Gentil Signor Dario Fertilio, il suo articolo pubblicato sul Corriere di oggi mi costringe a scriverle queste parole. Non è certo mia intenzione entrare in una discussione sui meriti letterari di Mario Vargas Llosa, che lei definisce in odore di Nobel da tempo. Conosco comunque personalmente una quantità di articoli di Llosa, tradotti e pubblicati sui quotidiani italiani, sull'argomento del Medio Oriente. Penso che, in democrazia, sia giusto rispettare le idee di tutti, ma sia necessario che tutti, e in particolare chi ha un ruolo pubblico, si attengano ad una descrizione che parta da fatti reali. Se invece si parte da fantasie partorite dal proprio credo politico, necessariamente i frutti non possono essere che fantasiosi, e quindi deprecabili. Valga, come esempio, l'articolo pubblicato su La Stampa il 10 settembre 2007, dove, per condannare Israele come paese dove si praticherebbe l'apartheid (cosa del tutto falsa), accusa la barriera difensiva costruita per proteggere la popolazione civile dalle incursioni dei terroristi di contenere "reti ad alta tensione" (in parallelo con le accuse mosse al Sud Africa, paese dove è nata l'espressione Apartheid, che è proprio l'argomento principe di quell'articolo). Queste reti ad alta tensione esistono solo nella fantasia di Llosa, ma lui parte proprio da queste per costruire tutto il suo ragionamento. Ritengo che la decisione di assegnare, proprio a Llosa, il premio che porta il nome di Isaiah Berlin sia stata del tutto disdicevole: se si fosse voluto rispettare quella che fu la posizione di Berlin nei confronti, in particolare, dello Stato di Israele, non si sarebbe mai presa una simile decisione. Mi permetto di segnalarle quanto il sito >www.informazionecorretta.com ha pubblicato ieri sull'argomento di questo premio; vi potrà anche trovare riportata una lunga serie di articoli di Llosa. Distinti saluti