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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.09.2008 I giudici israeliani incriminano Olmert, l'Autorità palestinese ferma la telenovela non abbastanza antisraeliana
la differenza c'è, e si vede

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 settembre 2008
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La polizia: «Olmert va rinviato a giudizio» - «È filoisraeliano», fermato telefilm palestinese»
Dal CORRIERE della SERA dell'8 settembre 2008 riportiamo una cronaca di Davide Frattini sulla richiesta di incriminazione del premier israeliano Olmert e una sulla proibizione da parte dell'Autorità palestinese
della telenevola palestinese "Mattab", forse perché considerata non abbastanza anti-israeliana.
L'accostamento tra le due notizie ci sembra significativo.
Da una parte, in Israele, si dimostra l'indipendenza del potere giudiziario, che può rinviare a giudizio il capo del governo. Nei territori palestinesi, d'altra parte, il potere politico sembra poter determinare anche che cosa è lecito o illecito vedere sullo schermo televisivo di casa propria. Ed'è interessante notare che mentre l'Autorità palestinese, la quale dovrebbe essere il partner di pace di Israele, non blocca i programmi di incitamento all'odio antisraeliano, a quanto pare sarebbe invece intervenuta subito per fermare uno sceneggiato che non presenta il nemico in una luce sufficientemente negativa. Se le cose stanno davvero così, non può trattarsi di debolezza politica e di incapacità di imporre una  politica moderata, ma di una scelta deliberata. La scelta di continuare  a cavalcare l'incitamento all'odio e di non cercare di diffondere tra i palestinesi le premesse culturali di un accordo di pace stabile.

Ecco l'articolo su Olmert:


GERUSALEMME — Cinque ore di consultazioni, voto unanime, due casi da sottoporre al procuratore generale. La polizia israeliana ha fatto sapere la sua opinione: il premier Ehud Olmert può essere incriminato. È una raccomandazione, basata sulle prove raccolte in questi mesi, non ha valore vincolante per Menachem Mazuz, l'unico che può decidere di andare a processo.
Delle tre inchieste, gli investigatori hanno per ora considerato solide solo quella legata a Morris Talansky, uomo d'affari ebreo americano, e il filone chiamato Rishon Tours, dal nome dell'agenzia viaggi che Olmert (da sindaco di Gerusalemme e ministro dell'Industria) avrebbe utilizzato per moltiplicare i costi di tour ufficiali all'estero e per intascare le eccedenze da spendere in biglietti aerei o hotel per sé e la famiglia.
Le accuse più pesanti arrivano dal caso Talansky. La squadra Lahav 433 è convinta che il primo ministro possa essere portato davanti ai giudici per corruzione, frode e abuso d'ufficio (per l'affare Rishon Tours non c'è l'ipotesi di corruzione). Le indagini per capire se Olmert abbia favorito Uri Messer, suo partner nello studio legale, continuano. «La decisione finale spetta a Mazuz — commenta Ofer Shelah sul quotidiano
Maariv — e dobbiamo tenere conto che molte volte il procuratore ha fatto la scelta opposta rispetto a quella indicata dalla polizia. Le raccomandazioni degli investigatori sono in questo momento importanti solo per una ragione: ci ricordano che nelle prossime settimane — e forse mesi — Israele resta senza un governo ».
Anche gli avvocati di Olmert ricordano: «Il procuratore generale dello Stato è la sola persona che può decidere l'incriminazione di un premier. Quello che dice la polizia è senza interesse.
Sarebbe stato meglio se gli agenti si fossero astenuti dal-l'esprimere le loro opinioni, su una questione che non tocca la loro giurisdizione né la loro autorità».
«Nessuna sorpresa — commenta Amir Dan, consigliere del primo ministro —. La polizia aveva bisogno di giustificare il fatto di aver mandato a casa un capo di governo ».
Olmert ha già annunciato le dimissioni, dopo le primarie in Kadima. Fra nove giorni, i membri del partito dovranno scegliere un nuovo leader e un possibile premier. Tzipi Livni, ministro degli Esteri, e Shaul Mofaz, ai Trasporti, sono in gara per la successione: chi vince la sfida interna riceverà l'incarico di formare una coalizione. Se Olmert, come ha promesso, dovesse dimettersi perché incriminato prima che nasca un nuovo governo, è probabile che il parlamento scelga le elezioni anticipate.
Nel dossier Talansky, Olmert è accusato di aver ricevuto 150 mila dollari in contanti, nell'arco di tredici anni, prima di diventare premier. Talansky — soprannominato «il bancomat» — ha raccontato di essere sempre stato pronto a pagare i conti di albergo dell'amico politico e di aver passato ai suoi assistenti buste piene di denaro. La polizia sta ancora cercando di far collimare la testimonianza dell'uomo d'affari con i documenti dei conti bancari. Gli investigatori si sentono più sicuri del caso Rishon Tours: «Stiamo parlando di molti viaggi privati per i famigliari», ha spiegato una fonte al quotidiano
Haaretz.

