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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Alemanno e Fisichella 09/09/2008

La visita in Israele, e le successive dichiarazioni, del sindaco di Roma Gianni Alemanno e del rettore dell'Università Lateranense Monsignor Rino Fisichella, ma sarebbe più corretto chiamarlo pellegrinaggio, vista l'impostazione dell'intero viaggio, sono rivelatrici di quel malessere storico-politico che continua ad ammorbare la memoria del secolo scorso.

Dichiarare che il fascismo, di per sé, non è stato il male assoluto, e che lo è stata solo la sua appendice delle leggi razziali, significa non conoscere la storia del nostro paese. Vuol dire ignorare che l'antisemitismo di marca fascista è iniziato ben prima del 1938. Separarne i momenti, vuol dire ignorare la partecipazione di totale consenso che la classe dirigente fascista, con poche ed ininfluenti figure, fu consenziente  con la politica della razza, che soltanto nel '38 sfociò nella promulgazione delle leggi. Così come il gulag sovietico è stato possibile  in una società dominata da una ideologia del terrore, la persecuzione anti-ebraica in Italia trovò via libera in quanto sostenuta da una classe politica e culturale che fece proprie le sue teorizzazioni. E' vero che il fascismo è stato anche altro, così come lo fu il comunismo, e che tocca agli storici affrontarne il giudizio, ma la valutazione globale non può essere equivoca. Se ciò è ancora possibile, la spiegazione non è difficile da trovare. Alla caduta del regime, quell'Italia che fu entusiasticamente fascista e, diciamolo, antisemita – i nomi di quegli intellettuali che inneggiavano a Hitler e Mussolini difensori della razza ariana li conosciamo tutti – trovò la propria assoluzione nella politica del PCI. Anche prima che Palmiro Togliatti fosse ministro della giustizia, il condono era a disposizione di tutti, bastava rinnegare il passato perché venisse cancellato. Il sindaco di Roma appartiene invece all'altra parte, quella che per decenni, attraverso l'MSI, non solo non rinnegò il passato, ma fondò un partito per mantenerne il ricordo. Ma la storia va avanti, Il PCI non esiste più, identico il percorso dello stesso MSI. A sinistra si è passato un colpo di spugna sulla storia comunista, come se non fosse mai esistita, e lo stesso ha fatto Gianfranco Fini con l'MSI. C'è chi, per eccesso di sincerità, o per ignoranza, oppure per entrambi, si ostina a non voler capire il passato e finisce per riprodurlo.

Un discorso simile meritano le dichiarazioni ed il comportamento di monsignor Rino Fisichella. Intanto il viaggio. Non aver obiettato nulla al fatto che le due guide arabe del gruppo si siano rifiutate di entrare in Yad Vashem lascia una pesante ombra sui retropensieri del monsignore, così come è inaccettabile il chiamarsi fuori della Chiesa cattolica dalla politica del regime fascista. Ma come, già dimenticate le annate di Civiltà Cattolica, la beatificazione di Mussolini, l'uomo del Concordato, l'uomo della Provvidenza, il silenzio dopo la loro emanazione, tutto dimenticato ?  In quanto alla presenza di Pio XII nel Museo della Shoà, la storia si può riscrivere, interpretare, persino cancellare. Cambiarla, no, questo non è permesso. Le compromissioni vaticane, prima, durante e dopo con il regime nazista fanno ormai parte della storia. Molti punti sono ancora incompleti, ma non sappiamo se il loro approfondimento sia poi di interesse della Chiesa. Fra i tanti, citiamo l'aiuto dato dalle autorità vaticane ai gerarchi nazisti in fuga verso regimi accoglienti (arabi, sudamericani), tutti raggiunti con passaporti di provenienza oltre Tevere. Invece di sbandierare testimonianze di rifugiati nelle strutture religiose cattoliche, cosa vera e ampiamente riconosciuta anche dallo Stato d'Israele, solidarietà espressa anche da semplici italiani che hanno rischiato  la vita per nascondere ebrei, il Vaticano rifletta sulla sua politica degli anni '30 e '40 nei confronti del nazismo, la affronti con il coraggio che si deve dimostrare di fronte ai tragici errori commessi. Se si vuole il perdono della storia, occorre saperselo meritare. Ci dispiace che il monsignore non fosse presente quando Angela Polacco, la guida ufficiale del gruppo, ha ricordato quei tragici avvenimenti al gruppo dei visitatori italiani. Così come lo invitiamo a riflettere sulle parole dell'ambasciatore Sergio Minerbi. Con le difese d'ufficio, la strada per un normale rapporto tra Israele e il Vaticano sarà ancora più in salita di quanto lo è di già. Per finire, un consiglio amichevole al gruppo dei visitatori italiani, quando si visita lo Stato degli ebrei, che si chiama Israele e non Terra Santa, forse è il caso di avere una guida ebrea.
Angelo Pezzana


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