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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.09.2008 Non dimentichiamo le vittime della "buona fede"
le "nobili intenzioni" soggettive non assolvono fascismo e comunismo: un editorile di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 settembre 2008
Pagina: 30
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Volenterosi carnefici. In buona fede»
Dal CORRIERE della SERA del 15 settembre 2008:

C' è grande apprensione, nell'Associazione internazionale delle vittime della buona fede (altrui). Leggono ultimamente molte dichiarazioni sul tema della buona fede. Apprendono che, soggettivamente, i combattenti di Salò erano animati da nobili intenzioni. Che nel petto degli assassini del commissario Calabresi, sdegnati per la strage di Piazza Fontana, non albergavano cuori malvagi. Che secondo lo storico Paolo Spriano, lo storico del Pci di cui il domenicale del Sole 24 Ore ha rievocato la figura, i militanti comunisti erano «rivoluzionari dotati di grande spirito di abnegazione». Quelli dell'Associazione cominciano a trarne l'amara lezione: che la storia dei carnefici si può prima o poi riscrivere, mentre alle vittime il massimo che si può umanamente concedere è la riscrittura della loro epigrafe funebre.
Quelli dell'Associazione non mettono tuttavia in discussione la buona fede di chi soppresse la vita dei propri cari. Piuttosto constatano con amarezza quanto labile sia spesso il confine che dovrebbe separare la comprensione dalla giustificazione. Si limitano a ricordare che, a proposito del comunismo, l'argomento delle «buone intenzioni», deplorato da François Furet, ha già provveduto ad assolvere, soggettivamente e in generale, i colpevoli di crimini la cui somma nel corso del ventesimo secolo si dice ammonti a circa un centinaio di milioni di vittime. Ma le cifre vanno prese con beneficio di inventario, per non incorrere in quella «macabra contabilità» dei morti che i difensori dell'Ideale comunista hanno sempre stigmatizzato come lugubre deriva quantitativista, incapace di interpretare lo slancio vitale di chi voleva edificare il paradiso terrestre dell'uguaglianza anche a costo di spedire sottoterra un numero elevatissimo di intralci umani sulla via della società perfetta. Quelli dell'Associazione mettono piuttosto in guardia da una dilatazione eccessiva del rimedio autoassolutorio della buona fede. Chi crebbe nel delirio razzista del nazismo fu inesorabilmente indottrinato nel dogma che gli ebrei rappresentassero gli insetti che deturpavano la purezza ariana. Si può escludere che un'assoluta buona fede animasse molti volenterosi aguzzini disposti ad ammettere che le camere a gas fossero uno sbrigativo ma efficace insetticida? In Italia non c'era buona fede in chi, sconvolto dalla morte della Patria, tra il '43 e il '45, si trovò dalla stessa parte dei feroci rastrellatori con la svastica? E inoltre, cambiando tempi e scenari, se un giovane italiano degli anni Settanta si fosse persuaso che il mondo nuovo avrebbe dovuto annunciarsi con le pistolettate somministrate a un certo numero di nemici del popolo, potrebbe ragionevolmente escludersi l'attenuante della buona fede?
L'Associazione internazionale delle vittime della buona fede (altrui) stila perciò un comunicato implorando gli storici, i politici e gli opinion makers di fare un uso molto sobrio di categorie che, enfatizzando la generosità delle intenzioni soggettive di chi si macchiò di gravi colpe nei confronti di esseri umani soggettivamente del tutto innocenti, potrebbero nondimeno suonare come un estremo oltraggio a chi non ha più possibilità di replicare. Un omaggio tardivo al principio di responsabilità. Un'elementare norma di autocontrollo e forse di rispetto. Postumo.

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