E quello su "Mattab":

GERUSALEMME — I dossi artificiali sparsi a caso sulle strade palestinesi, i sobbalzi nella vita di Samira e i suoi amici. Avrebbe dovuto essere la prima telenovela palestinese a essere trasmessa in concorrenza con le altre soap opera arabe che monopolizzano l'ora di cena (e la fine del digiuno) durante il mese di Ramadan. Il primo episodio è stato presentato al cinema Al-Kasaba di Ramallah, il debutto era previsto tre giorni dopo, all'inizio di settembre, sul canale dell'Autorità palestinese.
«Matabb » non ha mai superato le «cunette di cemento» del suo titolo e non è mai arrivata in televisione.
Il telefilm, costato 150 mila euro pagati dalla Commissione Europea e dal Goethe Institut, è stato bloccato dalla Palestine Broadcasting Corporation.
Un comitato ufficiale ha chiesto che venissero effettuati dei cambiamenti nella storia e fino ad allora la trasmissione non verrà messa in onda. Yehya Barakat, direttore della Pbc, nega che ci sia stata censura. «I problemi sono solo tecnici. La serie è fatta di dieci puntate e non siamo riusciti a trovare altri programmi per riempire tutto il mese di Ramadan. Stiamo cercando di capire se è possibile trasmetterla negli ultimi giorni. Non abbiamo niente contro le storie raccontate, crediamo che corrispondano ai valori sostenuti dal presidente Abu Mazen».
I produttori non sanno quali siano le parti contestate, sono convinti che la decisione sia politica. Sotto accusa, sarebbe l'approccio troppo buonista verso l'occupazione israeliana. «Gli aspetti negativi non vengono presentati con forza sufficiente», ha commentato un altro dirigente della Pbc, all'agenzia tedesca
Dpa. Il comitato di controllo non avrebbe apprezzato l'episodio che mostra una palestinese mentre offre dei fiori a un soldato israeliano, a un posto di blocco in Cisgiordania.
«I produttori si sono precipitati ad annunciare la messa in onda, prima di ottenere l'approvazione finale», continua lo stesso dirigente. Alla tv pubblica, sono convinti che la sceneggiatura sia rimasta troppo influenzata dal fatto che i soldi arrivino dalla Germania e dall'Europa: «La comunità internazionale non appoggia programmi che non incoraggino la coesistenza tra israeliani e palestinesi ». L'Autorità di Ramallah sarebbe stata preoccupata anche dalle reazioni di Hamas nella Striscia di Gaza e dal rischio di venire accusata di sostenere l'occupazione.
Dieci episodi, ventisei minuti ciascuno, tutti attori locali,
«Matabb » racconta la vita di un gruppo di palestinesi. I «dossi» che incontrano sono quelli amorosi di Samira (che ha trovato sulla sua strada l'uomo sbagliato) o gli sforzi di Souhaila, che sta cercando di tirare fuori il figlio dalle prigioni israeliane.

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