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Il Giornale Rassegna Stampa
07.09.2008 Polemiche in Israele per una soap opera
la cronaca di Barbara Benini

Testata: Il Giornale
Data: 07 settembre 2008
Pagina: 14
Autore: Barbara Benini
Titolo: «Srughim, la soap opera che scandalizza i rabbini»
Sul GIORNALE di oggi, 07/09/2008, a pag.14, un articolo di Barbara Benini, dal titolo " Srughim, la soap opera che scandalizza i rabbini ":
Paese che vai, soap opera che trovi. E così, anche il più commerciale dei prodotti televisivi diventa specchio di una società che sta cambiando e di una religione che cerca di confrontarsi con il mondo laico. Come sta accadendo in Israele, dove la fede ebraica è la protagonista di una seguitissima soap ed è diventata un caso non solo televisivo ma anche e soprattutto culturale e sociale, oltre che religioso. Tanto da destare apprensione e anatemi nel mondo rabbinico.
«Srughim», questo il nome del fenomeno tanto discusso, è un successo assolutamente sui generis, non tanto perché scritto e interpretato da giovani ebrei religiosi, ma perché tratta in modo molto esplicito argomenti assolutamente tabù per famiglie religiose israeliane integraliste: la libera scelta di un compagno come forma di contestazione verso i matrimoni combinati; l’attrazione fisica e l’imposizione religiosa dell’autocontrollo; la questione dei rapporti sessuali prima del matrimonio.
Atteggiamento critico e poco «diplomatico» che ha suscitato reazioni molto severe da parte delle autorità religiose ebraiche in Israele. Nei giorni scorsi, un autorevole rabbino, Shlomo Aviner, ha dedicato alla trasmissione una delle sue lezioni, raccomandandosi di spegnere la televisione e dedicarsi alla lettura dei testi morali quando la soap viene trasmessa.
«Srughim» fa riferimento ai nazional-religiosi che si coprono la testa con zuccotti realizzati all’uncinetto. Si tratta di giovani cresciuti nei collegi rabbinici ma che, a differenza degli ortodossi, sono aperti all’Israele moderno: fanno il servizio militare, cercano un lavoro, vivono a fianco di laici cercando di difendere la propria identità di osservanti.
Un’ideale terra di confine culturale, quella rappresentata dai «Srughim», descritta con grande realismo, perché autori e attori appartengono anch’essi a questa categoria. Ma anche una terra dalla quale partire per avvicinare mondo laico e mondo religioso, per dare una nuova immagine dei nazional-religiosi in Israele. Identificati fino a oggi con la costruzione di colonie nei territori occupati e con il comando di unità di élite nell’esercito, grazie a questa soap opera per la prima volta dimostrano di saper efficacemente «infiltrarsi» nella cultura israeliana, generalmente monopolio dei laici di sinistra.
 
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