Ogni volta che c'è qualcosa che non va nelle azioni di qualche ecclesiastico si prende sempre di mira il Vaticano, generalizzando in modo superficiale.
Così la responbalità della fuga sotto protezione dei criminali nazisti si può attribuire a mons. Hudal, ma non al Vaticano.
Perché mons. Hudal era rettore dell'Università pangermanica a Roma, ma non lavorava in Vaticano. Infatti detto monsignore fu allontanato nel 1952 da Roma ed esiliato a Grottaferrata, senza alcun incarico.
Certo si potrà giustamente criticare una certa inerzia degli uffici vaticani nel rimuovere quel rettore, ma bisognerebbe avere altre informazioni. Perché sembra che ci fossero responsabilità italiane e non solo; infatti non pochi criminali giungevano a Roma con documenti falsi. Chi glieli forniva? Gli americani, gli inglesi o i francesi? E chi coprì la fuga di Priebke, salvo scaricarlo dopo il crollo del muro di Berlino?
Sono sempre dell'idea, già manifestata nel passato, che devono saltare fuori tutti i documenti, nell'ipotesi che in Vaticano si trovino tutti.
Perché, ad esempio, su Avvenire di tre giorni fa circa, c'era la notizia che un ebreo ha trovato documenti indiscutibili che Pio XII ha favorito molti ebrei a riparare in America e in Vaticano non ne sapevano nulla. Questo ebreo addirittura ha proposto che Pio XII sia riconosciuto "Giusto fra le nazioni". Un ebreo, non mons. Fisichella.
lettera firmata
Il fatto che dopo la guerra Hudal sia stato messo da parte prova molto poco, anzi. Il punto è il ruolo che un vescovo apertamente filonazista ricoprì in Vaticano durante la guerra.
Nessuno nega l'opera di salvataggio degli ebrei, ma questo non cambia, come abbiamo più volte rilevato, il fatto stroico dei silenzi di Pio XII.
Cordiali saluti
redazione IC