Israele non discrimina le minoranze Angelo Pezzana risponde alle false affermazioni di un lettore
Testata: Informazione Corretta Data: 11 settembre 2008 Pagina: 0 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Israele non discrimina le minoranze»
Avevo promesso al lettore Sergio Bianchi (rinvio alla corrispondenza su IC del 10 settembre 2008, visibile a questo link http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=90&id=25822) una risposta dettagliata in merito al alcune sue affermazioni. Le riporto, facendole seguire dal mio commento.
Scriveva Bianchi:
Israele discrimina le minoranze. La Legge sul ritorno, il diritto di famiglia, la legge sul servizio militare, obbligatorio e volontario, ecc., tutto è basato sul 'leum', creando differenze fra chi ha certi diritti e chi no.
1) Israele non discrimina nessuna minoranza. Certo, Israele è lo Stato degli ebrei, e la legge che consente il diritto al ritorno di tutto gli ebrei che lo vogliono, è la diretta conseguenza della rinascita dello Stato ebraico. Un diritto che gli arabi hanno perso quando hanno rifiutato nel 1947 la spartizione della Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo. Se l'avessero accettata, oggi, il diritto del ritorno sarebbe possibile anche per loro in uno stato arabo-palestinese.
2) In merito al diritto di famiglia, detto così non si comprende cosa voglia dire. Occorre specificare bene in cosa considterebbero le discriminazioni.
3) Servizio militare. Mi pare più che ovvio che Israele, nel momento di formazione delle sue Forze di Difesa (Tzahal), abbia escluso la partecipazione dei cittadini arabi. Oltre alle considerazioni facili da capire per chiunque, basta pensare che Israele, dal 1948 ad oggi, ha subito guerre che miravano ad annientarlo da parte degli stati arabi confinanti. Impensabile che a far parte delle Forze di Difesa ci fossero dei cittadini israeliani-arabi. Ma da qualche anno, Israele ha aperto il servizio civile alternativo a quello militare anche agli arabi. L'iniziativa è stata accolta con interesse e favore fra i giovani arabi, mentre non si può dire altrettanto per quanto riguarda la reazione dei loro famigliari adulti.
.Scriveva Bianchi:
Io per esempio pago l'arnona al Comune di Gerusalemme, ma il comune non mi da i servizi (raccolta rifiuti, pulizia strade, ecc.) perchè abito in un quartiere arabo. Lei sa bene che le minoranze arabe o circasse non hanno il diritto di riunificazione familiare, che è invece garantito agli ebrei anche verso famigliari non ebrei. io non posso comperare il pane nei negozi pubblici durante las Pasqua, o mi trovo i telefoni pubblici attorno al Comune di Gerusalemme con il lucchetto il sabato, o mi trovo le strade verso Mea Sha'arim bloccate dall'IDF il sabato, ecc.)
1) In Israele gli immobili non sono tassati, l'unica tassa da pagare è l' " Arnona" (acqua,raccolta rifiuti, pulizia strade), a carico dell'inquilino, o comunque di chi ci abita. Il Comune di Gerusalemme eroga questi servizi a tutti i cittadini della capitale, senza alcuna distinzione. Quello che il lettore Bianchi non dice, è che la stragrande maggioranza degli abitanti a Gerusalemme Est, dove anche lui abita, non pagano l'Arnona, malgrado ciò il Comune continua a fornire tutti i servizi. Se le strade di Gerusalemme Est lasciano a desiderare in quanto a pulizia, qualunque osservatore potrà verificarne il motivo dalle abitudini, poco in linea con la cura dell'ambiente, dei cittadini che le abitano o le percorrono.
2) In quanto al diritto di riunificazione famigliare, bisogna contarla giusta, non vi sono famiglie "divise", ma l'impossibilità di far venire entro i confini di Israele, di una moltitudine di "parenti", che altererebbero il carattere dello Stato.
3) Ciò che il lettore Bianchi evita di ricordare, è che si trova in Israele, e non in Iraq o in Siria, in uno Stato nel quale le festività sono quelle del calendario ebraico. Il che però non vuole assolutamente dire che vengano vietati i commerci, nemmeno durante la festività di Pasqua. Nel quartiere arabo di Gerusalemme Est, dove peraltro Bianchi vive, i negozi, panettieri compresi, sono tutti aperti, per cui non capisco il perchè della sua affermazione, che qualcuno potrebbe prendere per vera se non conoscesse usi e costumi della città. Ma anche fuori dal quartiere arabo vi sono esercizi aperti, in particolare ristoranti, sia arabi che ebrei, sono quelli che rispettano le regole della Kashrut. Se il lettore Bianchi vuole pranzare di Shabbat in qualcuno di questi ristoranti, mi scriva, gliene indicherò diversi.
4) A Gerusalemme i telefoni pubblici sono sempre in funzione. Certo di Shabbat, gli edifici pubblici sono chiusi, non vedo perchè il lettore debba voler telefonare da quelli comunali, fa due passi, ma proprio due, e raggiunge Piazza Zion, dove ne trova in gran quantità, tutti in funzione.
5) Mea Shearim è un quartiere religioso, vi abitano solo ebrei ortodossi. Non permettere il traffico automobilistico è quindi una misura di rispetto alle regole di vita di chi ci abita, e non è un divieto per qualcuno, vale anche per i cittadini ebrei, che non essendo ortodossi, si guardano bene dall'andarci di Shabbat.
Caro lettore Bianchi, le sue critiche mi stupiscono, lei dovrebbe, visto che ci vive, essere a conoscenza di quanto ho cercato di spiegarle. Invece fa suoi i pregiudizi, la disinformazione più becera, tipica degli odiatori di Israele più estremi. Mi accorgo di non essermi sbagliato quando le scrivevo che il dialogo fra noi due era pressochè impossibile. Lei scrive bugie, racconta una realtà che non esiste. Lei vorrebbe un Israele altro da quello che è. Non le chiedo cosa ci sta a fare, perchè ora mi è ben chiaro. Le voglio dire invece che questo Israele, pur con tutte le sue imperfezioni, è uno Stato che può solo essere d'esempio in quanto a democrazia e modernità, due concetti, purtroppo, che fanno fatica ad entrare in quel mondo che lei sembra tanto apprezzare.