”. Ai futuri, possibili alleati manda un messaggio chiaro: “Chi pensa di poter ottenere qualcosa di importante deve ricordare che ci sono prezzi impossibili da pagare”. A sostenere Livni è arrivato anche il ministro delle Finanze, Roni Bar-On: “Chi vota per Mofaz vota per una copia del Likud. Se Bibi e i sindacati preferiscono Mofaz, a maggior ragione abbiamo bisogno di Livni”. “Vincerò al primo turno” Mofaz ha dichiarato di non aver bisogno di un secondo turno, “vincerò con il 43,7 per cento e i sondaggisti dovranno cambiare lavoro”. Il ministro dei Trasporti ha già cominciato a formare il nuovo governo, soprattutto accordandosi con Shas, il partito ultraortodosso che lo preferisce sia per la sua posizione sulla questione palestinese sia perché nutre sospetti nei confronti di una donna primo ministro. “Vedo in Shas un elemento importante e sono contento che siamo riusciti a trovare posizioni in comune”, ha detto Mofaz. I membri di Kadima sono chiamati a decidere fra due mondi molto differenti, nonostante le apparenze, che potranno influenzare notevalmente il futuro dell’intera nazione. Livni, cinquant’anni, batterista, vegetariana, ex giocatrice di pallacanestro, ha svolto la sua prima missione per lo stato fra il 1980 e il 1984, quando lavorava a Parigi per il Mossad. Dal 1999 è entrata in Parlamento e negli ultimi anni ha retto il ministero dell’Agricoltura, delle Infrastrutture, dell’Immigrazione, della Giustizia e infine degli Esteri. Crede molto nel lavoro di squadra, ma molti dicono di lei che è chiusa e fredda. Mofaz invece ha sessanta anni, è un ex generale ed è stato ministro della Difesa: incarna un messaggio di sicurezza. Per tutti è aperto, caldo, uno che non farà tanti errori perché non intende fare grande cose. Lei basa le sue probabilità di vittoria sui sondaggi e potrebbe avere una brutta sorpresa. Lui conta sulle forze che ha chiamato in campo, ma potrebbe anche succedere che in politica, al contrario dell’esercito, le cose vadano per conto loro. Tutti e due sperano di incontrare Shimon Peres il più presto possibile.

Per inviare una e-mail alla redazione del Foglio cliccare sul link sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT