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La Stampa Rassegna Stampa
03.09.2008 Condannare l'antisemitismo diventerà una cattiva azione ?
ce lo chiediamo dopo aver letto un articolo di Domenico Quirico su Bernanos

Testata: La Stampa
Data: 03 settembre 2008
Pagina: 31
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «Bernanos vittima dell'ossessione antisemita»

Geroge Bernanos, grande scrittore cattolico francese, fu un antisemita. E' un fatto storico. Il suo talento letterario non cambia il fatto del suo antisemitismo, e il suo antisemitismo non cambia il fatto del suo talento letterario.
Nessuna contestatualizzazione storica può d'altro canto valere come garanzia di assoluzione: anche al tempo di Bernanos vi fu chi rifiutò l'antisemitismo, anche tra i cattolici. 
Non si capisce allora la polemica di Domenico Quirico, sulla STAMPA del 3 settembre 2008, con quanti in Francia hanno ricordato, e condannato, l'antisemitismo di Bernanos.
Quirico scrive di una fantomatica " inquisizione dell’antisemitismo che scova ossessivamente e ovunque la colpa" e di "nuovi implacabili ben pensanti".
Il libro nel quale Bernanos difendeva ed esaltava il propagandista antisemita Drumont si intitolava , per l'appunto "La grande paura dei ben pensanti". Allora come oggi si giocava a ribaltare le carte in tavola, facendo passare per isolati anticonformisti i propagatori d'odio, e per persecutori ( o poco meno) che tentava e tenta di fermare le loro menzogne.

Ecco il testo: 


E adesso, a noi due»: si rivolgeva, lo scrittore cattolico, nelle ultime furie e profezie, quando si accorse di affondare nell’agonia, alla morte o al Diavolo suo eterno compagno-nemico. Ma questa volta, in una Francia ossessionata da quel nido di vipere che sono i propri attualissimi rimorsi, a noi due Bernanos: presunto antisemita. Sì proprio lui, l’ultimo cantore di una vita religiosa che è rischio, avventura eroica come ai tempi di Giovanna d’Arco, di cui infatti aveva sposato una discendente. Sullo scrittore che dal Brasile dove era in esilio fu una delle voci più tonanti della resistenza francese, per cui la capitolazione del 1940 era la conferma tragica della resa della borghesia, sta scivolando l’ombra del Peccato. Jean-Paul Enthoven, ebreo, intellettuale noto non solo per il legame con Carla Bruni, ha aperto la strada riesumando, isolata dal contesto (antico trucco diabolico!) una citazione, la frase dove Bernanos accusava Hitler «di aver disonorato l’antisemitismo». Si suggerisce ovviamente che era la via subdola di un postumo autoassolvimento. E poi Alexandre Adler scrittore e editorialista «à la page», anche lui ebreo: che ne rilegge la biografia per inchiodarlo addirittura a una triade di cattivi maestri del Veleno antigiudaico, a fianco di Drumont che lo inventò e ovviamente di Maurras. Accostamento facile visto che Bernanos, scolaro mediocre di un piccolo seminario, fu a Parigi fragorosamente studente nazionalista, «camelot du roi», fanatico di Maurras, «il caro maestro», e dell’Action Française; come tutta la sua generazione, un antimondo moderno, maniaco di congiure, polemiche, zuffe.
Son stilettate feroci che hanno costretto Philippe Lancon su Libération a scendere in campo contro questi nuovi implacabili ben pensanti, contro una inquisizione dell’antisemitismo che scova ossessivamente e ovunque la colpa. Che come tutte le inquisizioni non sa leggere la necessaria dimensione del tempo, che per accusare finge di ignorare quello che era lo sfondo di un cattolico francese negli anni Venti e Trenta. E pensare che Bernanos contrapponeva a Hitler, che per lui era un personaggio essenziale, tragicamente necessario nella sua concezione della vita terrena come tragedia sacra, la vera Rivoluzione, quella eterna di Giovanna e di San Luigi. In fondo l’autore di Sotto il sole di satana ha sempre incontrato una specie di sordità che colpisce gli scrittori grandi che ci costringono a comprometterci, la sua passione delle anime era aggressiva, invadente, obbligava all’esame di coscienza. Proprio quello che la Francia, che ha vissuto Vichy, non ha mai voluto fare.

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