lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
03.09.2008 Per catturare Eichmann il Mossad dovette lasciare scappare Mengele ?
lo sostiene Rafi Eitan, ex agente, oggi ministro

Testata: La Stampa
Data: 03 settembre 2008
Pagina: 18
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Costretti a scegliere tra Eichmann e Mengele»

Da La STAMPA del 3 settembre 2008, un articolo di Francesca Paci:

L’unico tribunale che abbia mai convocato Josef Mengele, il famigerato medico di Auschwitz, è quello simbolico istituito nel 1985 in Israele da Eva e Miriam Mozes, le gemelle sopravvissute miracolosamente agli esperimenti del dottore soprannominato «l'angelo della morte» per il suo cinico disprezzo della vita umana. L'imputato non c'era, era scomparso sei anni prima, ucciso da un infarto mentre nuotava nell'Oceano Atlantico, in Brasile. Ma il racconto delle due ex cavie bambine ormai cinquantunenni - le iniezioni di virus nel sangue, il liquido colorante negli occhi, la descrizione degli interventi nell'ambulatorio squallido del lager tedesco - turbò molto la patria degli ebrei, riportandola indietro di un quarto di secolo, ai giorni dolorosi e catartici del processo Eichmann.
Nel 1961 i giudici di Gerusalemme avrebbero potuto interrogare e condannare anche Josef Mengele insieme al capo della Gestapo, grigio burocrate nazista che suggerì ad Hannah Arendt la banalità del male? Secondo il ministro dei Pensionati Rafi Eitan, allora ufficiale del Mossad, il servizio segreto israeliano, sì. «Vivevano a Buenos Aires nello stesso periodo, li avevamo intercettati entrambi», ha rivelato all'agenzia France Presse Eitan, che condusse in prima persona l'arresto di Eichmann, uno dei principali esecutori dell'Olocausto. C'era insomma un piano dell'intelligence per ammanettare anche «l'angelo della morte» ma fu cancellato all'ultimo momento per «ragioni di sicurezza».
«Trovammo Eichmann e poi Mengele», spiega l'ex 007. Gli agenti conoscevano l'indirizzo e avevano foto che provavano «oltre ogni dubbio» l'identità del medico nazista. A detta del ministro, alcuni giorni dopo la cattura di Eichmann e il suo trasferimento segreto in Israele, il capo del Mossad, Issar Harel, avrebbe proposto di ripartire per l'Argentina. Ma lui disse no: «Mi opposi perché pensavo che le due operazioni non dovessero essere condotte nello stesso momento, il rischio di perdere tempo prezioso con Eichmann sembrava alto e non avevamo sufficienti informazioni su Mengele. Mantenere segreto l'arresto di Eichmann era impossibile, troppa gente sapeva che l'avevamo portato via».
La voce giunse a Josef Mengele, evidentemente. Che, forse addirittura prima dell'annuncio ufficiale di Ben Gurion, lasciò l'appartamento di Buenos Aires per una gita con la moglie e non si vide mai più da quelle parti.
Gli agenti del Mossad tornarono. E tornò Eitan: «Troppo tardi. Mengele era scappato. Lo cercammo per tre anni, in Brasile, in Paraguay, inutilmente. Pareva dissolto». Fino alla sua morte, casuale, all'età di 68 anni. Solo nel 1992 il test del Dna confermò la sua identità.
A distanza di quasi mezzo secolo Eitan non si pente: «Rifarei la stessa cosa, resto convinto che se avessimo tentato di prenderli insieme, li avremmo perduti entrambi». Il Centro Simon Wiesenthal, l'istituto di Los Angeles specializzato nella caccia ai nazisti, lo difende: «C'erano motivi logici per preferire la cautela».
Mangiarsi le mani oggi? Il valore della Storia è nella testimonianza anziché nell'elenco delle occasioni perse, nota il demografo dell'ebraismo Sergio Della Pergola: «C'è sempre il momento della decisione critica ed è facile discuterla a posteriori. Allora era più importante assicurare alla giustizia Eichmann, una figura di maggior rilievo nell'architettura della Shoah». Certo, ammette, avrebbe voluto vedere «l'angelo della morte» in un vero tribunale israeliano, l'unica autorità civile che abbia portato avanti nel tempo la battaglia contro l'oblio. L'immagina come il medico del film «La vita è bella», Josef Mengele: «C'è quel dottore compito cui Benigni risolve i rebus. Ho sempre pensato che Mengele dovesse essere così, un dottor Jekyll capace di effettuare esperimenti orrendi e poi offrire, da mister Hyde, una rosa a una donna».
www.lastampa.it/paci.asp

Per inviare una e-mail alla redazione della Stampa cliccare sul link sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT