Israele teme attentati da parte di Hezbollah in risposta alla sua proposta di pace
Testata: Il Foglio Data: 10 settembre 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «La vendetta postuma di Mughniyeh»
Da Il FOGLIO del 10 settembre 2008:
Shimon Peres ha detto che Israele è pronto a consegnare la sovranità delle fattorie di Sheeba all’Onu, ma solo se Hezbollah disarma. Se quel lembo di terra fosse abbandonato da Israele, il Partito di Dio cesserebbe di poter giocare il ruolo di “movimento di liberazione di terre occupate” che lo legittima in Libano. E’ una mossa cruciale, dunque, che però ha suscitato la classica risposta a tutte le aperture di Gerusalemme: Israele ha dovuto elevare al massimo il livello di guardia. Teme attentati e aggressioni via terra in Galilea per vendicare l’uccisione di Imad Mughniyeh, il comandante iraniano di Hezbollah ucciso in un attentato a Damasco il 12 febbraio. Il leader del Partito di Dio, sheikh Nasrallah, ha detto che “se anche le fattorie di Sheeba fossero restituite, Hezbollah non disarmerà” e ha promesso che, in caso di guerra, “le forze israeliane saranno distrutte”. Come sempre, alla disponibilità israeliana di concessioni, sia al Libano sia alla Siria (sempre più filoiraniana) sia all’Anp di Abu Mazen, Hezbollah reagisce togliendo la sicura alle armi. La ragione dell’escalation è duplice. Innanzitutto il crescere delle tensioni in campo arabo e fondamentalista: Mughniyeh è stato ucciso per mano araba (probabilmente siriana) e la stessa cessione israeliana delle fattorie di Sheeba aprirebbe un contenzioso feroce tra Hezbollah e il padrino iraniano. La loro sovranità è contesa dal 1946 dalla Siria e dal Libano (per questo Israele le consegnerebbe all’Onu) e non è questione negoziabile per nessuno dei due paesi. Crescono dunque le tensioni tra correnti siro-iraniane, ma non nel segno della trattativa, bensì su quello del primato dell’aggressività. La seconda ragione è l’approssimarsi della fine del mandato di Bush e dell’intensificarsi delle trattative con i palestinesi, anche se ritardate dalla crisi di leadership israeliana. La tentazione di stroncare ogni prospettiva di pacificazione è sempre più forte dentro a Hezbollah.
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