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L'articolo di Antonio Ferrari sul vertice di Damasco 08/09/2008

Cari amici,

Questa volta non sono d’accordo con le vostre critiche. Per la prima volta leggo in Antonio Ferrari la correttezza nell’osservare obiettivamente il pro e il contro di un evento, con una netta propensione a far dimenticare le sue pelose opinioni schierate. Il paragone secondo me non sussiste. Fiamma Nirenstein fa come sempre un’analisi su fatti e possibilità partendo da una concreta e profonda conoscenza del territorio, degli obiettivi e dei suoi attori. Si rivolge anche ad un pubblico già sensibilizzato e che già conosce la situazione. Ferrari analizza coerenze e contraddizioni che caratterizzano l’incontro di Damasco. Quello di Fiamma e quello di Ferrari sono due approcci diversi, ma quello di Ferrari fa un quadro preciso e netto per chi non le conosce o ricorda, delle discordanze tra passato e presente. Secondo me, era necessario anche questo suo articolo per completare altre opinioni ed analisi sui personaggi, sugli obiettivi o  possibili risultati che caratterizzano l’incontro del quartetto di Damasco. Le piroette come dite voi, sono quelle provocate da una lettura fra le righe – ma piuttosto evidente – che affronta un bivio: 1) concretizzazione dei colloqui se McCain vincerà e con un nuovo PM in Israele. 2) Incontro nullo a tutto gli effetti se vincesse Obama, pronto ad ogni compromesso e questo porterebbe, secondo me, l’Europa e il Medio Oriente sotto l’esclusivo dominio russo. L’unica ingenuità del Ferrari è ritenere che la Siria possa (e/o voglia) influire sull’Iran. E’ la volta che il palazzo Ash-Shaeb di Damasco cambierebbe inquilino per la prematura e violenta morte dell’attuale presidente. Ormai dovrebbe essere evidente che l’Iran è la carta vincente della Russia per (ri)conquistare il suo ruolo di potenza antagonista degli USA. Ancor più minacciosa dell’URSS. Perché se il nucleare delle due grandi potenze era il deterrente della Guerra Fredda, un Iran teocratico fa la differenza. Indubbio che la Russia abbia la capacità di radere al suolo l’Iran se dovesse rappresentare una minaccia per lei. Questo è il deterrente russo con l’Iran. Ma, intanto, come temono i Repubblicani che intendono correre ai ripari con trivellazioni e scavi per fornire gli USA di maggiori produzioni energetiche nazionali “la minaccia è che l’Iran possa tagliare circa un quinto del mondo dalle forniture energetiche, o che i terroristi possano colpire di nuovo l’impianto di Abqaiq in Arabia Saudita, o che il Venezuela possa interrompre le sue forniture di petrolio…”. A sua volta, questi timori vanno letti in un’altra chiave: gli USA di McCain impedirebbero l’egemonia russo/iraniana sull’Europa e sul Mediterraneo. E l’ulteriore minaccia venezuelana alleata all’Iran sulle forniture, oltre all’egemonia di Chavez sul Centro-Sud America. Obama rappresenta una dilazione allo strangolamento degli USA, ma intanto l’Europa e il Mediterraneo sarebbero abbandonati; McCain è l’unico che potrebbe elaborare una strategia del bastone e della carota che ridetermini gli equilibri di forza.

 

Un caro saluto,
Danielle Sussman

Cara Danielle, la sua lettera è ricca di considerazioni interessanti, ma rileggendo l'analisi di Ferrari, non abbiamo capito come essa possa avergliele ispirate.
Quello, per noi, resta un testo evasivo, per altro costellato, come lei ci fa notare, da quelle che saranno anche  "ingenuità" in buona fede, ma che senz'altro sono molto pericolose. La convinzione che la Siria possa influire sull'Iran moderandola ne è solo un esempio.
Che dire di una frase come "Assad poi, in un impeto di ottimismo, dichiara che la pace con Israele è possibile"
? Qualche dubbio sulle vere inclinazioni di Assad - speranze di pace o scaltra ipocrisia diplomatica e propagandistica - ci sembra fosse d'obbligo. 
Cari saluti

redazione IC


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