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La Stampa Rassegna Stampa
07.09.2008 Oggi, sinagoghe aperte in tutta Italia
per la giornata della cultura ebraica

Testata: La Stampa
Data: 07 settembre 2008
Pagina: 20
Autore: Alain Elkann
Titolo: «La musica per conoscere gli ebrei»

Oggi, domenica 07/09/2008, si svolge in tutta Italia la giornata della cultura ebraica con l'apertura al pubblico delle sinagoghe. Riprendiamo dalla STAMPA l'intervista di Alian Elkann a Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane.

Lei è presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dal 2006. Quante sono le Comunità? E in che cosa consiste il suo lavoro?
«Le Comunità sono ventuno, il mio compito è rappresentarle. L’Unione cura la diffusione della cultura, il culto religioso ed ha anche una funzione amministrativa. L’ebraismo è presente in Italia da circa 2200 anni, è un elemento fondante dello Stato italiano».
Oggi si celebra la nona «Giornata europea della cultura ebraica», che cosa significa questa giornata?
«E’ una forma di apertura della cultura ebraica verso l’esterno. Lo scopo è quello di aiutare la conoscenza della religione, della cultura ebraica e degli ebrei».
C’è poca conoscenza in Italia della cultura ebraica?
«Sì. È una carenza collegata all’esiguità di certe comunità».
In che senso?
«A Sud di Napoli, ad esempio, non esiste una comunità ebraica dal 1500. Roma è la comunità più antica e più numerosa, con circa ventimila ebrei. La seconda è Milano con diecimila ebrei. Le altre comunità sono numericamente inferiori alle mille persone. Inoltre, bisogna tener presente che la chiusura nei ghetti ha prodotto inevitabilmente l’isolamento culturale».
Oggi che cosa è cambiato?
«Dopo diversi decenni anche in un paese libero e democratico gli ebrei hanno sviluppato l’interesse e il piacere di comunicare e far conoscere a tutti il proprio patrimonio storico, culturale e religioso».
Com’è organizzata questa giornata della cultura?
«Sono stati organizzati dibattiti, concerti, conferenze e mostre nei luoghi di culto e di cultura ebraica, che oggi sono aperti al pubblico».
Qual è il tema di quest’anno?
«La musica. Le città capofila sono Milano e Mantova, dove sono stati organizzati due concerti».
La letteratura ebraica, italiana e israeliana è diffusa?
«Sì, questo è uno degli aspetti che dimostrano l’interesse verso la cultura ebraica».
I rapporti tra l’Unione e lo Stato italiano sono buoni?
«Sono ottimi. C’è una collaborazione continua, molto attenta al rispetto dei nostri princìpi. Due sono le manifestazioni annuali in cui si manifesta questa sinergia: la Giornata della Cultura e il Giorno della Memoria».
Gli italiani hanno ancora un pregiudizio nei confronti degli ebrei?
«In Italia ci sono meno episodi di antisemitismo rispetto al resto d’Europa. Questo dipende da vari fattori: l’apertura degli italiani verso l’esterno, la legislazione, a partire dalla Costituzione, con l’intesa tra l’Unione delle Comunità e lo Stato italiano. E dal punto di vista penale ci sono sanzioni per le discriminazione o le istigazione all’odio religioso».
Che rapporti ci sono tra la Comunità Ebraica italiana e lo Stato d’Israele?
«La Comunità Ebraica italiana ha sostenuto la creazione dello Stato d’Israele. Migliaia di ebrei italiani si sono trasferiti in Israele. La creazione dello Stato d’Israele è stata vista come una reazione vitale e positiva, rispetto all’altro grande evento tragico che è toccato all’ebraismo nel secolo scorso, la Shoah. Io contesto l’idea che la creazione di Israele sia la conseguenza della Shoah, innanzitutto perché la presenza ebraica nella Palestina non è mai cessata del tutto. Israele è stata piuttosto la realizzazione di un’aspirazione: gli ebrei sparsi nel mondo sanno che esiste uno Stato nel quale sono la maggioranza».
Quali sono, avvocato Gattegna, le sue principali funzioni?
«A parte la rappresentanza, mantengo i contatti con le altre comunità e con l’Unione per svolgervi i compiti che investono l’ebraismo italiano in generale».
E sul piano religioso?
«Forniamo i mezzi affinché le attività religiose di tutta la Comunità possano svolgersi regolarmente. A Roma esiste il Collegio rabbinico da cui escono laureati rabbini che assicurano il ricambio e la presenza religiosa in tutte le Comunità italiane. In Italia c’è una quarantina di rabbini».
L’Unione delle Comunità prende parte diretta alla vita politica del paese?
«All’interno dell’ebraismo le posizioni politiche, ideologiche sono molto diversificate e ognuno è libero di fare le proprie scelte».
Considera il suo un lavoro difficile?
«Sono necessarie la volontà di mediazione e l’energia per riuscire a collaborare con persone molte diverse tra di loro. E’ importante evitare che qualcuno possa sentirsi non rappresentato adeguatamente».
Ritiene che questo sia un periodo tranquillo per l’ebraismo italiano?
«All’inizio del mio mandato avevo detto che era importante creare una giunta unitaria con tutte le tendenze. Dopo due anni di presidenza sono evidenti i risultati che questa collaborazione sta producendo».

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