Dopo l'accordo Berlusconi-Gheddafi, quali reazioni nel mondo musulmano L'analisi di Michael Sfaradi
Testata: L'Opinione Data: 06 settembre 2008 Pagina: 5 Autore: Michael Sfaradi Titolo: «Effetto Gheddafi»
Sull' OPINIONE di oggi, 06/09/2008, a pag.5, un articolo di Michael Sfaradi sulle possibili conseguenze nel mondo musulmano dell' accordo Berlusconi-Gheddafi.
L’invenzione del complotto secondo il quale sarebbe stato lo stesso governo americano ad organizzare l’attentato alle torri gemelle e la storia delle vignette danesi, che cominciò in sordina per poi finire in un pandemonio mondiale, sono solo due esempi da tenere presenti e che dovrebbero insegnarci come certe notizie, vere o false che siano, hanno nel mondo arabo una vita diversa rispetto a quella che hanno in occidente. Nei frenetici ritmi occidentali una notizia ha vita breve, il tempo di leggerla bevendo il caffè e siamo già pronti al “fatto” nuovo. Questo perché ci siamo abituati a correre dietro alla vita e a consumarla esattamente come facci amo con mille altri prodotti di uso comune. Nei Suk mediorientali o nord africani, invece, dove il tempo scorre con lenta cadenza, la stessa notizia rimbalza come una pallina da ping pong e, nei vari passaggi si amplia, si arricchisce di particolari e prende nuova linfa. Questo è dovuto un po’ dalla mentalità e molto dal lavoro di chi sa che certe notizie vanno tenute vive ed attuali all’infinito per poter meglio soffiare sulla cenere della protesta e per mantenere costante il livello del confronto, dell’odio e dello scontro con l’occidente. Il giornale palestinese in lingua araba “Al Quds Al Arabi”, edito a Londra, ha riportato due giorni fa la notizia che dopo l’accordo di risarcimento coloniale che l’Italia ha firmato con la Libia, in Algeria comincia a serpeggiare il malumore fra la popolazione che non si è mai vista riconoscere dalla Francia, ex potenza colonialista, un risarcimento simile a quello ottenuto dal “Colonnello” libico Gheddafi. Basta dare uno sguardo alla stampa araba di oggi o prestare orecchio ai commenti della gente comune, per accorgersi che la notizia ha già cominciato a rimbalzare e che forse ci troviamo davanti ad una nuova crisi che potrebbe, a macchia d’olio, investire tutte quelle nazioni che hanno, o pensano di avere, dei contenziosi nei confronti delle nazioni ex colonizzatrici. È chiaro che nessuno vuole ritrovarsi davanti a nuove e violente manifestazioni come quelle che seguirono la pubblicazione delle vigne tte danesi dove le ex colonie facendosi forza e scudo dell’accordo italo – libico, andassero a battere cassa presso i governi delle potenze ex colonizzatrici. Perché se dovesse accadere una cosa del genere per prima cosa l’Italia verrebbe accusata di aver acceso la miccia di una “bomba a grappolo” che investe mezzo mondo, e poi si ritroverebbe al centro di un vortice di attriti internazionali. Non tutti i governi europei sono “generosi” come quello italiano, e se sulla scia degli accordi italo – libici le varie nazioni ex colonizzatrici fossero costrette ad onerosi esborsi l’Italia sarebbe vista come responsabile della creazione delle condizioni ottimali a far si che i governi delle ex colonie si sentano autorizzati a presentare il conto. Ci chiediamo se si sia valutato fino in fondo a quale “vaso di Pandora” si andava a togliere il coperchio. I libri di storia sono pieni di popoli che hanno pagato e popoli che hanno razziato e la lista dei creditori e debitori è infinita. C’è davvero da chiedersi se questo modo di curare le antiche ferite sia la giusta medicina o se, così facendo, ne chiudiamo una per riaprirne cento incastrandoci così in un labirinto senza fine.
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